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Sanità

Utin, dopo l’allarme l’Asl rassicura: Garantita l’assistenza e la cura

Nei giorni scorsi la lettera-appello del neonatologo Giovanni Ciraci indirizzata ai politici

L'Ospedale Ss. Annunziata di Taranto

L'ospedale Ss. Annunziata di Taranto

«Utin: garantita l’assistenza e la cura». Così l’Asl di Taranto in riferimento alle «notizie apparse negli ultimi giorni sulle criticità legate alla carenza di personale medico dell’Unità di Terapia Intensiva Neonatale Utin dell’Ospedale Ss. Annunziata di Taranto. L’Unità di Terapia Intensiva Neonatale prosegue l’attività assistenziale - spiegano dall’azienda sanitaria - La direzione strategica della Asl Taranto è impegnata a garantire ogni azione necessaria per il buon funzionamento della struttura, grazie alla consolidata collaborazione con l’Università degli Studi di Bari e anche con la Asl Bari».

Nei giorni scorsi un medico neonatologo dell’Utin di Taranto, il dr. Giovanni Ciraci, aveva lanciato l’allarme. Ecco la sua lettera indirizzata ai politici.

Lettera aperta di un medico e cittadino deluso: Carissimi “politici”, vi racconto la mia storia di medico neonatologo pugliese.  Nel 2008 con il cuore ferito e con tanta rabbia ho dovuto lasciare la Puglia, che non offriva nulla ai suoi giovani medici. Sono passati 16 lunghi anni e, con grande Gioia, questo non più giovane medico ha deciso di tornare nella sua amata terra... di ricominciare e credere di poter fare tanto per un territorio già così abbandonato dalla politica. Rifaccio le valigie e approdo a Taranto, nel reparto di neonatologia e Utin del Santissima Annunziata, un reparto che cercava di tornare in vita dopo un periodo di totale distruzione. Ora, a distanza di due anni e sei mesi  la situazione è peggiorata per grave carenza di medici. Nonostante lo sforzo dei sanitari, nonostante la rinuncia a ferie, riposi e congedi, dei pochi medici rimasti, non si riesce più ad andare avanti, a garantire il servizio e la qualità necessarie. Tante promesse, tante finte promesse. Un reparto enorme, il secondo punto nascita della Puglia  per numero di nati ed una terapia intensiva neonatale con una grande storia. Tutto distrutto. Cinque medici che decidono di dire basta e licenziarsi con il dolore nel cuore... Abbiamo fatto di tutto per mantenere in piedi un reparto così impegnativo, così delicato e indispensabile, abbiamo rinunciato alla nostra vita privata e siamo stati spettatori di una politica che è stata lì a guardare (così come è stata “lì a guardare” per la chiusura dell’Utin di Brindisi). Ora basta. Siamo troppo pochi, oltre che stanchi e demotivati. Non abbiamo più neanche i numeri per rendere utile il nostro sacrificio... Ognuno andrà per la propria strada lasciando “la patata bollente” alla politica e agli amministratori... Ora toccherà a voi non dormire la notte, piangere e star male per non poter dare ai cittadini tarantini la possibilità di un punto nascita a Taranto, per aver condannato a morte molti neonati che avrebbero potuto vivere e crescere bene. Quanta amarezza.

Diversi i commenti giunti alla nostra redazione dopo la lettera del medico neonatologo dell’Utin di Taranto, Giovanni Ciraci.

Massimiliano Di Cuia, consigliere comunale e regionale: «Una situazione gravissima denunciata da un medico in servizio nel reparto di Neonatologia dell’ospedale “Santissima Annunziata” di Taranto, che rischia di chiudere a breve proprio per mancanza di medici. Per questo, depositerò nelle prossime ore una richiesta di audizione urgente in Commissione Sanità dell’assessore regionale, del capo dipartimento e del direttore generale della Asl di Taranto. Per il reparto in questione - che rientra nella medicina d’urgenza - sarebbero previsti su carta quattordici medici, ma attualmente sono solo sette e fra poche settimane il numero scenderà a tre, costringendo quindi a chiudere i battenti con conseguenze inaccettabili. Se l’unità intensiva fosse condannata alla chiusura, i neonati con patologie dovrebbero essere trasferiti a Bari, Lecce o Foggia ed è chiaro che si tratterebbe di trasferimenti estremamente delicati. Una situazione di criticità che si ripete ciclicamente e sulla quale annuncio fin da ora che non cederò di un millimetro ed esperirò ogni strada utile a raggiungere l’obiettivo del potenziamento del numero dei medici nel reparto. E’ un obiettivo “minimo”, il minimo sindacale, perché parliamo di un reparto che garantisce la piena operatività di un punto nascite in cui nascono circa duemila bambini l’anno e che da sempre ha rappresentato, da quando il compianto Oronzo Forleo ne assunse la guida sino ad oggi, un’eccellenza della sanità ionica. Una chiusura sarebbe uno schiaffo inaccettabile e ingiusto per tutta la comunità ionica».

Francesco D’Errico, commissario cittadino Udc: «Il fondato rischio della prossima chiusura del reparto Utin del Ss. Annunziata di Taranto ha generato un comprensibile allarme nella popolazione e registrato le reazioni del mondo politico. L’accorato appello pubblicato sui sociali del neonatologo Giovanni Ciraci, con il quale denuncia la “disattenzione” della politica, nel caso di specie il riferimento non può che essere alla gestione della sanità pubblica da parte della regione Puglia, rappresenta l’ennesima conferma, fatti alla mano, del totale fallimento delle politiche sanitarie targate Emiliano.” Per l’esponente del partito di Cesa non vi sono dubbi sulle responsabilità politiche:”nonostante il continuo cambio di assessori, e un ampio deficit della spesa sanitaria, i servizi sono al minimo storico con liste d’attesa che continuano ad allungarsi, pronto soccorso dai tempi di attesa biblici, e ora rischio concreto di ulteriori chiusure di importanti reparti ospedalieri, già penalizzati da tagli e accorpamenti lineari. La fuga dei medici dal servizio sanitario pubblico, che va detto riguarda comunque tutto il territorio nazionale, non dipende solo dalle migliori offerte economiche (che hanno sicuramente una loro incidenza), ma soprattutto dalle condizioni in cui i medici sono costretti a lavorare. In Puglia questo fenomeno sembra essere più marcato. L’auspicio è che si possa individuare una pronta soluzione per evitare l’ennesimo schiaffo alla città di Taranto, già provata, in particolare nei confronti dei più piccoli, dall’aumento di patologie dovute all’inquinamento ambientale. Oltre venti anni di governi regionali di sinistra hanno prodotto un disastro totale, soprattutto in ambito sanitario. Per fortuna siamo ai titoli di coda”. 

Alessandra Lorusso, segretaria Demos Taranto: «Registriamo il grave rischio che la  delicata e irrinunciabile attività della Unità Terapia Intensiva Neonatale (Utin) possa interrompersi  nella Asl Taranto. “Passaparola” e “Social network” lanciano un inaccettabile allarme che, se andasse a concretizzarsi, significherebbe per Taranto l’impossibilità di gestire le procedure di parto a rischio e i neonati che avranno bisogno di terapia intensiva.

Ogni necessità sanitaria del territorio per “Demos Taranto” è un diritto da pretendere ed è quello che intendiamo ottenere. Per quanto sopra, alla Asl Taranto, in  rappresentanza dei diritti  collettivi, si fa richiesta di un incontro urgente  per  conoscere  correttamente  e comprendere i motivi per i quali viene preannunciato tale disastro e  quali  sono le azioni in  programma  per  impedire  la  migrazione  verso  strutture  distanti (con ulteriore fattore di rischio) delle procedure di “parto a rischio” o dei neonati a cui garantire la Terapia Intensiva.

Genitori Tarantini: «Ogni adulto tarantino dovrebbe sentirsi personalmente colpito da quanto sta accadendo a medici e personale infermieristico dell’Ospedale Ss Annunziata, a partire dalla toccante quanto allarmante analisi del dottor Giovanni Ciraci, uno dei professionisti ai quali vengono affidate la cura e l’assistenza di neonati e nuove mamme, nel reparto di Neonatologia e Utin (Unità di Terapia Intensiva Neonatale).È indegno, in una repubblica democratica che tutela la salute come fondamentale diritto del cittadino, che si verifichino situazioni talmente gravi da mettere addirittura a rischio l’esistenza stessa di un reparto di così vitale importanza. Come lo stesso dottor Ciraci racconta, oltre 2000 bambini nascono ogni anno, a Taranto; di questi, molti presentano problemi sanitari più o meno gravi, al punto da dover essere presi in carico dall’Utin, necessitando di assistenza continua. Il personale medico del reparto, drammaticamente carente per numero, è costretto a doppi turni, reperibilità, rinuncia alle ferie: una situazione da terzo mondo che, visto il numero sempre più esiguo di professionisti, rischia pesantemente di portare alla chiusura definitiva. Così, chiudendo l’Utin a Taranto, i bimbi con patologie dovranno essere trasferiti a Bari, Lecce e Foggia. Lo stesso vale per gravidanze a rischio o per i prematuri. Medesimo allarme arriva dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche, che lamenta una fuga continua di personale dalle strutture ospedaliere del Meridione». «È indispensabile che la comunità tarantina si stringa attorno a queste professionalità irrinunciabili».

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