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Il dibattito

«Università di Taranto, obiettivo legittimo»

L’intervento di Giuseppe Stea sulla proposta lanciata, dalle colonne di Taranto Buonasera, da Riccardo Pagano

La sede di Taranto dell'Università

La sede di Taranto dell'Università

Fa bene il prof. Riccardo Pagano, concludendo il suo articolo dal titolo “Università di Taranto: una battaglia di civiltà”, ad auspicare che, partendo da esso, si sviluppi un dibattito. Un dibattito che, a mio parere, per essere utile e fruttuoso, non può che partire dai dati della realtà universitaria attuale a Taranto, elencati con puntigliosità dal prof. Pagano, e non come se si dovesse partire da zero; perché la sensazione che si avverte, leggendo qualche intervento sull’Università, è proprio questa: che si sia all’anno zero.

Mi trova d’accordo l’idea di fissare tra gli obiettivi prioritari quello di avere l’Università di Taranto; un obiettivo assolutamente legittimo per quella che, attualmente, è la 19^ città italiana per popolazione ed ha un ruolo strategico di carattere nazionale da oltre un secolo. Questo deve essere il livello di consapevolezza da cui partire; pienamente consapevoli, cioè, della dimensione, da tutti i punti di vista, della città di Taranto. La mia impressione, da tempo, è che in pezzi significativi delle classi dirigenti (preferisco utilizzare la dizione gramsciana “classi dirigenti” rispetto ad un’onnicomprensiva “classe dirigente” che annulla, in un tutto indistinto, differenze e sensibilità diverse che, invece, esistono eccome) tarantine non ci sia piena consapevolezza dell’importanza dell’istituzione universitaria a Taranto. Istituzione che, nella sostanza, viene vista come qualcosa “a sé stante”, che non necessariamente debba vivere in simbiosi con il resto della società tarantina; da ciò scaturisce una certa “pigrizia” nel coinvolgere l’Università stessa nelle scelte strategiche e strutturali del presente e del futuro di Taranto: cosa che invece dovrebbe essere, a mio parere, la norma nel Governo (non solo nell’amministrazione, quindi) della Città.

Governo a cui concorrono, in maniera singola o associata, sia Enti pubblici che Associazioni private. Questo è il primo degli aspetti su cui intendevo porre l’attenzione, per cercare di dare un contributo al dibattito auspicato dal prof. Pagano. Il secondo aspetto che vorrei mettere in evidenza, parte da una domanda: se da settori significativi della Città non emerge un complessivo disegno unitario che coinvolga, strategicamente e costantemente, l’Università nella vita della Città, vi è, nel contempo, da parte dell’Università stessa una volontà, un disegno strategico che punti a coinvolgere nelle proprie attività quanto nella società tarantina si muove, in maniera significativa, al di fuori delle “sedi accademiche”? La mia impressione (e come tale la pongo, in assenza di una ricerca approfondita da parte mia) è che l’Università (mi rendo conto che l’uso di tale termine rischia di connotare di genericità la mia riflessione; ma mi sembra praticamente obbligato far riferimento all’istituzione in quanto tale) si muova, sostanzialmente e complessivamente, avendo come orizzonte il recinto del proprio “ambito accademico”.

Insomma, volente o nolente, finisce col fare il paio con quanto dicevo prima rispetto all’atteggiamento di settori delle “classi dirigenti” tarantine. Col risultato, drammatico, che veniva sottolineato dal prof. Pagano: quello della “fuga” di tantissimi giovani da Taranto, in primo luogo di quelli più bravi e preparati; ma anche, aggiungo io, di un riflusso nel privato di energie meno giovani. Insomma: Taranto ha bisogno dell’Università; L’Università ha bisogno di Taranto. Perché si fondano pienamente le due realtà, è, a mio parere, essenziale e decisivo rompere, dall’una e dall’altra parte, le paratie stagne che tale simbiosi hanno reso difficile, se non addirittura impossibile, nel corso di questi decenni (perché di decenni bisogna parlare).

Giuseppe Stea

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