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Il Siderurgico

«L'ex Ilva rischia di spegnersi»

L'allarme della Fiom alla Camera dei Deputati

ex-ilva

L'ex Ilva di Taranto

"C'è il rischio sempre più concreto di cessazione, invece che di transizione green degli stabilimenti di Acciaierie d'Italia. In tutti gli impianti non ci sono gli investimenti necessari per il mantenimento e l'implementazione della produzione. L'obiettivo di 6 milioni tonnellate è ampiamente disatteso, assistiamo ad una progressiva riduzione della produzione a Taranto che potrebbe portare a realizzare meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio. Una parte consistente dei lavoratori che dovrebbero occuparsi delle manutenzioni ordinarie e straordinarie degli impianti sono in cassa integrazione. Si determinano, pertanto, rischi quotidiani per la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e per l'ambiente".

Questo l'allarme lanciato oggi da Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil, intervenendo in audizione alla X Commissione Attività produttive della Camera. Per il leader dei metalmeccanici della Cgil, "Il comportamento dell'azienda è di non riconoscimento dell'accordo del 2018, che è invece punto di riferimento e di regolazione dei rapporti tra organizzazioni sindacali, Governo e azienda. Al momento non abbiamo un interlocutore con cui discutere e in grado di poter prendere delle decisioni. Domani, giovedì 23 novembre, si riunirà l'assemblea dei soci che deve decidere di uscire da questa situazione di incertezza. La mancanza di liquidità rischia di far fermare definitivamente gli impianti. Chiediamo l'intervento del Governo per porre fine ad una situazione che sta conducendo Acciaierie d'Italia e la siderurgia italiana ad un punto di non ritorno".

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