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Quartieri. L'intervento
14 Novembre 2024 - 09:00
Via D'Aquino, cuore del Borgo Umbertino
Riceviamo e pubblichiamo:
È sabato sera, passeggio per il nostro borgo umbertino, l’aria è piacevole, la serata non è fredda, il cielo è limpido. Ci sono tutti gli ingredienti per ritagliarsi delle ore liete. Ma ad uno sguardo più attento mi sovvengono in mente le parole del poeta tarantino Antonio Torro scritte nei primi anni del ‘900.
“C’era movimento per le strade: il solito movimento tarantino. È il movimento che non dà segno di vita. Paradosso. Visi pallidi di gente stanca, preoccupata, malata. Si passeggia, trascinandosi quasi”
Purtroppo è vero, è inutile nasconderlo, il nostro borgo, sicuramente una delle parti più belle della città, sta attraversando una crisi senza precedenti.
Una crisi che va di pari passo con il declino della nostra città, ma che qui, nelle vie che dal canale navigabile giungono sino all’ Arsenale, si avverte maggiormente.
Vetrine spente, vie buie e aree degradate, intere zone trasformatesi in ghetti, edifici abbandonati e verde pubblico poco curato, fanno insorgere le proteste dei commercianti che chiedono a gran voce sicurezza, decoro urbano e parcheggi oltre ad una programmazione più attenta dei lavori pubblici e un confronto diretto con le Istituzioni.
Sicuramente gli argomenti toccati da chi vive il commercio cittadino del borgo non sono campati per aria e meriterebbero risposte rapide, anche perché l’elenco delle attività commerciali che nel borgo chiudono è di gran lunga superiore a quello delle attività che aprono.
Tuttavia sarebbe semplicistico immaginare di risolvere il problema aumentando solo i parcheggi o migliorando il decoro urbano. Lo scorso anno, in occasione delle festività natalizie, il Comune ha aumentato i posti auto rendendo disponibili le aree della marina militare ma gli stessi posti auto non sono stati mai completamente occupati.
Inoltre proprio il Borgo è stato teatro di numerosi eventi musicali e culturali ma la ricaduta positiva sulla vitalità del quartiere è stata con luci e ombre.
No, amici lettori, il problema è molto più complesso e va affrontato guardando ad ampio raggio, comprendendo quanto sia cambiato il mondo e considerando che chi non si adatta al cambiamento, prima o poi, si estingue.
Taranto è una città impoveritasi nel tempo e purtroppo ancora dipendente dall’ex Ilva. Possiamo anche far finta di non vedere quest’ultimo aspetto, possiamo immaginarci come una città turistica ma, dati alla mano sappiamo, che non è vero.
Tutta l’economia jonica gira ancora attorno al vecchio siderurgico. Dipende da esso il nostro porto, il nostro indotto e la maggior parte delle famiglie sono ancora a trazione operaia (e di questi operai, circa 4000, al Giugno 2024, erano in cassa integrazione).
La città, per la verità, è in cerca di una nuova identità ma le strade percorse, se pur costellate da buone risposte, sono ancora in salita.
Nel frattempo però il mondo è cambiato.
La nostra provincia ha fatto passi da gigante e si è dotata di quelle infrastrutture o attività ricettive e commerciali che rendono superfluo il dover raggiungere Taranto. Anzi è spesso il contrario, è il cittadino tarantino che durante il weekend preferisce lasciare la propria città, contribuendo ad un esodo che non è compensato al contrario, ossia da chi dovrebbe raggiungerci nel fine settimana.
Taranto tra l’altro permane una città difficile da raggiungere per chi viene dalla provincia, essendo le vie di collegamento praticamente le stesse di quaranta anni fa ma con un traffico veicolare quintuplicato.
Glisso anche sui collegamenti ferroviari e soprattutto su una stazione priva dei comuni confort e allocata in una molto zona periferica e poco curata.
Il borgo, nel frattempo si è svuotato, la sua popolazione è invecchiata ma le coppie giovani hanno scelto di vivere in altre aeree residenziali. In ogni palazzo sono presenti appartamenti sfitti da anni, spesso sono intere palazzine ad essere disabitate, mentre permangono cantieri eterni quali ad esempio quello del Palazzo degli Uffici (chiamiamolo con il suo vero nome).
Non va sottovalutato il triste fenomeno relativo alla zona con alta densità di immigrati formatasi a ridosso del quartiere, che apre di fatto a problematiche di sicurezza e di decoro urbano molto sottovalutate dalle Istituzioni ma già fonte di malcontento e preoccupazione per la comunità.
Nell’ epoca dell’ e-commerce, il nostro borgo ( ma anche la nostra città) offre un’offerta commerciale logisticamente faticosa da raggiungere e spesso poco attrattiva. Interi settori, che secondo gli esperti non sono colpiti dalla crisi economica nazionale, nella nostra città mancano.
La qualità, il prestigio, l’unicità, il design, l’eleganza, lo stile del made in Italy o delle grandi aziende internazionali, nel nostro borgo sono appannaggio di ben pochi negozi, troppo limitati per essere attrattivi, troppo isolati per determinarsi come la meta di un eventuale lontano acquirente
Al contempo gli affitti dei locali permangono alti, fuori dalle logiche di un mercato che invece si sta contraendo e questo non aiuta il profitto, ma è anche vero che è impensabile fare profitto nel 2024 mantenendo i ritmi degli anni 70 e 80. Lo scarso ricorso all’orario continuato, le chiusure nei giorni festivi o al sabato in estate e l’assenza di molti commercianti dalle piattaforme di vendita online, non contribuiscono ad intercettare i nuovi flussi commerciali e di fatto non creano i percorsi online -offline ad oggi indispensabili.
In aggiunta, poco è stato fatto anche per trasformare l’attività commerciale al dettaglio in centri di shopping all’avanguardia, dove magari è anche possibile l’estrema personalizzazione del prodotto, rendendolo, di fatto, non reperibile con facilità in rete da parte del consumatore.
Appare quindi necessario concentrarsi su un piano di rigenerazione commerciale, culturale e urbano per il borgo che tenga conto di tutte queste (ma non solo queste) problematiche.
Sarebbe auspicabile, pertanto, creare un tavolo permanente per il borgo umbertino, in cui le Istituzioni comunali e provinciali, le rappresentanze commerciali, i professionisti e gli abitanti del quartiere possano confrontarsi mettendo nero su bianco una strategia comune.
Una strategia che possa arginare la progressiva bangladesizzazione delle tante strade del quartiere, ponendo le basi per un recupero delle aree degradate e abbandonate, favorendo incentivi per attirare abitanti nel quartiere, migliorando le zone di parcheggio e i trasporti pubblici.
Sarà necessario focalizzarsi anche su sgravi fiscali per chi apre attività commerciali nel nostro borgo ma limitati a chi possa offrire un disegno commerciale dedicato alla qualità dei prodotti da vendere, puntando anche all’ ottimizzazione degli orari di apertura per andare incontro alle esigenze del consumatore.
Alessandro De Stefano - segretario Partito Repubblicano Italiano sezione di Taranto
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