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24 Febbraio 2025 - 07:14
Alberi - archivio
BARI - La riforestazione urbana diventa una priorità per la Puglia, dove la disponibilità di verde pubblico si attesta su una media di appena 10 metri quadrati per abitante, ben al di sotto delle soglie consigliate per garantire qualità della vita e mitigazione climatica. Un’azione strategica per fronteggiare ondate di calore, desertificazione e smog, che incidono sempre più pesantemente sul territorio. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, che sottolinea come la regione abbia registrato, nel 2023, una temperatura superiore di 1,35 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020, secondo i dati Isac-Cnr.
Nei capoluoghi pugliesi, la superficie verde varia notevolmente: si passa dai 9,2 metri quadrati pro capite di Bari ai 9 di Foggia, fino ai 14,4 di Taranto, ai 9,6 di Lecce e agli 11,9 di Brindisi. Complessivamente, in regione sono stati censiti circa 142mila alberi, con Bari in testa con quasi 30mila esemplari, seguita da Foggia, Taranto, Lecce, Barletta e Brindisi. Andria chiude la classifica con appena 15mila alberi.
Se si guarda invece al numero di alberi per abitante, la situazione si ribalta: Bari è il fanalino di coda con appena 9 alberi ogni 100 residenti, mentre Taranto arriva a 11, Foggia a 14 e Andria a 15, con Barletta, Lecce e Brindisi che superano quota 20 alberi per 100 abitanti.
Le aree verdi non sono solo un elemento estetico, ma un vero e proprio scudo contro l’emergenza climatica. Secondo Coldiretti, un grande parco urbano può abbassare la temperatura tra 1 e 3 gradi, mentre una zona verde di 1500 metri quadrati rinfresca l’aria di 1,5 gradi, con effetti benefici estesi anche alle aree circostanti.
Gli alberi filtrano le polveri sottili e assorbono CO2, contribuendo alla riduzione dello smog. Una pianta adulta è in grado di catturare fino a 250 grammi di particolato ogni anno, mentre un ettaro di alberi assorbe fino a 20 tonnellate di anidride carbonica.
Non solo città: anche le campagne pugliesi hanno perso negli ultimi vent’anni quasi un quarto degli alberi da frutto, tra pescheti, agrumeti e albicoccheti. A ciò si aggiunge il disastro della Xylella, che ha portato alla distruzione di 21mila ulivi, con pesanti conseguenze produttive e ambientali. La scomparsa di queste piante non solo ha compromesso l’economia agricola, ma ha anche ridotto la capacità del territorio di contrastare l’inquinamento.
Per Coldiretti, una maggiore piantumazione potrebbe migliorare sensibilmente la qualità dell’aria e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Tra le specie più efficaci in questo senso figurano la farnia, il leccio, il carpino bianco, l’acero campestre, il tiglio, il frassino maggiore e il pioppo. Importante anche il ruolo di arbusti come rosa canina, alloro, ligustro, corniolo e biancospino, oltre alle piante aromatiche come timo, lavanda e rosmarino.
L’appello è chiaro: serve un piano strutturale per il verde urbano e agricolo, in grado di preservare l’ambiente, migliorare la qualità della vita e tutelare il territorio dai cambiamenti climatici sempre più aggressivi.
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