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Consiglio comunale

Approvata la mozione di sfiducia. Bitetti non è più presidente del consiglio comunale. La diretta

Dalle 15 la seduta consiliare. All'ordine del giorno la mozione per revocare il presidente del consiglio

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Luigi Abbate e Piero Bitetti si danno le spalle quando entrano in aula

17.32: Iniziano le votazioni sulla mozione di sfiducia con voto palese: 18 favorevoli 6 contrari. La mozione di sfiducia contro il presidente Bitetti è approvata.

17.15: Chiuso il dibattito, si aprono le dichiarazioni di voto: Di Cuia voterà contro «per questo uso delle istituzioni». Per le stesse ragioni Cosa annuncia invece l'uscita dall'aula di Svolta Liberale. Contrario spiega il "no" del Partito Democratico: «Non c'è alcuna motivazione tecnica per la sfiducia. Questo è un atto illegittimo e violento. Il sindaco utilizza le istituzioni come clava per le sue vendette personali». Vietri conferma che Fratelli d'Italia abbandonerà l'aula e attacca il Pd per «incoerenza». Bitetti parla a nome del gruppo Con: «Quando si forzano le regole la vita democratica ne risente e a pagarne le conseguenze sono i cittadini. Esistono meccanismi per garantire le minoranze a tutti i livelli istituzionali, invece si scambiano le istituzioni per strumenti di guerra». Bitetti fa riferimento a «interessi personali» e a motivi di «sopravvivenza politica». «Triste è il destino di una amministrazione quando gode del consenso nelle stanze del potere ma riceve disprezzo dei cittadini. Ciò che conta è il destino della città non il mio destino politico, questo atto sarà discusso nelle sedi opportune. Mi auguro con tutto il cuore che possiate affermare di agire adempiendo con disciplina ed onore verso le istituzioni, così come recita l'articolo 54 della Costituzione».

17.08: Giampaolo Vietri (Fratelli d'Italia): «Quando Bitetti faceva parte della maggioranza non avete mai sollevato problemi.  Pagina triste aver cambiato il regolamento, mettendo il bavaglio alle opposizioni. Questa è una guerra tra Melucci ed Emiliano. Dov'è la coerenza di un presidente che fa una conferenza per annunciare che firmerà per lo scioglimento del consiglio comunale ma che se la cosa non dovesse andare in porto rientra in maggioranza. Dov'è la coerenza di Bitetti? Non presteremo il fianco a parti politiche protagoniste di questa faida. Al momento del voto abbandoneremo l'aula». 

17.02: Walter Musillo (Svolta Liberale): «Dal punto di vista politico non ne avete azzeccata una. Andrete fino in fondo anche questa volta perché questo è il messaggio che vi arriva e anche questa volta direte di sì. Siete andati oltre ogni decenza. Dove eravate quando noi andavamo dal prefetto, dove eravate quando Abbate faceva le sceneggiate. Ora puntate il dito per cacciare una persona che non aveva ubbidito agli ordini o forse aveva ubbidito agli ordini di qualcun altro. Noi non abbiamo cambiato idea, da questa parte abbiamo una grande dignità». Poi rivolto a Melucci: «Rinaldo ogni volta fai guai alle casse della Regione, perché ogni volta che cacci qualcuno Emiliano lo assume».

16.55: Antonio Lenti (Verdi): «Alla città queste cose non importano, alla città interessano provvedimenti che incidano sulla vita dei cittadini. Questa operazione è nata male e finirà peggio. I comportamenti antidemocratici li abbiamo vissuti nelle commissioni, dove non ci è stata data la possibilità di esercitare pienamente il nostro ruolo di consiglieri».

16.52: Mirko Maiorino (Partito Liberale): «C'è una città a cui non interessa chi è seduta sulla poltrona di presidente, ma c'è una città che chiede risposte ai problemi e invece siamo qui a discutere di una poltrona da assegnare a qualcuno. Oggi state scavando un solco profondo tra voi e la città reale e i bisogni dei cittadini».

16.47: Cosimo Festinante (Svolta Liberale): «Questa è una vendetta. Avrei il terrore a votare a favore di questa mozione. Attenti a quello che fate perché rischiate di bloccare la macchina amministrativa e di beccarvi una denuncia. Addirittura fate firmare la mozione a consiglieri entrati in consiglio negli ultimi mesi. La politica è questione di potere a tutti i livelli».

16.42: Massimiliano Stellato (Italia Viva): «Il 3 novembre 2022 dieci consiglieri di opposizione si recarono dl prefetto per denunciare il "comportamento antidemocratico" del presidente Bitetti. Evidentemente anche voi avete cambiato idea. Le questioni del mercimonio non mi appartengono».

16.39: Goffredo Lo Muzio  (Taranto Attiva): «Le nostre sono motivazioni strettamente tecniche. Questa sfiducia dà la posisbilità a questa assise di lavorare molto meglio».

16.34: Francesco Cosa (Svolta Liberale): «Al posto di Bitetti mi sarei dimesso un minuto dopo aver firmato dal notaio. Oggi la maggioranza utilizza le istituzioni per una vendetta personale a cui il sindaco Melucci ci ha abituato in questi anni. La vendetta questa volta è contro Bitetti, che ha già presentato ricorso. Questa è una mozione ridicola, motivata addirittura per difendere le opposizioni, ma noi non abbiamo bisogno della vostra difesa. Siete gli stessi che si scagliavano contro Abbate. Il sindaco ha rilasciato dichiarazioni grottesche in favore di Abbate».

16.30: Francesco Battista (Lega): «Questa è una guerra di poltrone. Ai cittadini interessa che vengano affrontate le problematiche della città. Questa è una guerra tra Emiliano e Melucci e non ci interessa partecipare a questo teatrino. Al momento del voto abbandonerò l'aula».

16.24: MassimilianoDi Cuia (Forza Italia): «Esprimo il rammarico che oggi avverto. Non ricordo davvero un momento più basso e più spiacevole di quello che stiamo vivendo oggi. Oggi siamo in una istituzione violentata. Questa mozione è la chiusura di un cerchio di una storia che inizia con la raccolta di firme per sfiduciare il sindaco. Questa delibera sarà bocciata da un Tribunale Amministrativo. Credo che molti l'abbiano sottoscritta senza valutarla con attenzione. Questa mozione è stata presentata anche come difesa delle opposizioni, ma nessuno ci ha chiesto di sottoscriverla perché evidentemente le ragioni di questo atto sono altre». Critiche ai continui cambiamenti di giunta e posti nelle partecipate: «Le istituzioni sono una cosa seria. Astenetevi da questo atto perché non si torna indietro, soprattutto dal punto di vista politico».

16.17: Gianni Liviano (Demos): «Contro Bitetti accuse strumentali. La questione vera è il significato di democrazia, valore in sé che prescinde dagli occasionali interessi delle parti. La democrazia non è star dentro o fuori i perimetri di appartenenza». Rivolto alla maggioranza: «Avete scelto la strada della vendetta. Atteggiamento rischioso e sbagliato. Scelta miope».

16.10: Luca Contrario (Pd): Stiamo assistendo ad uno spettacolo teatrale di bassissimo livello. Solidarietà umana e politica di tutto il Pd al presidente Bitetti». Contrario ribadisce che le normative non prevedono che un presidente possa essere sfiduciato per motivi politici. Il capogruppo ricorda come anche tra le fila della maggioranza si parla di «patto elettorale» alla base di questa mozione e ricorda come subito dopo la raccolta di firme dal notaio fu stato avviato l'iter per modificare il regolamento e ridurre da 20 a 17 il numero dei voti per sfiduciare il presidente. «Questa seduta è sub iudice perché c'è un ricorso al Tar». E ancora: «Bitetti ha impedito che questo consiglio diventasse il palcoscenico di un teatrante. Stiamo scrivendo una pagina triste e spero in un sussulto di dignità in chi ha sottoscritto questa mozione»

15.57: Prende la parola il presidente Piero Bitetti:«Esercito il mio diritto di difesa per argomentare l'infondatezza delle accuse e per dimostrare la correttezza del mio operato. Mi chiedo se tutti i firmatari abbiano letto la mozione, dal momento che vengono contestati episodi risalenti ad anni in cui alcuni dei firmatari non erano nemmeno presenti in quest'aula». Riferimento diretto a Mele, Agrusti, Illiano, subentrati in consiglio solo successivamente. Bitetti risponde punto su punto alle accuse mosse nella mozione per rivendicare la correttezza del proprio operato. La domanda-stilettata: «È andato tuto bene fino al 18 febbraio 2024?», cioè il giorno prima della raccolta di firme - alla quale Bitetti partecipò - per sfiduciare il sindaco Melucci. Argomentazioni per dimostrare come la revoca sia «motivata da ragioni politiche e non istituzionali». Applausi dell'opposizione e da una parte del pubblico.

15.41: Il consigliere Adriano Tribbia legge la mozione di sfiducia nei confronti del presidente Bitetti, accusato di aver posto in essere «ripetutamente atti e comportamenti di parte». L'accusa: «Aver rinunciato al ruolo di super partes». Elencati una serie di episodi di presunto comportamento non imparziale del presidente. Comportamenti che, a detta dei firmatari della mozione, avrebbero avuto l'obiettivo di favorire la parte politica di Bitetti, al quale viene contestato «atteggiamento antidemocratico».

15.36: Bocciata la proposta di Luca Contrario (17 no, 11 sì, 2 astenuti) di allungare i tempi degli interventi da 5 a 10 min. Un intoppo al sistema informatico ha ritardato la votazione.

15.27: Bitetti a nome di tutto il consiglio esprime la «solidarietà sincera ad un consigliere che ha subito una aggressione». Riferimento all'episodio che ha avuto come protagonista Luigi Abbate nella serata di mercoledì 6.

15.22: Il presidente Bitetti apre la seduta. Si fa l'appello: assenti Lonoce, Boshniaku. 31 presenti, seduta valida.

15.14: Maggioranza quasi al completo, anche il sindaco Rinaldo Melucci ha preso posto. Qualche banco vuoto tra le opposizioni.

15.03: In aula entrano alla spicciolata i consiglieri comunali. È già in aula Luigi Abbate, considerato il più accreditato pretendente alla successione di Bitetti. Hanno fatto ingresso in aula anche lo stesso Bitetti e il consigliere Vincenzo Di Gregorio.

14.45: Mancano pochi minuti all'inizio della seduta del consiglio comunale nel quale sarà discussa la mozione di sfiducia al presidente del consiglio presentata da diciassette consiglieri di maggioranza. Si tratta della revoca dell'incarico a Piero Bitetti, che ha già presentato ricorso amministrativo contro la modifica al regolamento che ha ridotto da 20 a 17 i voti per sfiduciare il presidente del consiglio.

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