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Il caso
14 Febbraio 2024 - 07:20
La via dell'abitazione Misseri ad Avetrana
AVETRANA - “Il paese è di nuovo pieno di giornalisti” dice un ragazzo ad una signora dopo aver risposto ad una richiesta di indicazioni: “Da questa parte per via Deledda?”. Avetrana quasi 14 anni dopo, il circo mediatico è tornato con la scarcerazione di Michele Misseri per fine pena domenica 11 febbraio, dopo 8 anni in cella per soppressione del cadavere di Sarah Scazzi, la nipote di 15 anni uccisa il 26 agosto 2010 dalla moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina che stanno scontando l’ergastolo a Taranto.
L’unico dei principali protagonisti della tragica vicenda in libertà è lui, Michele. È tornato nella tarda serata di lunedì 12 febbraio ma in paese non si è ancora visto. La villetta di via Deledda sembra ancora chiusa e deserta, con i teloni scuri strappati dal vento, sistemati vari anni fa da lui stesso per difendersi dagli sguardi indiscreti. Sembra si sia barricato in casa e a quanto pare è destinatario di un avviso orale del questore. Nessuna prescrizione o limitazione della libertà ma, sembra, solo norme di comportamento. Gli inviati, anzi le inviate attendono che esca. In larga maggioranza, erano sulle sue tracce da domenica. “Probabilmente è in una casa di campagna ospite di qualcuno” era la vox populi in paese. Il motivo dell’assenza è stato presto svelato ed era anche facile da immaginare.
Aveva rilasciato un’intervista esclusiva ad una trasmissione televisiva, Far West andata in onda lunedì 12 su Rai 3. Mentre le giornaliste di Rai e Mediaset gli davano la caccia, altre trasmissioni delle stesse reti si erano aggiudicate (pagando?) le interviste. Tutto secondo copione della tv del dolore, la vicenda di Avetrana continua sulla stessa piega. Il prossimo show di Misseri il ritorno è previsto venerdì a Quarto Grado. Di nuovo libero lo zio di Sarah è tornato a ripetere il solito ritornello davanti alle telecamere, “sono stato io ad uccidere Sarah, Cosima e Sabrina sono innocenti” e aggiungendo il pensiero di farla finita dopo la morte della nipote: “Avevo preso una bottiglia col veleno ed ero andato in campagna per suicidarmi. Avrei dovuto farlo così avrei reso giustizia a Sarah e non avrebbero arrestato Cosima”.
L’uomo delle 7 versioni non dice nulla di nuovo e continua ripetere di aver ucciso la nipote ma non spiega, anche perché nessuno glielo chiede e tantomeno lo incalza, come mai per ben 3 volte ha accusato la figlia, il 15 ottobre 2010 chiamandola in correità nell’omicidio e poi attribuendole tutta la responsabilità del delitto il 5 novembre alla presenza della criminologa Roberta Bruzzone consulente del suo avvocato Daniele Galoppa e il 19 novembre davanti a pm, avvocati e consulenti di accusa e difesa. Il 15 ottobre era sotto l’effetto di tranquillanti ha detto quando ha ricominciato ad autoaccusarsi. E negli altri due interrogatori non ha detto di essere sotto tranquillanti eppure ha accusato ancora Sabrina, dichiarando per due volte la sua estraneità. Un padre che accusa la figlia ingiustamente è fuori dalla realtà. Invece appare plausibile quanto Misseri aveva dichiarato per spiegare il motivo per il quale si era autoaccusato: “Io mezza vita l’ho fatta… almeno ne salvo una”.
È normale che un padre protegga la figlia, non che l’accusi ingiustamente.Dal dibattimento Misseri si è calato nei panni di un improbabile assassino, non scegliendo nemmeno abbreviato per lo sconto di pena, ma i primi a non credergli sono sempre stati i suoi compaesani, oltre i giudici della Corte d’assise di Taranto, della Corte d’assise d’appello e della Cassazione. Davanti alle telecamere continua ribadire la sua ennesima versione. Le sue frasi adesso servono ad alimentare ricostruzioni di giornalisti che non hanno seguito l’inchiesta e il processo o lo hanno fatto sporadicamente. Forse per questo non ricordano o non conoscono i commenti dei parenti del fioraio presenti nelle intercettazioni. Quei dialoghi fanno capire come la scena di mamma e figlia che rincorrono Sarah per strada facendola salire in macchina e riportandola in via Deledda è reale e non è certo un sogno come l’ha definita il fioraio Giovanni Buccolieri 48 ore dopo averla descritta nei minimi dettagli.
Il “sognatore” è uno degli abitanti del piccolo paese coinvolti nell’inchiesta prima come testimone e poi come indagato, continua a fare il commerciante sempre nel suo negozio a poche centinaia di metri da via Deledda. Ha recuperato la sua quotidianità anche un altro personaggio dell’epoca finito sui giornali come l’”Alain Delon di Avetrana”, Ivano Russo, il ragazzo conteso dalle due cugine. Adesso lavora come pizzaiolo in un locale del centro. Quasi 14 anni dopo l’attenzione è ancora concentrata su via Deledda. Sono tornate di nuovo le troupe televisive per servizi e dirette davanti alla villetta. Per questo le strade di accesso, via Raffaello Sanzio e via Gian Lorenzo Bernini, sono state di nuovo transennate come ai tempi dell’inchiesta, come disposto da un’ordinanza. Mentre le pattuglie della Polizia Locale e dei Carabinieri passano più volte. Avetrana sembra un po’ cambiata negli anni. Per le vie del paese e lungo le strade che portano al mare si vedono diverse insegne di B&b.
“Tanti giovani vanno via da Avetrana ma questo piccolo centro sta crescendo. In estate arrivano i turisti che apprezzano il nostro mare anche se questa zona non è conosciuta come alcune località balneari leccesi poco distanti da qui”. Spiega una ragazza che lavora in un bar del centro. Infatti Avetrana è più nota per il delitto di Sarah che per il suo mare azzurro o per l’epica rivolta popolare del 1982 per dire no ad un deposito di scorie nucleari. Il nome di Avetrana resta strettamente legato al caso Scazzi malgrado siano trascorsi quasi tre lustri. Resta il paese del caso di cronaca più seguito negli ultimi decenni.
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