BARI - I medici di medicina generale della Puglia lanciano un appello ai sindaci della regione contro la proposta di riforma che prevede il passaggio dal rapporto convenzionato alla dipendenza, con l’obbligo di operare esclusivamente nelle Case di Comunità e la conseguente chiusura degli studi medici di base.
Rischi per i pazienti e perdita del rapporto di fiducia
Secondo la Fimmg Puglia, la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, la riforma potrebbe compromettere in modo irreparabile il legame di fiducia tra medico e paziente, oltre a ridurre drasticamente la capillarità dell’assistenza sul territorio.
A fronte delle sole 130 Case di Comunità previste in Puglia, la chiusura degli studi dei medici di famiglia costringerebbe i cittadini a rivolgersi a un medico di turno, all’interno di strutture spesso distanti dal proprio centro abitato. Un sistema che, secondo i medici, limiterebbe l’accesso alle cure, la continuità assistenziale e il supporto umano di cui i pazienti più fragili hanno bisogno.
"Nessun rifiuto delle Case di Comunità, ma il modello va migliorato"
Nella lettera aperta, la Fimmg Puglia respinge l’accusa che i medici di base si oppongano all’introduzione delle Case di Comunità, ricordando che dal 2007 molti professionisti lavorano già in equipe assistenziali all’interno di strutture organizzate con infermieri e personale di supporto.
La richiesta avanzata dai medici è chiara: potenziare la medicina territoriale senza stravolgerne il modello attuale, investendo su risorse e strumenti adeguati. Tra le proposte, il rafforzamento dell’assistenza domiciliare con l’impiego di medici, infermieri e fisioterapisti, oltre a un maggiore utilizzo delle tecnologie per la gestione dei pazienti a distanza.
"Difendiamo il ruolo del medico di famiglia"
I medici ribadiscono la necessità di preservare l’autonomia professionale e il ruolo del medico di famiglia come riferimento per i cittadini, garantendo una sanità di prossimità e facilmente accessibile.
Per questo motivo, la Fimmg invita i sindaci pugliesi a un confronto per trovare soluzioni che coniughino innovazione e tutela della salute pubblica, senza penalizzare chi necessita di un’assistenza continuativa e vicina al territorio.
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