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L'editoriale

Lo scontro su Bari, la distanza con Taranto

Una operazione verità sui fatti del capoluogo pugliese va compiuta

Decaro-Emiliano

Antonio Decaro e Michele Emiliano, rispettivamente al primo posto tra i sindaci più amati e all’11° per i Presidenti di Regione

Visitare oggi Bari significa visitare una città accogliente, in crescita, nella quale si respira una certa agiatezza economica. I nuovi edifici, direzionali o residenziali, nelle zone più nuove della città – con le sue architetture moderne e di pregio e con gli ampi spazi ricchi di verde - sono la rappresentazione plastica di come Bari sia cresciuta negli ultimi quindici-vent’anni e di come esista una borghesia imprenditrice capace di generare sviluppo.

Bari Vecchia, che nessuno si è mai sognato di ribattezzare con patetiche edulcorazioni lessicali, è oggi un quartiere che pullula di turisti, pulito e affollato di ristorantini tipici. Per non parlare delle iniziative culturali, di assoluto livello. Per farla breve, è una città evoluta. Dobbiamo riconoscere che Taranto è lontana anni luce da una simile dimensione e cercare ogni volta l’alibi per il quale sono i baresi a bloccare lo sviluppo di Taranto è sintomatico della nostra incapacità di uscire da certe forme di antropologico vittimismo utili solo a giustificare i nostri fallimenti. A Taranto più che intraprendere si preferisce imprecare. A Bari, invece, si fa. Ma è tutto oro quel che luccica? Evidentemente, no. L’inchiesta che nelle scorse settimane ha portato all’arresto di 130 persone ha scoperchiato un pentolone nel quale – secondo quanto emerso dalle indagini – ribolliva una brodaglia fatta di inquietanti compromissioni tra pezzi della politica e i clan della mala barese. Una azienda comunale, quella dei trasporti, sarebbe stata quasi del tutto in balia dei clan. Questo, ovviamente, non significa affatto che il sindaco Decaro sia colluso con la malavita. Per niente. Tuttavia, ciò che emerge dall’inchiesta non è trascurabile ed è quindi pienamente legittimo che si verifichi quanto il grado di infiltrazione della malavita abbia condizionato gli apparati pubblici.

Certamente, il centrodestra, che a Bari e alla Regione (ma anche a Taranto) perde sistematicamente da vent’anni, non aspettava altro per cavalcare le vicende giudiziarie con l’obiettivo di trarne vantaggio alla vigilia delle elezioni comunali di Bari, magari sperando in possibili riflessi sulle prossime regionali. Sarà pure politicamente maldestro il tentativo del centrodestra, ma oggettivamente, rispetto a quanto emerso dall’inchiesta, è difficile mettere in discussione sotto il profilo della legittimità la decisione di inviare a Bari una Commissione per verificare se esistano le condizioni per lo scioglimento del consiglio comunale. Peraltro, l’eventuale decisione arriverebbe presumibilmente a nuove elezioni già avvenute. Allo stesso tempo, però, il centrosinistra deve liberarsi dalla sindrome della sua supposta superiorità morale in virtù della quale una ispezione ministeriale diventa un atto di lesa maestà.

Non si è immuni da infiltrazioni per diritto divino e, al netto della comprensibile solidarietà a Decaro da parte delle sue forze politiche, una operazione verità sui fatti di Bari va compiuta e lo stesso centrosinistra dovrebbe accoglierla in nome della tanto decantata trasparenza che non può essere sbandierata a seconda della direzione verso la quale soffia il vento. Una analisi seria sui fatti di Bari non può essere ridotta a scontro tra tifoserie. Un’ultima annotazione: l’abbraccio di folla verso Decaro è stata una dimostrazione di affetto, in parte sicuramente costruita, ma in parte altrettanto sicuramente genuina. E anche in questo la distanza con Taranto è abissale.

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Commenti all'articolo

  • Elio L

    26 Marzo 2024 - 10:15

    complimenti bell'articolo.

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