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La vertenza

Vertice in Regione: Leonardo assente

La delusione dei sindacati

L’assemblea pubblica delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie - foto Uilm Taranto

Una assemblea pubblica delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie - foto Uilm Taranto

Delusione per l’assenza della Leonardo all’incontro che si è tenuto lunedì 17 giugno a Bari, in Regione, sulle sorti dello stabilimento di Grottaglie. Oltre a Fim, Fiom e Uilm era presente una delegazione del Comune di Grottaglie rappresentato dal vicesindaco Quaranta e dai consiglieri Cassese, Rossini, Mingolla, Mirto e D’Abramo. Al termine dell’incontro, Davide Sperti, segretario della Uilm, ha parlato di «assenza colpevole della Leonardo» di «poca trasparenza istituzionale e collaborazione» da parte dell’azienda». «Ma - ha detto Sperti - c’è anche un aspetto positivo: la volontà della Regione di istituire un tavolo nazionale con i ministeri interessati ma di regia pugliese con l’obiettivo di obbligare leonardo a diversificare e riorganizzare gli assetti a livello nazionale».

«Come Fim. Fiom e Uilm - ha concluso Sperti - ci fermeremo solo quando finiranno gli slogan e saranno garantite prospettive, senza differenziazione tra lavoratori sociali, delle società controllate, dell’indotto».

Fim, Fiom e Uilm hanno ribadito la necessità di perseguire soluzioni che non prevedano il preannunciato fermo produttivo di quattro mesi: «Sia garantita solidità come progettualità dei carichi di lavoro aggiuntivi all’architrave principale che resta il Boeing 787 con ristrutturazione della divisione di Grottaglie»

«Siamo delusi - ha dichiarato Michele Tamburrano (segretario Fim Cisl) dall’assenza di Leonardo. Ci saremmo aspettati presenza per fare chiarezza. C’è la necessità di diversificare le lavorazioni  e ci deve essere un futuro chiaro e certo per i lavoratori».

«A breve - assicura Cosimo Borraccino, consigliere del presidente Emiliano - come Regione convocheremo incontro specifico con la società. Non vogliamo che lo stabilimento perda il suo innegabile valore nel tessuto produttivo della provincia».

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