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Il caso
12 Ottobre 2023 - 15:03
Operai dell'ex Ilva (foto d'archivio)
Il Giornale rilancia, anzi raddoppia. Se fino a qualche giorno fa il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti aveva agitato lo spettro dell’amministrazione straordinaria, questa volta l’epilogo che viene prefigurato è addirittura quello della liquidazione di Acciaierie d’Italia.
«Secondo fonti di governo - scrive Il Giornale - in un primo tempo ci sarebbe stata l’ipotesi dell’amministrazione straordinaria (con il coinvolgimento in un secondo tempo di una possibile cordata alternativa a cui stava lavorando il ministro delle Imprese Adolfo Urso), ma ora ci sarebbe addirittura un dossier che prevede la nomina di un commissario liquidatore. Ovvero, di un traghettatore verso la chiusura del siderurgico di Taranto così come lo conosciamo. Una estrema ratio che sarebbe la diretta conseguenza della distanza che separa i soci, ormai indisponibili a impegnarsi finanziariamente».
Una previsione nera, determinata, secondo il Giornale, dal muro che separerebbe la componente pubblica (lo Stato attraverso Invitalia al 38%) e la parte privata (Arcelor Mittal al 62%). Sempre secondo quanto riporta il quotidiano, sarebbe stata persino annullata la convocazione del consiglio di amministrazione proprio a causa di questa “distanza” tra i due soci.
Nel frattempo non si ha più alcuna notizia di Franco Bernabé. Il presidente della società, infatti, nelle scorse settimane avrebbe rimesso il proprio mandato nelle mani del governo. Ma anche su questo fronte è calato il silenzio.
Inutile negare che a Taranto queste notizie finiscono per seminare il panico. Proprio lunedì scorso, infatti, c’è stata la manifestazione delle imprese dell’indotto, allarmate dallo spettro dell’amministrazione straordinaria e quindi dalla sinistra prospettiva, come accaduto nel 2015, di veder andare in fumo i crediti avanzati. Sarebbe una disfatta.
La protesta di A.I.G.I., l’associazione che raggruppa le imprese dell’appalto, è stata tuttavia fortemente criticata dalla Fiom, che ha accusato A.I.G.I di aver taciuto «sull’attuale gestione del privato responsabile di aver portato lo stabilimento siderurgico in una fase di criticità sia in termini di produzione che di interventi manutentivi». Insomma, un clima che definire teso è poco e che negli ultimi giorni si è pure surriscaldato per lo scontro tra il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, e la stessa Acciaierie d’Italia che della Federacciai fa parte.
Intanto, le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm con i rispettivi segretari Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, hanno scritto al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al Sottosegretario Alfredo Mantovano. «Considerate la grave crisi del gruppo siderurgico, l’insostenibile questione sociale e la mancanza di tempo disponibile - scrivono - è necessaria una soluzione immediata prima che la situazione diventi irreversibile». Benaglia, De Palma e Palombella definiscono inoltre «poco credibile la gestione di Acciaierie d’Italia con una governance a maggioranza ArcelorMittal» e ritengono che il confronto con le organizzazioni sindacali debba essere «indispensabile e deve essere sostanziale per costruire le migliori scelte che diano un futuro di rilancio sostenibile dell’intero gruppo ex llva». Il 16 ottobre, quindi si terranno presidi davanti a tutte le Prefetture delle città interessate dalla presenza del gruppo siderurgico. Il 20 ottobre, invece, sciopero di 24 ore in tutti gli stabilimenti del gruppo con corteo a Roma fino a Palazzo Chigi.
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