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La vertenza Acciaierie d'Italia

«Rischio distruzione della siderurgia italiana»

La preoccupazione di Federmanager dopo la rottura tra Governo e Mittal

L'ex Ilva

L'ex Ilva ora Acciaierie d'Italia

Anche Federmanager esprime una profonda preoccupazione per le sorti degli stabilimenti di Acciaierie d'Italia. Un preoccupazione che si estende alla sorte della siderurgia italiana in generale, all'indomani della rottura tra Governo e Arcelor Mittal.

«Dopo aver letto la nota di Palazzo Chigi ed alcune conseguenti reazioni (una delle quali - per il vero - cade nell’errore di ridurre l’importo dell’impegno finanziario già sostenuto e che si è detto ulteriormente disposto a sostenere il Socio Pubblico e di dare - invece - per certo l’importo che il socio privato assume di aver sborsato) - dichiara Michele Conte, presidente di Federmanager -  pensiamo di aver compreso  che il “tavolo” da Palazzo Chigi si trasferirà nelle aule di un Tribunale , probabilmente quello delle “imprese” di Milano».

«Se così dovesse essere - osserva Conte - rilevando  come si siano persi almeno 6 mesi nel tenere aperto un canale di trattativa (sfociato in un ancora non noto MOU, sottoscritto tra rappresentanti del Governo e del socio di maggioranza di Acciaierie d’Italia) e dopo aver già espresso – anche più di recente – quale sia  la nostra posizione in merito allo strumento da adottare, per il tempo strettamente necessario, che garantisca la “continuità aziendale” (tanto più se affidata almeno ad un siderurgico di provata provenienza dalla siderurgia a ciclo integrale”) e per comporre un “quadro certo” utile, in prosecuzione, sia per il Socio Pubblico che per un futuro auspicato nuovo socio industriale, confidiamo che Invitalia e il team dei suoi legali (in ovvio accordo con il Governo), pur dovendosi destreggiare in un lungo estenuante contenzioso (che comunque non mancherebbe qualsiasi dovesse essere la soluzione adottata), sappiano prescegliere la strada che non imbrigli la società e principalmente l’operatività dei suoi stabilimenti ed enti di staff in una inestricabile rete che temiamo sia l’obiettivo finale di chi vorrebbe, giocando su più “parti” del tavolo  ed in barba ai più elementari principi  (che vorrebbero le parti libere da “conflitti di interesse” e dell’ipocrita già praticato salto sul carro del vincitore), la siderurgia primaria italiana o definitivamente fuori dai giochi o esserne l’eminenza grigia, dopo averne determinato l’attuale situazione di sudditanza e debolezza».

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