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Il fatto
26 Gennaio 2025 - 06:50
Olio extravergine di oliva
L’invasione di olio tunisino venduto a prezzi stracciati alimenta il rischio di speculazioni ai danni dei produttori italiani, spingendo Coldiretti e Unaprol a lanciare l’allarme e a chiedere misure urgenti per proteggere l’olio extravergine d’oliva Made in Italy. La proposta principale è l’istituzione di un sistema telematico di registrazione e tracciabilità unico a livello europeo, in grado di garantire trasparenza lungo tutta la filiera produttiva.
Un settore sotto attacco
L’Italia è diventata il principale importatore di olio dalla Tunisia, con un terzo del totale arrivato nel nostro Paese nei primi due mesi della campagna olivicola, proprio quando l’olio nuovo nazionale raggiunge il mercato. Questa situazione rappresenta un attacco diretto all’olivicoltura pugliese, che si estende su oltre 370 mila ettari di terreno coltivato.
La Puglia è il cuore pulsante dell’olivicoltura italiana, con 60 milioni di ulivi, cinque oli extravergine a Denominazione di Origine Protetta, il riconoscimento della DOP Terra d’Otranto e l’Indicazione Geografica Protetta Olio di Puglia. Questa “fabbrica green” del Mezzogiorno rappresenta il 40 percento della superficie olivicola del Sud, quasi il 32 percento di quella nazionale e l’8 percento di quella comunitaria, con un valore economico di circa un miliardo di euro di produzione lorda vendibile.
Concorrenza sleale e rischi per i consumatori
Secondo Coldiretti e Unaprol, l’olio tunisino viene venduto sotto i cinque euro al litro, causando una pressione al ribasso sui prezzi dell’olio italiano, che rischia di essere svenduto al di sotto dei costi di produzione. Questa concorrenza è definita sleale non solo per la differenza di qualità tra i prodotti, ma anche perché in Tunisia non sono applicate le stesse norme dell’Unione Europea in materia di utilizzo di pesticidi e rispetto delle condizioni lavorative.
A favorire l’importazione di olio tunisino è l’accordo siglato con l’Unione Europea, che consente ogni anno, dal primo gennaio al 31 dicembre, l’ingresso senza dazi di 56.700 tonnellate di oli vergini d’oliva, comprendendo olio extravergine, olio vergine e olio lampante.
Una proposta per salvare il Made in Italy
Per proteggere gli olivicoltori italiani, Unaprol propone di restringere l’accordo con la Tunisia al periodo compreso tra il primo aprile e il 30 settembre, evitando così che l’olio straniero entri sul mercato durante la distribuzione dell’olio nuovo nazionale.
La richiesta principale di Coldiretti e Unaprol riguarda però l’introduzione di un Registro Telematico Europeo per la tracciabilità degli oli d’oliva vergini, basato sul modello del Registro Telematico SIAN già operativo in Italia. Questo strumento permetterebbe di garantire la trasparenza e l’origine certa dei prodotti, scoraggiando le frodi e tutelando sia i consumatori sia i produttori onesti.
Rafforzare il controllo e proteggere l’eccellenza
L’invasione di olio straniero low cost aumenta anche il rischio di frodi, con prodotti esteri spacciati per italiani, ingannando i consumatori e danneggiando i produttori nazionali. Come sottolineano Coldiretti e Unaprol, questa situazione “infligge danni irreparabili sia ai consumatori, lesi nei loro diritti, sia agli imprenditori onesti, il cui impegno viene svilito da pratiche disoneste”.
L’adozione di un sistema europeo uniforme per la tracciabilità rappresenterebbe un importante passo avanti per tutelare la reputazione dell’olio extravergine europeo, garantire la qualità e rafforzare i controlli lungo tutta la filiera produttiva. In una lettera inviata al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Coldiretti e Unaprol ribadiscono l’urgenza di intervenire per difendere una delle eccellenze del Made in Italy e per garantire al mercato dell’olio trasparenza, legalità e qualità certificata.
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