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La crisi del Siderurgico

Ex Ilva, la protesta dell'indotto paralizza il centro: occupato il ponte girevole

La mobilitazione alza il tiro

Taranto, il canale navigabile

Il Ponte Girevole di Taranto occupato

Monta la protesta dell'indotto siderurgico. E assume forme clamorose. Il ponte girevole è infatti occupato dagli imprenditori che si riconoscono in Aigi, l'associazione che raggruppa le imprese dell'appalto che ruota attorno ad Acciaierie d'Italia. Pesantissime le conseguenze sul traffico: il Borgo è paralizzato.

"Ci scusiamo con i cittadini per i disagi" dice a Taranto Buonasera Fabio Greco, che di Aigi è il presidente. "Ma noi vogliamo risposte, le nostre aziende che rappresentano una parte fondamentale del tessuto economico cittadino vanno rispettate". In mattinata gli imprenditori avevano inscenato un sit in sotto Palazzo di Città dopo quello di ieri sotto la Prefettura. "La nostra richiesta di parlare con il sindaco Melucci non è stata accolta" dice ancora Greco. Le aziende chiedono un tavolo di confronto che riunisca i diversi attori della complessa vicenda che ruota attorno alla crisi di Acciaierie d'Italia, assicurando alle ditte dell'indotto il pagamento dei crediti da loro maturati. 

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano aveva voluto incontrare ieri pomeriggio in presidenza proprio una delegazione di Aigi. Al termine, il presidente Emiliano ha dichiarato: «Durante la riunione abbiamo avuto contatti sia con il ministro Urso che con il capo del Settore Legislativo del ministero. Ribadisco quello che ho già detto giorni fa rispetto ai crediti che le aziende dell'indotto vantano nei confronti di Acciaierie d'Italia: e cioè che non si tratta di una normale azienda come tante altre che non paga i fornitori. Ma si tratta dell'affittuario di un pezzo di azienda che è di proprietà del Governo italiano. Quindi nel momento in cui ha concesso in affitto questo ramo di azienda e questo ramo di azienda ha provocato questi debiti, lo stesso Governo ha come minimo l'onere morale di soddisfare i crediti. Ci sono strumenti giuridici per farlo, prima però che venga eventualmente dichiarata l'amministrazione straordinaria. Perché qualunque cosa avvenga dopo, dal punto di vista giuridico tutto diventa molto più complesso».

«La Regione Puglia, dunque - ha detto ancora Emiliano - si è resa disponibile a fare da spalla al Governo utilizzando l'avanzo vincolato di amministrazione che, grazie alla buona gestione a una importante solidità patrimoniale, ammonta a più di un miliardo di euro. Una somma che la Regione mette a disposizione del Governo nazionale se dovesse servire. L’eventuale fallimento delle 68 aziende dell'indotto, oltre a far perdere il lavoro a 2400 persone, provocherebbe il blocco delle attività produttive perché mancherebbero tutte le forniture, le manutenzioni, la vigilanza e tutto ciò che serve a far funzionare una fabbrica che non viene gestita con personale interno. Senza pensare ai soldi della cassa integrazione, che lo Stato comunque dovrebbe pagare, e a tutte le imposte e i crediti che queste aziende dell’indotto a loro volta scaricherebbero sui loro fornitori. Un disastro economico oltre che un dramma occupazionale».

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