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L'appello

Università di Taranto: una battaglia di civiltà

Taranto è tra i pochi capoluoghi a non avere una propria università

La sede di Taranto dell'Università

La sede di Taranto dell'Università

La notizia dell’atto di indirizzo della Regio­ne Puglia per lo stanziamento di 52 milioni di euro per il reclutamento di professori e ricercatori per il futuro Dipartimento Bio­medico jonico a Taranto non può che ri­empire di gioia chi, come il sottoscritto, da tanti anni ormai segue le vicende universi­tarie per la città jonica, anche in ruoli da protagonista.

Proprio lo stanziamento di risorse regionali così importanti, tuttavia, deve far avviare una riflessione seria e propositiva per la presenza universitaria a Taranto in prospet­tiva di una università di Taranto.

Cerchiamo di fare il punto sulla situazione universitaria a tutt’oggi.

Dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro attualmente noi abbiamo:

- Dipartimento jonico Taranto con 6 corsi di laurea e circa 60 docenti strutturati (lau­rea magistrale a ciclo unico Giurispruden­za; laurea triennale in Scienze giuridiche per l’immigrazione, i diritti umani e l’in­terculturalità; laurea triennale Economia e amministrazione delle aziende; laurea ma­gistrale in Strategie d’impresa e manage­ment; laurea triennale in Scienze e gestione delle attività marittime; laurea magistrale Scienze strategiche marittimo-portuali (in­terateneo con Politecnico di Bari).

- Dipartimento di Chimica Bari (laurea triennale in Scienze ambientali);

- Dipartimento di informatica Bari (lau­rea triennale in Informatica e comunicazio­ne digitale);

- Dipartimento di Medicina veterinaria Bari (laurea triennale in Scienze delle pro­duzioni e delle risorse del mare);

- Dipartimento di Informatica (laurea magistrale in Sicurezza informatica).

Area Medica:

- Professioni sanitarie (Corso di laurea in Tecniche della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro; Corso di Laurea in Fisioterapia; Corso di Laurea in Infermieri­stica anche presso scuola sottufficiali).

- Corso di laurea in Medicina e chirur­gia;

- Corso di laurea magistrale in Scienze e Tecniche dello Sport.

Politecnico di Bari:

- Lauree Triennali (Ingegneria civile e ambientale; Ingegneria dei sistemi aerospa­ziali; Ingegneria industriale e dei sistemi navali; Ingegneria informatica e dell’auto­mazione).

- Lauree magistrali (Ingegneria elettroni­ca; Ingegneria meccanica; Ingegneria per l’ambiente e il territorio).

Come si può notare si tratta di una offerta formativa importante e qualificata anche in linea con le “vocazioni” del territorio joni­co.

Ora, però, come anticipavo occorre fare una riflessione sul futuro dell’università a Ta­ranto. 

Innanzitutto, c’è da dire che non partiamo dall’anno zero perché, come abbiamo vi­sto, c’è già una buona presenza di corsi di laurea. È da questa premessa che bisogna partire. Il discorso sull’università va contestualiz­zato alle politiche dello sviluppo di Taranto e della sua provincia.

L’amministrazione comunale è impegnata nell’Ecosistema Taranto, ovvero nella tran­sizione della città verso orizzonti produtti­vi non solo legati alla grande industria, ma anche turistici, culturali, enogastronomici, mobilità sostenibile.

Insomma, l’amministrazione comunale, in primis il Sindaco Rinaldo Melucci, punta ad una città green, smart, altamente tecno­logica e soprattutto vivibile e godibile.

Le politiche di sviluppo dell’area jonica hanno bisogno di personale altamente qua­lificato che possa accompagnare questo iti­nerario con scelte oculate e qualificate.

Già per questo è ovvio ribadire che la pre­senza universitaria è fondamentale. Ma non solo per questo.

Si, c’è dell’altro e non è da trascurare. Le indagini dell’Istat mettono in evidenza la fuga dei giovani dal Sud, neanche Taranto, purtroppo è esente da questo fenomeno mi­gratorio. Trattenere i giovani, qualificarli, è ineludibile per una Città che voglia struttu­ralmente progredire.

La presenza universitaria sempre più mas­siccia a Taranto non può che favorire il permanere di giovani in Città. Se i giovani restano a Taranto non solo possono essere protagonisti del cambiamento, ma possono anche ridare senso di comunità, di apparte­nenza e soprattutto di proiezione nel futuro vivendo bene il presente.

Inoltre, la presenza dell’Università favori­sce la crescita culturale, apre spazi di con­fronto, dà margini di dibattito sempre più ampi. E come non vedere poi la necessità di una osmosi continua tra alta formazione e amministrazione della cosa pubblica.

I giovani qualificati entrano con regolari concorsi nelle amministrazioni pubbliche, offrendo il loro apporto e migliorando i servizi ai cittadini.

Se tutto questo è vero, allora bisogna im­pegnarsi perché la presenza universitaria a Taranto sia sempre più numerosa con i corsi di laurea. Ma non basta!!! La comunità ta­rantina deve pretendere una propria univer­sità. Sì, Taranto è uno dei pochi capoluoghi di provincia con quasi 200 mila abitanti a non avere una propria università. È arrivato il momento di non accettare più discorsi al ribasso.

L’appello per una università di Taranto da realizzare da qui a qualche anno è rivolto a tutte le forze politiche locali sia di maggio­ranza sia di opposizione.

La richiesta per una università di Taranto è una battaglia di civiltà. Non ci si deve tirare indietro da parte di nessuno.

Come fare? La mia proposta è che si costi­tuisca un comitato tecnico-scientifico che elabori un progetto di università per Taran­to e che lo sottoponga alle forze politiche. Sarà la cartina di tornasole per valutare chi veramente ha a cuore le sorti di una comu­nità come quella tarantina che per anni è stata sacrificata sull’altare di una produzio­ne strategicamente utile all’Italia, ma spes­so dannosa per la salute pubblica.

Mi auguro che questo appello non cada nel vuoto e che si apra un dibattito

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