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La storia
01 Dicembre 2023 - 06:55
A destra Francesco Bruno
Avere in tasca una laurea in servizi sociali, entrare come motorista per turboreattori in Arsenale, passare per gli archivi della Meccanica Navale e poi ritrovarsi ad essere l’anima della Mostra Storica dello stabilimento militare inaugurato nel 1889.
Francesco Bruno della mostra storica dell’Arsenale è stato il pilastro per almeno una decina d’anni. Visite guidate a migliaia di tarantini e non che di quello stabilimento il più delle volte conoscono molto poco. E lui, Francesco, ha saputo sprigionare la sua passione, le sue conoscenze, per trasmettere soprattutto il valore di tanti operai, gli eroici arsenalotti che hanno fatto la storia di un pezzo della Città. Una storia emozionante, che in questi anni è riuscita a coinvolgere anche le centinaia di studenti che hanno visitato la mostra ignari di quanto fosse conservato al di là del muraglione. Oggi che è andato in pensione, Francesco Bruno quell’enorme patrimonio immateriale fatto di storia e di storie ama distillarlo per continuare a lasciare traccia del suo lavoro e, soprattutto, di quelle gloriose officine. «La mostra – racconta a TarantoBuonasera – è sì la storia dell’Arsenale, ma è soprattutto la testimonianza della vita di gente semplice e operosa. Vecchi operai, autentici maestri di bravura indiscutibile, esempi di dedizione al lavoro e di orgoglio del lavoro ben fatto».
Francesco Bruno nel suo lavoro di guida della Mostra Storica dell’Arsenale
E non era facile, per i novizi, stare accanto ai maestri: «Non ti passavano subito il mestiere. Ci voleva tempo, ma ti insegnavano a lavorare, ti colpiva il loro entusiasmo per la bravura nel trovare soluzioni. Il primo impatto di Francesco con un maestro fu tutt’altro sc he semplice: «La prima volta fui mandato a bordo di Nave Lupo per riparare l’apertura/chiusura di un forno da pane. Obiettai di essere un motorista, ma il maestro mi rimproverò. Allora dissi che mi servivano delle chiavi per eseguire la riparazione e lui di rimando: “Te le devi fare da solo” e mi diede una lastra di metallo arrugginita. Trascorsi una giornata infermale a sagomare e ripulire quel pezzo di metallo per farne una chiave. Alla fine riuscii ad eseguire il lavoro a bordo. Al rientro consegnai la chiave la maestro che mi sorrise e mi disse: “È tua”. Quello fu un grande insegnamento e quella chiave la conservo ancora come una reliquia. C’erano delle regole non scritte che dovevi osservare: il capo operaio dovevi rispettarlo, non potevi contestarlo, ma davanti alla sua autorevolezza non ti sentivi affatto sminuito». I racconti e gli aneddoti di Bruno sono come il piacere di sfogliare e gustare un libro di storia, pagina dopo pagina.
«Sono entrato in Arsenale nel 1983. La mia generazione era quella che andava a sostituire operai con un basso livello di scolarizzazione, per questo entrammo con un pizzico di boria che però ti passava presto non appena prendevi contatto con l’esperienza e la maestria di quei vecchi operai. Tutta gente che ha fatto studiare i figli a prezzo di enormi sacrifici; c’era persino chi portava a casa la propria razione di pane della mensa. Ecco, calato in quella realtà capii che non potevo più tornare a fare il mio lavoro precedente di assistente sociale. Per l’Arsenale, la sua storia, gli arsenalotti, ho provato un amore infinito».
Non mancavano personaggi pittoreschi: «La prima volta che entrai a mensa, tutto intimidito, fui colpito dal fatto che gli operai si accomodavano a tavola con le loro tute sporchissime. Vidi un tizio enorme che tirò fuori dalla tasca un coltellaccio e lo usò a mo’ di stuzzicadenti per pulirsi i denti. Sembrava un pirata!». Tanta storia e tanta gloria meritavano di essere raccolte e raccontate, anche se ci sono voluti anni prima di comprendere che l’Arsenale meritava una mostra tutta sua. «Fino agli anni ’70 si buttava via tutto. La svolta ci fu con l’arrivo del colonnello Alfonso Camposarcone, che era stato in America dove la storia veniva valorizzata, non buttata via. Così nel 1979 fu inaugurata la nostra Mostra Storica: un grande lavoro di squadra per il quale mi piace citare, fra gli altri, Lorenzo Filomena, ora in pensione anche lui, e il team dedicato alla fotografia, ai video, agli eventi, con Franzi Baroni. Con la mostra abbiamo continuato a superare tanti luoghi comuni che pesano sull’Arsenale».
Ma oggi quale futuro si può immaginare per l’Arsenale? «La forza dell’Arsenale è nel suo passato. Oggi si cercano nuove strade, io spero che venga riaperta la Scuola Allievi Operai che è stata la spina dorsale dello stabilimento, è stata la scuola che ha preparato maestranze di eccelsa bravura ammirati anche all’estero. Ecco, spero che tanto lavoro e tanta passione non vadano dispersi. Se continuerò a seguire la mostra? Vediamo… per ora voglio godermi un po’ di tempo libero»
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