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L'intervento

L’Archivio di Stato di Taranto: una istituzione da difendere

La preoccupazione della Sezione tarantina della Società di Storia Patria per la Puglia

La sede dell'Archivio di Stato a Taranto

La sede dell'Archivio di Stato a Taranto

Negli ultimi giorni si è diffusa la notizia della drastica riduzione di personale dell’Archivio di Stato di Taranto che, a partire dal mese di febbraio, rimarrà sottorganico per il collocamento in quiescenza di due dipendenti. La situazione, critica da diverso tempo per la mancanza di turn over, si andrà così ulteriormente aggravando, rendendo difficile il normale svolgimento delle attività istituzionali che, come noto, sono tese alla conservazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio documentario di Taranto e dei comuni della provincia.

La Sezione tarantina della Società di Storia Patria per la Puglia, attiva dal 1935, è particolarmente legata all’Archivio di Stato fin dalla sua nascita, nel quale ha avuto sede dal 1972 al 1999, e ritiene doveroso intervenire a sostegno dell’attuale Direzione, sottolineando la necessità che sia restituita dignità a un Istituto che nel corso degli anni ha intessuto intensi rapporti con il territorio e con l’ambiente culturale della città. Sotto questo aspetto giova ripercorrere brevemente le tappe salienti della storia di questa Istituzione culturale. Era il 1° marzo 1947 quando l’Archivio di Stato di Taranto cominciò a funzionare in alcuni angusti locali del Palazzo del Governo, messi a disposizione dall’Amministrazione provinciale. Pur essendo capoluogo di Provincia dal 1923, Taranto tuttavia non disponeva ancora di un luogo dove conservare gli archivi. Ciò aveva comportato la perdita di gran parte della documentazione storica del territorio, al punto che nel 1891 per motivi di sicurezza e ai fini di migliore conservazione, il Sottoprefetto di Taranto dispose che fosse trasferito a Lecce (nell’Archivio Provinciale di Terra d’Otranto) un importante nucleo di pergamene tarantine, che giacevano nei locali del Comune di Taranto (le stesse avrebbero poi fatto ritorno nella loro sede naturale soltanto nel 1994).

Altre gravissime mutilazioni al patrimonio documentale si erano verificate con l’incendio di parte dell’Archivio della Corte d’Assise del Tribunale, nonché durante l’ultimo conflitto bellico a causa del disprezzo e dell’impeto delle truppe straniere occupanti, incuranti dell’importanza delle antiche scritture. Subito dopo la guerra si rese quindi necessario attrezzare uno spazio per conservarvi il materiale cartaceo che era stato possibile salvaguardare. La Sezione tarantina della Società di Storia Patria per la Puglia, allora presieduta dall’avv. Pasquale Imperatrice con il quale collaboravano molti eminenti studiosi (come Egidio Baffi, Ciro Drago, Ignazio Lo Verde e Vito Forleo), sollecitò le autorità affinché anche Taranto potesse disporre di un luogo dove conservare i propri archivi. Finalmente un Decreto del Ministero dell’Interno del 30 ottobre 1946 creò l’istituto archivistico che cominciò a funzionare dal 1° marzo dell’anno successivo.

Archivio di Stato Taranto

Archivio di Stato Taranto

La direzione del nuovo ufficio fu affidata al cav. Giuseppe Vozza, tarantino “verace”, cultore appassionato della ricerca di archivio, già capo ufficio della sezione dell’Archivio di Stato di Foggia. Grazie alla sua opera, con l’appoggio della Sezione tarantina di Storia Patria, il 30 giugno 1947 fece il suo ingresso nell’Archivio di Sato di Taranto la prima raccolta di pergamene tarantine, acquistate in quello stesso anno dalla Soprintendenza Archivistica per le Province napoletane, per conto del Ministero dell’Interno, dall’antiquario napoletano Gaspare Casella e dall’ing. De Gemmis di Bari. Le 55 pergamene (il cui arco temporale si estende dal 1221 al 1776) si sono rivelate fondamentali per lo studio del territorio di Taranto. Dopo questa prima preziosa raccolta confluirono gradualmente in archivio ulteriori versamenti di materiale cartaceo da parte degli Uffici statali ed Enti della provincia fino a costituire un patrimonio storico di inestimabile valore che si è ulteriormente arricchito in prosieguo di tempo. Nel 1956, risultando insufficienti i locali occupati nel Palazzo del Governo, l’Istituto fu trasferito in una sede più idonea all’interno del Palazzo degli Studi, in Via Di Palma, in locali che però nel corso del tempo si rivelarono anch’essi insufficienti e disagiati per il normale svolgimento dell’attività istituzionale. Intanto nei depositi continuavano a confluire importanti fondi archivistici: tra questi, maggiormente rilevanti per le ricerche storiche, si citano gli atti dei notai operanti a Taranto e nei Comuni della provincia.

Queste scritture, versate dall’Archivio Notarile Distrettuale di Taranto, si sono rivelate fonte inesauribile di informazioni sul territorio e in questi anni hanno consentito lo svolgimento di ricerche dal XVI al primo decennio del XX secolo dal punto di vista economico, sociale ed urbanistico, come dimostrano i numerosi studi condotti dai ricercatori che hanno frequentato la sala di studio nel corso degli anni. Estremamente significativi sono anche gli atti di nascita, matrimonio e morte, utili per le frequenti ricerche genealogiche, nonché i catasti, fondamentali non solo per gli studi storici ma regolarmente oggetto di consultazione anche per indagini di tipo amministrativo, e ancora per citarne altri, le carte dell’Ufficio del Genio Civile, della Prefettura e della Questura di Taranto, del Tribunale e di tante altre raccolte documentarie che nel corso del tempo sono state messe a disposizione degli utenti, siano essi studenti, docenti o appassionati allo studio della storia di Taranto e del suo territorio. Il 1975, con la nascita del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali (oggi Ministero della Cultura), nel quale confluirono tutti gli Archivi di Stato, ha rappresentato un punto di svolta per l’Istituto tarantino.

Da quel momento la dotazione organica di personale qualificato e specializzato nelle discipline di “Archivistica, Paleografia e Diplomatica”, oltre a quello appartenente al settore amministrativo e ausiliario, ha permesso all’Istituto di dispiegare compiutamente le proprie funzioni di conservazione, fruizione e valorizzazione del patrimonio documentario. In seguito, con il trasferimento nel 1984 nella più idonea sede di Via Di Palma 4 (già sede del “Corriere del Giorno”), dotata di numerosi e spaziosi ambienti, e sotto la guida dei direttori e delle direttrici succedutisi nel tempo, gli archivisti hanno dato ulteriore impulso all’attività culturale. Oltre a partecipare a seminari e convegni hanno provveduto alla schedatura, ordinamento e inventariazione delle raccolte documentarie, consultando le quali gli studiosi della sala di studio hanno realizzato numerosi lavori sul territorio di Taranto, considerati punto di riferimento per ulteriori ricerche.

La stessa rivista “Cenacolo”, organo ufficiale della Sezione tarantina di Storia Patria per la Puglia, ha inserito nei suoi numeri una grande quantità di saggi, frutto degli studi condotti sui documenti conservati nell’archivio tarantino. Oltre alla consulenza agli studiosi della sala di studio, gli archivisti hanno seguito importanti acquisizioni di archivi pubblici e privati ed hanno svolto un’intensa attività di didattica della storia mantenendo costanti rapporti con la scuola, fino ad impegnarsi nei progetti di alternanza scuola – lavoro, particolarmente frequenti negli ultimi anni. Con la realizzazione di mostre documentarie, spesso anche in collaborazione con le associazioni culturali operanti sul territorio, l’Archivio di Stato inoltre ha sempre reso omaggio a importanti anniversari sia a livello locale che nazionale. Tra le più importanti iniziative si citano la mostra documentaria allestita nel 1989 in occasione del Centenario dell’Arsenale M.M., quella preparata per i “500 anni del Castello Aragonese” nel 1992, la mostra “Sulle orme dei viaggiatori” del 1996, quella realizzata nel 1999 per il Bicentenario della Repubblica partenopea “Siam liberi infine… fonti documentarie sulla nascita delle Repubbliche democratiche del 1799 a Taranto e nel suo territorio”, “Le pergamene dell’Archivio di Stato di Taranto”, allestita nel 1997 per celebrare il Cinquantenario dell’istituzione dell’Archivio di Stato e ancora “Riemerse Taras a cavallo di un delfino 1946-1956”, organizzata nel 2007 per ricordare gli anni della ricostruzione post-bellica.

Archivio di Stato Taranto

Archivio di Stato Taranto

L’Istituto non ha mancato di commemorare altri tre importanti avvenimenti: i 150 anni dell’Unità d’Italia, nel 2011 con “Ė per sorgere un’era novella…” il cui catalogo è stato pubblicato nella rivista “Cenacolo”, organo della sezione tarantina di Storia Patria; il Centenario della Grande Guerra nel 2015 con una mostra dal titolo “1915-1918. Tutti per la Patria”, organizzata con il comitato di Taranto dell’Istituto per il Risorgimento italiano e nel 2016 il Centenario della nascita di Aldo Moro con “Taranto città a me cara…” Moro e Taranto: dagli anni della giovinezza alle visite istituzionali. Questi, in estrema sintesi, sono stati gli anni caratterizzati da un grande fervore culturale animato in archivio da personale adeguato per numero e competenze che è riuscito ad affrontare anche le sfide importanti provenienti dall’evolversi dei tempi. Negli ultimi anni con l’avvento dell’informatica anche il personale dell’archivio tarantino ha dovuto adeguarsi alle nuove disposizioni: è stata creata la pagina web dell’Istituto, è stata inserita nel Sistema Informativo degli Archivi di Stato (Sias) la descrizione di buona parte del patrimonio documentario per consentire agli utenti remoti di conoscere quali sono i fondi archivistici presenti nell’Istituto tarantino.

Negli ultimi anni oltre al normale svolgimento delle attività di sala di studio e di carattere amministrativo sono aumentate le richieste, inviate per posta elettronica, di atti di nascita, provenienti in particolare dall’America latina per il riconoscimento della discendenza italiana, accresciute le visure catastali in conseguenza delle nuove norme varate dal Governo e le istanze per ricerche sugli estratti matricolari a fini pensionistici oltre che per motivi di studio. Risultano quindi ancora numerose le incombenze per il personale, che d’altronde però ormai è ridotto a poche unità, in quanto con il trascorrere del tempo gran parte dei dipendenti è andato in pensione senza avere avuto la possibilità di trasmettere le conoscenze accumulate in tanti anni di attività e la passione per le antiche scritture a una nuova generazione di archivisti che, se fosse introdotta nell’Archivio, potrebbe continuare il lavoro iniziato tanti anni or sono e offrire alla comunità ionica ulteriori prospettive di crescita storica e culturale.

Consiglio Direttivo
Sezionale Storia Patria Taranto

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