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Il caso

Emissioni, il Noe dei carabinieri in fabbrica per acquisire documenti

Riflettori su cokeria e benzene. Intanto ArcelorMittal sembra aprire ad una ripresa del dialogo con il governo

Acciaierie d'Italia

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Hanno varcato i cancelli dello stabilimento siderurgico per acquisire documenti relativi alle emissioni, in particolare in zona cokeria e rispetto al benzene. I carabinieri del Noe, Nucleo operativo ed ecologico, sono entrati nell’ex Ilva per dare seguito a un ordine di acquisizione di documenti disposto dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo. Una iniziativa che sarebbe da considerare nell’ambito di una inchiesta che ipotizza i reati di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose, e che cade in giorni decisamente particolari per l’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia.

Dopo il brusco epilogo del confronto col governo a Palazzo Chigi, Arcelor Mittal ha fatto sapere di essere favorevole all’acquisizione degli impianti (ora in affitto) e di voler proseguire la collaborazione col governo italiano a patto di mantenere una governance condivisa di Acciaierie d’Italia. Una apertura, quindi, di fronte alla prospettiva che si vada verso l’amministrazione straordinaria. Come riferiscono agenzie nazionali, fonti legali vicine ad Arcelor Mittal fanno sapere che Am è «favorevole al versamento da parte di Invitalia di ulteriori 320 milioni di euro di capitale fresco per supportare le operation di AdI, con la propria conseguente diluizione al 34%». La multinazionale, che attualmente possiede il 68% della società (il restano 32% e di Invitalia), si dice anche favorevole all’acquisizione degli impianti da Ilva in amministrazione straordinaria che era originariamente prevista per maggio 2022 e in seguito posticipata a maggio 2024. Le stesse fonti fanno sapere che al momento dell’investimento di 400 milioni in AdI da parte di Invitalia, pari al 38% della società, avvenuto nella primavera del 2021, ArcelorMittal ha accettato di condividerne il controllo e la governance al 50% sulla base dell’impegno a erogare misure di supporto pubblico fino alla concorrenza di 2 miliardi di euro.

A oggi, tuttavia, secondo quanto riferiscono le fonti vicine ad Arcelor Mittal, solo 350 milioni di misure pubbliche sono state erogati da Invitalia e dal Governo italiano. Peraltro, sostengono sempre le stesse fonti, la proposta di anni migliaia di lavoratori vivono nell’incertezza per il proprio reddito. I numeri della cassa integrazione sono impressionanti e le aziende dell’indotto non vedono riconosciuti i propri crediti e rischiano la definitiva cessazione dell’attività. Ambientale, perché è di pochi giorni fa l’ennesimo episodio di slopping, ricorrenti sono le denunce delle associazioni ambientaliste in merito allo sforamento dei limiti delle emissioni mentre si sono perse le tracce del Piano per le bonifiche. Rapporti scientifici hanno riconosciuto l’impatto nefasto sulla salute Invitalia di funding e diluizione al 34% di ArcelorMittal, prevede anche la cessazione del controllo condiviso al 50% tra i due soci. Controllo condiviso del quale invece oggi beneficia Invitalia. La cessazione del controllo condiviso, secondo Am, andrebbe «in direzione contraria a tutte le interlocuzioni avvenute», mentre Am «si sarebbe aspettata invece di poter continuare a esercitare il ruolo di partner industriale di Invitalia, con il medesimo status di controllo al 50% anche a pesi azionari invertiti». «In quest’ottica - si conclude - ArcelorMittal conferma la volontà di collaborare con il Governo italiano a livello tecnico e tecnologico per la decarbonizzazione e la transizione ambientale dell’azienda».

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