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Il fatto
15 Settembre 2024 - 07:23
Vito Grassi, di Triggiano, in provincia di Bari
BARI - È una vera e propria caccia all'uomo quella in corso da ieri per rintracciare un detenuto, fuggito dal penitenziario di Borgo San Nicola, a Lecce. Le ricerche, che vedono anche l’impiego di droni, si estendono a vaste aree del territorio.
L'allarme è stato lanciato dai sindacati di polizia penitenziaria Conaippe, Sappe, Uspp, Uilpa e Osapp. Il fuggitivo è stato identificato come Vito Grassi, 29 anni, originario di Triggiano, in provincia di Bari. Era detenuto nel Reparto di Osservazione Psichiatrica (Rop), dal quale si sarebbe allontanato durante l'ora d'aria. La fuga è stata scoperta quando il personale della sezione ha notato la sua assenza.
Inizialmente si pensava che Grassi fosse fuggito subito dopo il colloquio con la moglie, terminato a fine mattinata nella sala dedicata ai colloqui, ma la dinamica resta ancora da chiarire.
Non è ancora noto se il detenuto sia riuscito ad allontanarsi dalla struttura, forse scavalcando la recinzione del reparto, oppure se si nasconda ancora all'interno delle aree esterne del carcere. Tutto il personale disponibile è stato richiamato per partecipare alle operazioni di ricerca, con il supporto anche delle altre forze dell'ordine del territorio. Le indagini si stanno concentrando non solo sulla zona intorno al carcere, ma anche presso la stazione ferroviaria e fino al Sud Salento.
Le autorità sospettano che Grassi possa aver ricevuto l’aiuto di un complice. Il 29enne stava scontando una pena per rapina a mano armata ed era stato descritto come un “soggetto ribelle”.
Secondo i sindacati, la fuga sarebbe stata facilitata dalla posizione del reparto psichiatrico, che si trova all’esterno delle sezioni principali del carcere. Grassi, scavalcando il muro dei passeggi, sarebbe riuscito ad arrivare fino alla cinta esterna, dove avrebbe oltrepassato le inferriate senza grosse difficoltà. Il personale incaricato della sorveglianza era ridotto, dovendo gestire contemporaneamente la vigilanza sui passeggi e la portineria del reparto, una prassi dovuta alla carenza di agenti di polizia penitenziaria.
Le ricerche proseguono senza sosta, nella speranza di rintracciare il detenuto prima che possa allontanarsi ulteriormente.
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