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Il caso

Emergenza stagionali: la Caritas di Cerignola in prima linea, ma è rimasta da sola

Situazione critica: oltre 500 persone vivono in condizioni inumane e le istituzioni tacciono

La Casa della Carità della Diocesi di Cerignola

La Casa della Carità della Diocesi di Cerignola

CERIGNOLA - La situazione a Cerignola si fa sempre più critica, con pochi volontari della Caritas diocesana di Cerignola - Ascoli Satriano che si trovano a fronteggiare quella che è diventata una vera e propria "emergenza annunciata". Ogni giorno, decine di lavoratori stagionali arrivano nella zona, provenienti dalle campagne del Napoletano e dalla Calabria, e si ritrovano a vivere in condizioni disumane.

"Sono circa 500-600 persone che, dopo aver lavorato nelle campagne del Sud Italia, raggiungono Cerignola in cerca di lavoro. Purtroppo, molti di loro sono costretti a vivere in abitazioni fatiscenti, prive di servizi igienici", racconta don Pasquale Cotugno, responsabile della Caritas diocesana. "Facciamo il possibile per aiutarli, ma la situazione è estremamente complicata", ammette.

Don Pasquale non ha mai smesso di sollevare la questione presso la Prefettura, la Regione e le diverse amministrazioni locali, ma finora le risposte ricevute sono state insufficienti. "È urgente creare un tavolo tecnico permanente che affronti questa emergenza con un'organizzazione adeguata in termini di accoglienza, pianificata con largo anticipo", sottolinea il sacerdote.

Ogni giorno, davanti alla sede della Caritas, situata a piano San Rocco, alla periferia di Cerignola, si forma una lunga fila di uomini e ragazzi in cerca di aiuto. Queste persone, impegnate nella raccolta del pomodoro e dell'uva, chiedono cibo, biancheria, e qualche sorriso. Ma ciò di cui hanno più bisogno sono coperte, dato che molti di loro dormono all'aperto, sotto gli alberi, e abiti puliti per potersi cambiare.

"Sono lavoratori stagionali, alcuni in regola e altri no, che operano nelle nostre aziende agricole", spiega don Pasquale. "Secondo la legge, i datori di lavoro dovrebbero garantire loro vitto, alloggio e trasporto, ma ciò non avviene. Invece, quello che vediamo è un sistema di illegalità diffusa, dove mancano i controlli e i ragazzi sono sfruttati in modo totale".

La situazione richiede un numero maggiore di volontari, capaci di offrire un sostegno concreto a queste persone. "Abbiamo bisogno di altre persone che ci aiutino a gestire l'accoglienza e il supporto per questi ragazzi", conclude don Pasquale, lanciando un appello alla comunità per un maggior coinvolgimento.

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