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Andrea Abodi
15 Novembre 2023 - 06:30
Il ministro Abodi all'inaugurazione del Festival della Cultura Paralimpica, a Taranto
«Dobbiamo rincorrere il tempo ma faremo in tempo». Il ministro dello sport Andrea Abodi ostenta ottimismo sul destino dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026. Il Festival della Cultura Paralimpica è l’occasione per fare il punto sulla manifestazione che tante ansie sta procurando rispetto alla possibilità di una sua piena riuscita.
«Il presupposto - ha detto Abodi - è la coesione, la collaborazione, il rispetto reciproco e il gioco di squadra. Se prevarranno questi sentimenti le difficoltà le affonteremo e le supereremo e saranno grandi Giochi del Mediterraneo, ben oltre la dimensione sportiva».
«Le donne e gli uomini del Comitato Organizzatore - ha aggiunto il ministro - dimostreranno che c’è volontà e capacità di fare questi Giochi e sarà un’edizione fantastica».
Michele Emiliano e Luca Pancalli al Festival della Cultura Paralimpica
Decisamente più amare le parole del presidente della Regione, Michele Emiliano: «Noi siamo la mamma dei Giochi del Mediterraneo perché li abbiamo ideati e organizzati e abbiamo lavorato bene con i governi precedenti. Poi di fronte al rischio che qualcuno tagliasse in due il nostro bambino abbiamo preferito lasciarlo alla madre falsa pur di far sopravvivere il bambino piuttosto che rivendicarlo. Questo fa parte della nostra cultura di governo e della nostra cultura istituzionale. Siamo pronti a collaborare, anche se dubito che ci chiederanno molto perché conosco troppo bene i protagonisti di questa vicenda per avere aspettative positive».
Più in generale, Emiliano ha ricordato proprio la genesi dei Giochi, a proposito del Festival inaugurato dal presidente Sergio Mattarella:
«Quando la Regione ebbe l’idea di organizzare i Giochi a Taranto e riuscimmo ad ottenerne l’organizzazione dal Comitato Internazionale sapevamo che non sarebbe stato solo un evento sportivo e la manifestazione di oggi ne è un esempio. Il presidente Mattarella ha capito che la sua presenza sarebbe stata importante, sfondando il limite della competizione sportiva. Taranto ha bisogno di essere trattata con gentilezza e senza tradimenti e ha bisogno del sostegno dello Stato perché questa città ha fatto tantissimo dalla seconda guerra mondiale ad oggi: si è sacrificata per la guerra, per l’acciaio, per la base militare e per reggere la complicata crisi sociale legata all’Ilva. Per questo Taranto merita tanto».
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