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Il caso

La città, il Comune, la caduta di etica

Gli interrogativi che nascono dalle ultime vicende a Palazzo di Cuttà

Cosimo Borraccino

Cosimo Borraccino

«Ma davvero Taranto può essere questa?».

La domanda, posta con un tono di indignazione mista a sconforto è di Cosimo Borraccino, consigliere del presidente della Regione, Michele Emiliano. E l’interrogativo nasce dalle ultime vicende del Comune: il passaggio di Luigi Abbate in maggioranza, la richiesta di dimissioni, da parte della stessa maggioranza, del presidente del consiglio Piero Bitetti.

«Ormai – afferma Borraccino al nostro giornale – sta venendo meno non soltanto la spinta ideologica, ma anche l’etica, l’impegno civico. Sembra che tutto si faccia purché sia. Si raccattano voti in qualsiasi modo pur di raggiungere i risultati. Il voto di Abbate grida vendetta. Io credo che dietro questa situazione ci siano poteri forti: c’è una regia politica e ci sono interessi economici». La stoccata viene indirizzata anche al centro destra: «Forza Italia che vota il bilancio in Provincia è un altro episodio disarmante, ci aspettiamo una risposta da parte dell’onorevole Mauro D’Attis, che è il coordinatore regionale di Forza Italia. Di fronte a tutto questo registriamo un silenzio imbarazzante del centrodestra. Se c’è un ribaltone, lo dicessero chiaramente, così almeno i cittadini avrebbero le idee più chiare su quanto sta accadendo al Comune e ora anche alla Provincia. Per onestà devo anche dire che, al di là delle differenze di schieramento, apprezzo le posizioni delle forze minori del centrodestra, quelle non rappresentate in consiglio, che almeno sui social e in città stanno conducendo una battaglia contro Melucci».

Alla base esiste un problema di etica politica. «Sì, è proprio questo il punto. C’è uno scadimento etico-morale. Cosa insegniamo ai giovani con gli spettacoli che sta offrendo la politica? Che non serve fare battaglie tanto sinistra e destra sono uguali? Questi comportamenti senza vergogna sono diseducativi. E mi riferisco anche alla recente delibera con la quale il trattamento economico della nuova capo di gabinetto del Comune viene equiparato a quello di dirigente, capo di gabinetto che ormai assurge ad un ruolo politico. Ecco, di fronte a tutto questo servirebbe un moto di indignazione della società civile, una marcia di protesta silenziosa per manifestare tutto il proprio dissenso verso questo uso delle istituzioni. Davvero, non posso credere che Taranto resti in silenzio davanti a questa caduta di etica senza precedenti».

Enzo Ferrari

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L’adeguamento del trattamento economico del capo di gabinetto del Comune, Greta Marraffa, non è passato inosservato: «Vale la pena rilevare - osservano i consiglieri Liviano, Di Gregorio, Lonoce, Contrario, Lenti e Odone - che l’attuale capo di gabinetto, nell’arco di pochi mesi è passata dal ruolo di staffista, a quello di funzionario in Provincia a quello di capo di gabinetto del Comune di Taranto, fino a riscuotere oggi lo stesso stipendio di dirigenti vincitori di concorso e con notevole esperienza. Melucci continua a sorprenderci per la gestione personalizzata e privatistica che ha della cosa pubblica. Sottoporremo alla Corte dei Conti la valutazione della legittimità di questa decisione che, ripetiamo, noi riteniamo inaccettabile».

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