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Il caso

«Ora un nuovo carcere a Bari, quello esistente è insufficiente e poco sicuro»

La ricostruzione della sommossa di sabato sera

Una cella

Una cella - archivio

BARI - La tensione è esplosa sabato sera nel carcere di Bari, ma ciò che è accaduto non può essere classificato né come una rivolta né come una protesta contro il sovraffollamento. A scatenare il caos sono stati quattro detenuti, due dei quali in stato di ebbrezza, che hanno forzato la porta della loro cella approfittando della presenza di un solo agente della polizia penitenziaria, lasciato solo a gestire la situazione.

Secondo fonti interne all'istituto penitenziario, raccolte dall'Ansa, i disordini sono stati contenuti senza il ricorso alla forza. Il gruppo di detenuti coinvolti, tutti italiani, includeva due persone con gravi problemi di dipendenze da droga e alcol. Nella tarda serata di domenica, i quattro sono stati trasferiti in altre strutture carcerarie della regione, con l'obiettivo di prevenire ulteriori episodi di questo tipo. I piani di emergenza, attivati immediatamente a livello locale e regionale, hanno funzionato efficacemente, consentendo di riportare la situazione alla normalità.

L'incidente è avvenuto intorno alle 20:00 di sabato, quando i detenuti hanno reagito violentemente, aggredendo l'agente di polizia penitenziaria, che ha riportato solo lievi ferite. Hanno poi sottratto il carrello delle medicine all'infermiere incaricato della somministrazione delle terapie, bloccandolo nella sezione detentiva, che è stata successivamente chiusa per sicurezza. La sezione è stata riaperta solo quando il personale presente è stato sufficiente a garantire la sicurezza dell'operatore sanitario.

L'intervento per risolvere la situazione ha richiesto tempo, a causa della carenza di personale aggravata dalle ferie estive e dal sottodimensionamento cronico dell'organico. Fonti del carcere hanno infatti confermato che mancano all'appello circa 90 agenti, un vuoto difficile da colmare, soprattutto perché le 46 agenti femminili, pur altamente qualificate, non possono essere impiegate nelle sezioni maschili.

La struttura carceraria di Bari, costruita nel 1920, è ormai obsoleta e inadatta alle esigenze moderne. Nonostante la volontà di offrire più ore di svago ai detenuti, la mancanza di spazi adeguati rende difficile qualsiasi miglioramento. I cortili attuali sono poco più che marciapiedi esposti al sole, senza alberi o ombra, rendendo insopportabile la permanenza all'aperto durante le giornate calde. Inoltre, mancano aree per separare i detenuti e permettere lo svolgimento di attività differenziate, un'esigenza fondamentale per il buon funzionamento della vita interna al carcere.

Dall'interno dell'istituto di pena si leva forte la richiesta di un intervento politico urgente per la costruzione di una nuova struttura carceraria a Bari. L'attuale mancanza di fondi statali adeguati per migliorare l'infrastruttura esistente rende questo obiettivo una priorità non più procrastinabile.

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