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Il fatto

Duro colpo alla pesca di frodo: 150 chili di oloturie restituite al mare

In azione la Capitaneria di porto

Le oloturie sequestrate

Le oloturie sequestrate

Nel corso di una specifica attività di vigilanza in Mar Piccolo e alla luce di relativa segnalazione pervenuta nella mattinata di oggi, indicante sospetti movimenti di subacquei nei pressi di viale del Tramonto a Taranto, gli uomini della Capitaneria di Porto di Taranto hanno proceduto al sequestro di un ingente quantitativo di “cetrioli di mare” - specie protetta in Italia già a partire dal 2018 - ammontante a circa un quintale e mezzo.

Gli esemplari, risultanti ancora in vita sono stati poi reimmessi nel loro habitat naturale.

L’attività in questione, si inserisce, nel solco di una più ampia e vasta operazione di tutela della filiera su vasta scala che ha visto gli uomini della stessa Capitaneria di porto di Taranto, impegnati da giorni in una complessa serie di capillari accertamenti condotti nell’intero territorio della Provincia.

Nonostante il rapido intervento di un gommone con a bordo i militari della locale Autorità Marittima, in un primo momento nulla di sospetto è stato rilevato a pelo d’acqua.

Tuttavia, pattugliando con insistenza il basso fondale oggetto della precedente segnalazione, gli operatori della Capitaneria sono riusciti a scorgere due grosse ceste ricolme del prezioso organismo marino, nascoste tra la posidonia, che sicuramente sarebbero state recuperate dagli stesso pescatori senza scrupoli con il favore dell’oscurità notturna.

Le ragioni del divieto della pesca delle oloturie sono da ricercare nell’incremento esponenziale della relativa cattura negli ultimi anni, per la successiva esportazione verso i paesi orientali dove rappresentano un alimento “di lusso” nella cucina tradizionale, con utilizzi anche nel settore farmaceutico e cosmetico.

Le oloturie seccate sul mercato asiatico, infatti, alimentano un ingente giro d’affari, in quanto vendute tra i 10 ed i 600 $/Kg, con punte di 3.000 $/Kg, a seconda delle specie.

Quel che più interessa alla collettività invece risiede nel fatto che i “cetrioli di mare” svolgono una funzione di biorimediatori naturali, capaci di assimilare e abbattere i batteri, compresi quelli potenzialmente patogeni, e di fornire ai tratti di mare rivieraschi un naturale servizio di depurazione degli inquinanti microbici.

I controlli continueranno incessanti per la tutela dei cittadini e per la salvaguardia del bene mare, ma anche e soprattutto al fine di non alimentare ulteriormente, attraverso l’acquisto di partite di pescato illecite, la filiera ecocriminale di somministrazione al pubblico di prodotti ittici che costituisce una delle criticità sistemiche di questo territorio e che incide sullo sviluppo dello stesso indotto “legale” di commercializzazione e vendita.

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