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17 Gennaio 2025 - 07:41
Un momento dell'operazione condotta da Carabinieri e Guardia di Finanza
Sono state avviate dopo la scomparsa dell'imprenditore Pasquale Lamberti le indagini che hanno portato all’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Brescia e dai Carabinieri con la quale sono state eseguite cinque misure cautelari nei confronti di altrettante persone residenti nelle province di Milano, Sondrio, Monza e Brianza e Taranto. L’ordinanza, emessa dal GIP del Tribunale di Brescia, prevede anche il sequestro preventivo di denaro e beni per un valore complessivo di oltre 650.000 euro.
L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha preso il via nel 2021. Risale al 3 luglio di quell'anno infatti la socmpoarsa di Maberti da Besate, nel milanese. Secondo quanto emerso, l'uomo in un messaggio sul suo cellulare aveva indicato i nomi di cinque soggetti presunti responsabili della sua sparizione. Gl investigatori hanno quindi iniziato a monitorare un gruppo di uomini sospettati di avere legami con la ‘ndrangheta. Secondo gli investigatori, le persone coinvolte avrebbero acquisito, tramite una società svizzera, il controllo di un'azienda bresciana del settore zootecnico, per poi svuotarla delle sue risorse finanziarie, conducendola al fallimento.
L’attività illecita si sarebbe concretizzata nell’acquisto di immobili destinati a uomini legati ai promotori della frode, nell’uso di auto di lusso e nel trasferimento di ingenti somme su carte di credito prepagate emesse da istituti finanziari svizzeri. Oltre a questo, gli indagati avrebbero ottenuto finanziamenti garantiti dallo Stato per oltre 1,7 milioni di euro e sfruttato anticipi su crediti inesistenti, generando un danno di circa 400.000 euro agli istituti di credito.
Il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere per due persone, mentre altre due sono state poste agli arresti domiciliari e un quinto è stato interdetto dalla gestione di imprese. Inoltre, è stato eseguito un sequestro preventivo d’urgenza su somme di denaro e attività finanziarie per oltre 2,5 milioni di euro, oltre al blocco delle quote di una società coinvolta.
Il ruolo di Taranto nell’inchiesta
Secondo quanto emerso, uno degli indagati risiede a Taranto, elemento che evidenzia l’ampiezza del presunto schema fraudolento, capace di coinvolgere realtà economiche dal Nord al Sud del Paese. Gli inquirenti stanno approfondendo i legami tra gli arrestati e i circuiti finanziari attraverso cui sarebbe stato orchestrato il sistema di frode e riciclaggio.
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