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Bari
30 Gennaio 2025 - 07:54
Vito Primavera e Giuseppe Donvito
BARI - Un importante passo avanti nella ricerca oftalmologica arriva dall’Ospedale di Altamura, dove un team di specialisti ha individuato la causa e nuove strategie terapeutiche per la Peripapillary Pachychoroid Syndrome (PPS), una rara malattia della retina scoperta solo nel 2018 dall’Università di Zurigo. Lo studio, condotto dal dottor Giuseppe Donvito e dal dottor Vito Primavera, è stato recentemente pubblicato sull’American Journal of Ophthalmology Case Reports, una delle più autorevoli riviste scientifiche del settore.
Nell’articolo scientifico intitolato "Peripapillary Pachychoroid Syndrome, a different pathway in venous remodelling of the choroidal vasculature", i due medici hanno ricostruito il meccanismo alla base della malattia, identificando nuovi segni clinici fondamentali per la diagnosi e fornendo un’interpretazione innovativa della sua progressione.
Secondo gli specialisti, la PPS è causata da un aumento della resistenza al deflusso venoso attraverso le vene vorticose e coroidopiali. Questo provoca una congestione della coroide, determinando una serie di alterazioni che colpiscono la retina e il nervo ottico. A differenza di altre patologie della stessa famiglia, nel caso della PPS il sangue cerca vie di drenaggio alternative attraverso la vena centrale della retina. Tuttavia, questa compensazione non è sufficiente a evitare l’aumento della pressione venosa, che porta all’accumulo di liquidi sotto la retina e alla progressiva riduzione dell’acutezza visiva.
Lo studio ha inoltre dimostrato che la malattia evolve rapidamente, con modificazioni strutturali significative nella retina esterna. Per questo motivo, gli specialisti di Altamura sottolineano la necessità di intervenire tempestivamente con trattamenti mirati, senza attendere che la patologia colpisca la retina centrale.
L’unità operativa di Oculistica dell’Ospedale di Altamura ha sviluppato un percorso diagnostico e terapeutico avanzato, sfruttando strumentazioni tecnologiche di ultima generazione. Tra le soluzioni più promettenti, lo studio ha evidenziato l’efficacia delle iniezioni intravitreali, capaci di rallentare la progressione della malattia e preservare la funzione visiva dei pazienti.
Grazie a queste ricerche, la scoperta del team pugliese potrebbe rappresentare un contributo significativo per la comunità scientifica internazionale, aprendo nuove prospettive per la cura di una patologia ancora poco conosciuta.
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