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L'intervento
13 Marzo 2024 - 15:37
Leonardo Giangrande, presidente della Confcommercio di Taranto
«Manca un anno e mezzo ai Giochi del Mediterraneo e Taranto è impegnata nell’ affannoso tentativo di recuperare il tempo perso nei vari passaggi del testimone alla guida della macchina organizzativa dell’evento internazionale che doveva cambiare il racconto città».
Così il presidente provinciale di Confcommercio Taranto, Leonardo Giangrande, per il quale: “La tormentata vicenda dei Giochi del Mediterraneo è la rappresentazione plastica della cattiva politica, senza distinzione di schieramenti, giacché la situazione nella quale siamo, è figlia dell’impegno profuso in questi anni nel tentativo di assumere il governo dell’evento, piuttosto che di garantire un risultato di eccellenza, una edizione memorabile dei Giochi 2026.
Quel che è accaduto dal 2019 ad oggi è inammissibile: una lunga sequenza di fermi, di ripartenze, di errori e di vicende giudiziarie determinata dalla incapacità di tutti gli attori che si sono avvicendati sulla strada dei Giochi, di mettere da parte aspirazioni e personalismi e di ragionare in nome dell’Italia dello sport e dell’immagine del nostro Paese. Un evento che era stato accolto con uno spirito di speranza e di gioia da una città, Taranto, che ha dato e continua a dare tanto al Paese, e che sta attraversando una difficile fase della sua vita sociale ed economica.
Quattro anni persi nel tentativo di mettere il sigillo su un evento che poteva invece essere una grande opportunità, un’occasione unica per rilanciare Taranto, per creare nuove infrastrutture, per affrancarla dallo stereotipo della città industriale, per promuovere l’immagine, la ospitalità e la bellezza della Città dei due Mari. Purtroppo, il tempo perso non ci darà mai più la possibilità di cogliere questa enorme opportunità, di cambiare la narrazione della città.
Possiamo ancora sperare di non perdere del tutto la possibilità di essere parte dell’evento, e di non dover restare a guardare dalla finestra, occorre tuttavia che tutte le parti coinvolte si parlino e agiscano all’unisono, remando nella stessa direzione. Siamo ormai – conclude Giangrande- ad un punto di non ritorno, non c’è più spazio per le altre questioni: Stato, Regione, Commissario, Comune di Taranto sono tutti chiamati in causa, ognuno per la propria parte di competenze e responsabilità».
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