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Il caso
02 Febbraio 2025 - 06:30
Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia
BARI - Il Governo Meloni ha deciso di impugnare la legge regionale della Puglia che introduce un minimo salariale negli appalti pubblici, scatenando la reazione della Cgil. La norma, identificata con il n.30 del 21 novembre 2024, è stata contestata dal Consiglio dei Ministri, che ne ha messo in discussione la legittimità.
Una scelta duramente criticata da Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia, che parla di una decisione incomprensibile in un momento in cui il Paese arretra sul piano economico e industriale, mentre salari sempre più bassi e l’inflazione crescente spingono sempre più famiglie sotto la soglia di povertà. “Invece di affrontare questi problemi, il Governo sceglie di colpire una legge che tutela la retribuzione nei contratti pubblici”, ha dichiarato Bucci.
Secondo il sindacato, il mondo del lavoro in Puglia vive una fase di grande precarietà, con occupazione stagionale diffusa e stipendi spesso inadeguati. “Abbiamo presentato dati allarmanti: nel 2023 si sono registrate quasi 180mila domande di Naspi, il 50 per cento in più rispetto al 2021”, ha aggiunto la segretaria della Cgil, evidenziando come l’esecutivo abbia finora evitato qualsiasi confronto parlamentare sul salario minimo. “Quando interviene sul lavoro, lo fa solo per peggiorare le condizioni dei lavoratori”, ha sottolineato.
Di fronte a questa situazione, la Cgil Puglia chiede alla Regione di attivare con urgenza un tavolo tecnico, con l’obiettivo di individuare misure concrete per garantire salari dignitosi e il rispetto dei contratti collettivi firmati dalle principali organizzazioni sindacali e datoriali. Un appello che chiama in causa direttamente le istituzioni locali, chiamate a difendere una norma che punta a tutelare migliaia di lavoratori pugliesi.
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