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Il caso
02 Dicembre 2024 - 15:45
Michele Riondino in "Palazzina Laf"
«Mi aspettavo di vederlo partecipare a Taranto alla manifestazione di lotta contro il Governo così come hanno fatto centinaia di artisti in tutt’Italia. Invece ha frustato a sangue sindacati e lavoratori».
Lo ha dichiarato l’ex parlamentare del Pci, Benedetto Sannella, in riferimento alle dichiarazioni rilasciate da Michele Riondino, nel corso di un incontro con gli studenti del liceo De Ruggeri di Massafra, riprese dal Corriere della Sera di Bari in un articolo, pubblicato lo scorso 29 novembre, dal titolo “Michele Riondino, nel giorno dello sciopero generale l’accusa al sindacato: «Si è autodistrutto, con Landini difficile essere d’accordo. La classe operaia è finita»”.
«L’attore, noto per il film “Palazzina Laf “, ha rilasciato un’intervista contro lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil affermando che il sindacato si è “autodistrutto” - ha evidenziato Sannella - Avevo avuto dubbi sulla correttezza professionale e intellettuale di Riondino guardando il film, perché la lotta contro il calvario di 79 lavoratori rinchiusi in una palazzina, privati del lavoro e, quasi tutti iscritti al sindacato ad opera dei Riva, fu fatta con coraggio dai sindacati dei metalmeccanici, dalla Commissione d’inchiesta Parlamentare del Senato e dalla Magistratura, all’epoca guidata dal coraggioso Procuratore dott. Sebastio. Tant’è che tutti i protagonisti di quella vergognosa vicenda sono stati condannati. Il regista ha voluto precisare che la sua non è stata una virata a destra. Vedremo - osserva l’ex parlamentare - La cosa è sospetta perché le sue affermazioni contro il segretario della Cgil Landini si sono aggiunte agli Attacchi velenosi che oggi tutta la stampa di destra ha scatenato contro lo sciopero generale riversando sui sindacati e i lavoratori camionate di spazzatura. A mio avviso l’accanimento del regista nasce dal fatto che i sindacati e i lavoratori dell’ex Ilva non hanno mai voluto sposare le sua idea di far chiudere lo stabilimento di Taranto. Le conseguenze le avrebbero pagate duramente, con la perdita del lavoro e la dignità di essere persone libere, ventimila esseri umani con le rispettive famiglie. E poi, il regista deve sapere, e se non gli è chiaro leggesse un po’ di storia del ventennio, che lui potrà essere libero di esprimere le sue idee fino a quando esisteranno i Sindacati e non sarà vietato di lottare per i diritti di tutti i lavoratori».
A margine della pubblicazione dell’articolo, anche Michele Riondino è intervenuto, con un proprio post su facebook, per meglio precisare la sua posizione.
«Forse è il caso di fare chiarezza. Stamattina (l’intervista è stata pubblicata venerdì 29 novembre, ndr) leggo questo titolo a corredo di un articolo sullo sciopero di oggi, leggo e mi rendo conto che i contenuti di una lunga e complessa discussione sui temi del lavoro sono diventati improvvisamente motivo di attrito col sindacato e con la classe operaia in generale. Ci tengo a precisare che la mia adesione allo sciopero di oggi resta intatto e largamente condiviso, inoltre è giusto precisare che le mie riflessioni sulla morte della classe operaia sono da inserirsi necessariamente in una riflessione molto più ampia su come i sindacati nazionali hanno perso il contatto reale con i lavoratori. La crisi del sindacato però non va assolutamente associata alla necessità di avere delle istituzioni sindacali forti e utili alla risoluzione dei problemi, delle vertenze sparse in tutta Italia nelle diverse realtà industriali. L’altra sera in una bella discussione sul rapporto tra lavoratori e sindacato si è discusso di come in contesti importanti come per esempio l’Ilva di Taranto, sia vivo il paradosso di trovare Cgil-Cisl-Uil in linea con le richieste aziendali, in pieno spregio delle richieste di sicurezza sia sugli impianti che nei quartieri fuori dal perimetro della fabbrica. Inoltre, a fine serata, mi è stato fatto notare come sia poco efficace generalizzare la critica a tutta la classe operaia: “non siamo tutti dei Caterino Lamanna” mi è stato detto e in questo post intendo anche cogliere l’occasione per ringraziare Massimo (l’operaio che mi contestava) e precisare che è vero, c’è ancora una forte rappresentanza di quella classe operaia che non si piega e che lotta nonostante tutte le difficoltà. La mia critica non è nei loro/vostri confronti - ha concluso l’attore tarantino - Io stesso ho potuto constatare in diverse circostanze come per esempio con il collettivo di fabbrica Gkn che le lotte sono ancora il sale della democrazia per molti lavoratori».
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