BARI - Martedì 28 gennaio 2025, i lavoratori in appalto del Ministero della Giustizia, tra cui fonici, trascrittori e stenotipisti, incrociano le braccia in una giornata di sciopero nazionale, sostenuta dalle sigle sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti. La protesta coinvolge circa 1500 addetti su scala nazionale, tra cui 14 impiegati negli uffici giudiziari di Bari.
La mobilitazione è stata indetta dopo il fallimento dell’ultimo incontro al Ministero del Lavoro, conclusosi con un verbale di mancato accordo nell’ambito della procedura di raffreddamento e conciliazione. A Roma si è svolto un presidio dei lavoratori per portare all’attenzione pubblica e istituzionale le loro richieste.
Voci sindacali: una lotta per la dignità lavorativa Il segretario generale della Filcams Cgil Bari, Antonio Ventrelli, ha sottolineato che lo sciopero mira a tutelare i livelli occupazionali e salariali dei lavoratori impiegati nell’appalto. "Da oltre vent’anni questi addetti, nonostante la precarietà lavorativa, garantiscono il funzionamento della giustizia nel nostro Paese. È ora di avviare un confronto serio con il Ministero della Giustizia per valutare modalità di assorbimento e stabilizzazione", ha dichiarato.
A sostegno della protesta si è espresso anche il segretario generale della Cgil Bari, Domenico Ficco, che ha ribadito l’impegno della confederazione per la tutela dei lavoratori in appalto. "La nostra organizzazione sostiene pienamente questa mobilitazione nazionale. È fondamentale garantire continuità occupazionale e salari dignitosi, temi per cui siamo in prima linea anche attraverso strumenti come il referendum per la tutela degli appalti", ha dichiarato Ficco.
Richieste chiare per il futuro del settore I sindacati chiedono al Ministero della Giustizia l’apertura di un tavolo di confronto per trovare soluzioni strutturali che tutelino non solo i diritti dei lavoratori, ma anche la qualità dei servizi erogati negli uffici giudiziari. La protesta di Roma rappresenta solo l’inizio di una battaglia che, secondo i promotori, andrà avanti fino a ottenere risposte concrete.
La mobilitazione accende i riflettori su una categoria fondamentale per il sistema giustizia italiano, ma troppo spesso dimenticata. Il futuro dei lavoratori, che da decenni operano in condizioni di precarietà, resta al centro della discussione.
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