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Fede e tradizioni

Sul pendio per... ‘a Madonne"

Giovedì Santo, a mezzanotte, dopo il saluto dell’arcivescovo di Taranto Ciro Miniero, il simulacro della Vergine comincerà il suo pellegrinaggio per le strade della Città Vecchia e del Borgo

La Processione dell'Addolorata - Settimana Santa

La Processione dell'Addolorata - Settimana Santa

Alle ore 15 di oggi, Giovedì Santo, a centinaia attenderanno l’uscita della “prima posta” dalla chiesa del Carmine. Dalla sagrestia di via Giovinazzi la coppia di confratelli incappucciati (come tutte le altre che seguiranno) si dirigerà alle chiese del Borgo: è la cosiddetta “posta di campagna” con riferimento a tempi lontani in cui il Centro era pressocchè… campagna.

Quasi contemporaneamente sarà la volta della coppia di confratelli che uscirà dal portone di piazza Giovanni XXIII, con destinazione le chiese del centro storico: è la “posta di città”, definizione risalente ai lontani anni in cui il centro storico era la città vera e propria. L’occasione sarà propizia, come ogni anno, per l’abbraccio fra i residenti e quanti, amici e parenti, ritornano appositamente per i riti tradizionali. Soprattutto questi ultimi non mancheranno di scattare foto-ricordo accanto ai “perdune” quale testimonianza della rimpatriata, magari da rivedere più in là, nei momenti di più acuta nostalgia. Il pellegrinaggio degli incappucciati scalzi si succederà fino a sera tardi, col nutrito capannello di “cataldiani” al seguito ad assaporare questo importante atto della tradizione.

E nell’aria si spanderà stuzzicante l’odore dei taralli, prelibatezza principe della nostra “Sumana Sande” sfornati a quintali da panifici e pasticcerie. Nel pomeriggio al Carmine sarà celebrata la Messa in Coena Domini e al termine in piazza Giovanni XXIII si snoderà la suggestiva processione eucaristica con i confratelli in abito di rito preceduti dalla “troccola”. Nel tardo pomeriggio, il consueto giro delle bande per le vie del Borgo. In serata ci si recherà in Città vecchia, scenario naturale dei Riti, con la speranza che via Duomo sia liberata dai motorini e che scompaia ogni cosa che possa turbare, essere in contrasto con la sacralità della serata. Confidiamo nella presenza e nell’autorevolezza dei vigili urbani. Non mancherà l’omaggio agli artistici alari della reposizione allestiti nelle chiese più importanti della Città vecchia (San Giuseppe, Santi Medici, Madonna della Salute, San Domenico e San Cataldo, spingendosi per i vicoli fino al centro San Gaetano per ammirare un’interessante mostra fotografica sui riti tradizionali di Taranto e di tutta la regione (tratte dal libro “La sete di Dio” del Circolo fotografico “Il Castello”) e quella sulla partecipazione della Banda Centrale della Marina, diretta dal maestro Vittorio Manente, al concerto del Lunedì di Passione: entrambe, a cura della confraternita dell’Addolorata.

Ci sarà folla per la Messa in Coena Domini, con la lavanda dei piedi, anche in Cattedrale e in San Domenico, dove fino a tardi avrà luogo l’adorazione eucaristica da parte dei confratelli e delle consorelle. Il tutto, mentre cominceranno a giungere in oratorio con borse e bustoni quanti vestiranno l’abito di rito per la processione. Nel frattempo stretti come sardine i tarantini si disporranno a migliaia lungo il pendio San Domenico in attesa dell’uscita dell’Addolorata, che a mezzanotte, dopo il saluto dell’arcivescovo, inizierà il suo pellegrinaggio per le strade della Città vecchia e del Borgo. Il “tric-trac” della troccola, sulla sommità della scalinata di San Domenico calamiterà l’attenzione sull’inizio di quest’altro toccante momento della Settimana Santa tarantina. Si pensa ai tanti che non ci son più, ai genitori, ai nonni che portavano mano a mano a vedere “A Madonne”, la Mamma in cerca del Figlio adorato in mano agli aguzzini, e di tutti noi, quando ci smarriamo nelle vicende della vita. Ma Lei è sempre in attesa del nostro ritorno per abbracciarci e condurci all’amatissimo Gesù. Scendono pian piano la scalinata i due bambini delle “pesàre”, che non nascondono l’emozione per poter vivere quel momento così atteso; poggiati i piedi sul pendio, la mano amorevole dell’assistente provvede a sistemare i cappucci. Solenne avanza il confratello con la Croce dei Misteri e poi le prime coppie di confratelli.

Quindi, il primo dei tre crociferi, che ondeggia sotto il peso della croce e che lentamente muove i primi passi sul pendio. I più anziani fra la folla chiudono gli occhi e vanno con la mente alle processioni della loro infanzia, ai confratelli che tanti anni addietro hanno vestito l’abito di quel figurante, particolarmente il popolare “Cicchetegnacche”,che partecipava al pellegrinaggio ai tempi in cui il pendio brulicava di negozietti e non, come ora, di saracinesche abbassate. Rivivrà la Città vecchia? E una preghiera sale al Cielo muta. Scendono le altre coppie di incappucciati che a stento si fanno spazio fra la folla. Eco ancora l’altro crocifero e altre coppie di confratelli. Dopo il terzo crocifero e altri incappucciati si stagliano i tre componenti del “trono”. Quindi, ecco il “pronti” del maestro al complesso bandistico per l’avvio della lunga marcialonga musicale. Le tristi note di “Gravame” accolgono l’Addolorata, diffondendosi nell’aria e caricando ancor più di pathos l’atmosfera. Scattano i flash delle macchine fotografiche e dei cellulari, le immagini arrivano in tempo reale in ogni parte d’Italia e del mondo, a rinsaldare radici di tarantinità con da tempo è lontano dalla città dei due mari. Inizia il mesto pellegrinaggio.

Alle tre di notte “‘a Madonne” arriva sotto “u relogge d’a chiazze” che con i suoi rintocchi saluta la più dolce delle madri. Poco dopo l’alba la processione oltrepasserà il ponte girevole per poi dirigersi all’istituto Immacolata, in tarda mattinata, per un po’ di riposo. Quindi, attraverso via D’Aquino, stipata come non mai si torna in Città vecchia. Attorno alle ore 15 la venerata immagine della Mamma oltrepasserà la soglia di San Domenico accolta dal canto de “La Desolata” di Marinosci E dopo qualche ora usciranno i Misteri.

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