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L'intervento
19 Dicembre 2024 - 06:00
Una veduta dell'area del comparto 32
Il Pug che ci è stato presentato l’altro giorno è uno strumento pericoloso e da fermare subito prima che la città subisca altri drammatici sconvolgimenti. Avevamo tutti atteso l’elaborazione del Pug affinché si ponesse fine alle distorsioni provocate dal vigente Prg in un territorio ormai segnato da oltre trent’anni da sconvolgimenti di natura economica e sociale che si riverberano sull’assetto demografico.
Nulla di tutto questo viene considerato. La realtà è che ci troviamo di fronte ad un elaborato assolutamente lontano, se non addirittura contraddittorio, rispetto allo spirito con cui sono nati nella legislazione nazionale e regionale questi nuovi strumenti urbanistici. I vecchi Prg anni sessanta nascono essenzialmente per sostenere le città nella loro espansione, a seguito del miracolo economico, e nella convinzione scellerata dell’utilizzo illimitato del territorio e del suolo. I Pug nascono in un clima completamente diverso, a partire dall’orizzonte europeo dell’Agenda 2030 con l’obiettivo di favorire il contenimento e, la’ dove necessario, il consumo zero di suolo inteso quale bene comune e risorsa non rinnovabile, di promuovere la rigenerazione urbana dei territori urbanizzati e il miglioramento della qualità urbana ed edilizia, con particolare riguardo alla condizione di vivibilità delle aree urbane anche in termini di qualità ambientale ed ecologica. Con la rigenerazione urbana la legge indica chiaramente l’obiettivo di riqualificare le città esistenti, di sviluppare i servizi per la vita della popolazione è di coinvolgere le comunità locali nelle scelte di trasformazione, tutela e valorizzazione del territorio nelle sue caratteristiche ambientali e paesaggistiche favorendo la biodiversità e gli habitat naturali.
Nell’elaborato che ci viene presentato questi orizzonti vengono assolutamente sottovalutati ed anzi, particolare attenzione viene posta alla gestione residua dell’attuale Prg che invece il Pug deve superare e sostituire. Paradossale è il richiamo al fabbisogno abitativo, anche in una fase di pesante e continuo decremento demografico della popolazione, ipotizzando un fabbisogno abitativo residuo di circa 400 mila metri cubi cui andrebbero aggiunti quelli dei servizi annessi. Non una parola invece sul recupero riveniente dalla rigenerazione urbana, soprattutto in città vecchia e Borgo. Più che al Pug ci sembra di trovarci di fronte ad uno strumento attuativo dell’attuale Prg. Ma il fatto più grave è che le scelte che vengono proposte portano ad un folle allungamento della città verso San Giorgio interessando un’ampia area incontaminata ed agricola dell’immenso valore paesaggistico e naturalistico. Si contrabbandano presunti servizi, anche di tipo residenziale e commerciale, di cui il complesso ospedaliero San Cataldo non ne ha affatto bisogno, per dare il via ad un dissennato ed ingiustificato percorso di una città che continuerebbe ad allungarsi slabbrandosi letteralmente fino al confine comunale verso San Giorgio. Altro che foresteria di supporto all’ospedale (di cui non c’è assoluto bisogno. È tutta l’area che va da Auchan fino ai limiti dei confini comunali che viene interessata da insediamenti di vario tipo e, di conseguenza da uno spaventoso consumo di suolo. Ma mica finisce qui. Sono interessati da insediamenti di vario tipo aree che da parco Cimino ruotano intorno a Mar Piccolo sino a Buffoluto, ed in particolare le aree a nord est del secondo seno.
E ci fermiamo qui perché ancora non ci è dato conoscere le norme di attuazione in particolare di città vecchia e Borgo, cuore della rigenerazione urbana.
Nello De Gregorio - presidente associazione culturale Nobilissima Taranto
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