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La crisi del Siderurgico

Acciaierie d'Italia, nasce il "fronte del nord"

L'asse tra Toti (Liguria) e Cirio (Piemonte)

L'ex Ilva

Acciaierie d'Italia

Il Piemonte chiama, la Liguria risponde. Sulla crisi di Acciaierie d'Italia, che ha come epicentro il siderurgico di Taranto, si compatta un asse tra le due regioni del Nord che ospitano impianti satellite di quello pugliese, e cioè Cornigliano (Genova) da una parte e Novi Ligure (provincia di Alessandria) dall'altra. «C'è bisogno di coordinare le nostre azioni e lo abbiamo fatto sempre quando il governo ci ha convocato. Ilva resta sempre sui nostri radar e monitoriamo con grande attenzione quello che accade» sono le parole pronunciate dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, a margine di una conferenza stampa, commentando l'appello del suo omologo piemontese Alberto Cirio a compattarsi sulla vertenza ex Ilva. Toti non ha potuto non ricordare però come il vero nodo della questione sia a Sud, a Taranto: «Come è noto, Ilva ha un perno centrale che è quello della produzione dello stabilimento di Taranto ed è lì che bisogna risolvere tutti i nodi ancora intrecciati», ha ricordato Toti.

Giovanni Toti

«Gli stabilimenti di Genova e Novi Ligure lavorano materia che arriva da Taranto. Credo che le Regioni debbano fare il loro: noi saremo sempre a disposizione e bene ha fatto il governatore Alberto Cirio a ricordare che possiamo agire di concerto sul governo per chiedere interventi che servono per salvare l'acciaio nel nostro Paese»Secondo Toti, comunque, «il tema delle politiche industriali nazionali e quello di una politica fondamentale come l'acciaio è tutto nazionale. Siamo a disposizione del governo per dare tutto il supporto possibile, ma - ha sottolineato il presidente della Liguria- occorre sciogliere il nodo dello stabilimento di Taranto, del suo finanziamento, dell'azionariato, della guida e del socio industriale di quella azienda e poi tutti i temi ambientali ancora aperti in quello stabilimento».

L'ultimatum dei sindacati

Il governo decida di assumere il controllo di Acciaierie d'Italia, estrometta Mittal e affidi ad un altro partner industriale il futuro della gestione dell'ex gruppo Ilva. E' questo l'ultimatum che Fim Fiom e Uilm hanno inviato oggi al governo in una conferenza stampa tenuta in piazza, di fronte a palazzo Chigi in attesa del nuovo confronto convocato dalla presidenza del Consiglio per il 20 dicembre prossimo, alla vigilia di quella che dovrebbe essere, dopo 3 rinvii consecutivi, l'assemblea risolutiva per Acciaierie d'Italia e il futuro, oltre che della produzione del gruppo anche di circa 20 mila lavoratori, tra diretti e indiretti.

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