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Il fatto

Eliporto in un resort, indagato il Commissario dei Giochi del Mediterraneo

Massimo Ferrarese si difende: nessuna struttura abusiva

Giochi del Mediterraneo

Massimo Ferrarese, commissario dei Giochi del mediterraneo

«L’aspetto paradossale di tutta questa vicenda è quella di aver scambiato un semplice pavimento per un grande eliporto. Tutta questa storia è nata per un mio eccesso di zelo: con il progettista incaricato dell’opera abbiamo presentato una “scia” per pavimentare un terreno di una grande villa e rimodernare e rimettere in funzione una vecchia piscina abbandonata da almeno trent’anni».

E’ visibilmente amareggiato Massimo Ferrarese, commissario per la realizzazione delle opere e presidente del Comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo Taranto 2026, al quale nelle scorse ore è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini dalla Procura di Brindisi per due presunti abusi edilizi nella fase di realizzazione del "Lena Resort" a Oria (in provincia di Brindisi) della società di cui lo stesso Ferrarese è amministratore unico.

Il primo abuso contestato è quello che riguarda appunto la realizzazione di un vero e proprio eliporto a servizio del Resort. «Ma quale eliporto?», si chiede il Commissario Ferrarese. «è un semplice pavimento e in tre anni di attività della struttura non è mai atterrato nessun elicottero. La H disegnata era una presenza “scenica”, passatemi il termine. Il pavimento realizzato, tra l’altro della dimensione di meno della metà di quello esistente in altra zona della villa che abbiamo rimosso, perché potrebbe essere utilizzato per la vendita delle palme, in modo poterle issare sui mezzi che venissero a caricarle.

Il mio progettista –prosegue Ferrarese – ha ritenuto fosse necessaria solo la “scia” e non una richiesta di autorizzazione paesaggistica. Del resto l’unico vincolo presente è quello che riguarda la possibile violazione del cono visivo del Castello di Oria distante circa 3 chilometri. Ma che tipo di violazione del cono visivo avremmo mai potuto commettere con un semplice pavimento a terra?».

La seconda contestazione mossa dalla Procura di Brindisi riguarda la piscina. «Questa cosa mi ha fatto rimanere allibito – afferma Massimo Ferrarese -, visto che si trattava di una piscina esistente dai primi anni ’70, abbandonata per decenni e che abbiamo inoltre ridotto come dimensione nel riportarla in vita. Pensi che dagli anni ’70 ad oggi si sono susseguiti ben tre condoni. Se avessero pensato che fosse non a norma, i vecchi proprietari avrebbero potuto sanarla con poche lire».

Dopo la contestazione della chiusura delle indagini, scattano i venti giorni per i due indagati (oltre al Commissario Ferrarese, risulta coinvolto anche il progettista Massimo Moretto) per presentare le proprie memorie difensive. Ma su questo Ferrarese si mostra fiducioso di poter dimostrare la propria assoluta buona fede e l’aver rispettato leggi e regolamenti urbanistici.

«È un paradosso - conclude -, sono indagato per aver realizzato un pavimento meno della metà del preesistente che avevo fatto smantellare e per aver ridotto di 60 mq una piscina esistente da 50 anni».

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