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Il reportage del Wall Street Journal
07 Luglio 2023 - 17:37
Rinascono le vasche della Concattedrale
«Ogni vero amante del design moderno deve conoscere questo capolavoro». È l’incipit del lungo articolo che il Wall Street Journal del 6 luglio ha dedicato alla Concattedrale di Gio Ponti. Ulteriore testimonianza della grandezza di questo monumento il cui valore artistico-architettonico è riconosciuto a livello internazionale ma che proprio e solo a Taranto fa ancora fatica ad essere pienamente apprezzato e valorizzato.
J.S. Marcus, il giornalista autore dell’articolo, racconta di essere stato a Taranto («una remota città portuale») nello scorso mese di giugno e di aver affittato un appartamento proprio di fronte alla Gran Madre di Dio per godersi la vista della «facciata a doppio strato il cui cemento bianco perforato incanta come il fiocco di neve di carta di un bambino». Marcus scrive di essere stato accompagnato nel tour all’interno della chiesa da due parrocchiani di lungo corso. Una visita grazie alla quale ha potuto ammirare il «delizioso uso del verde da parte di Ponti - la tonalità dominante sui pavimenti in ceramica, sulle travi e colonne in cemento-stucco, nelle finestre incassate e, soprattutto, nell’abside, oltre l’altare». Lo sguardo del giornalista è colpito dalle «immagini fantasiose, quasi disneyane» con le quali Ponti ha decorato la Concattedrale. Il riferimento è alla scena dell’Annunciazione, che Ponti ritoccò puntigliosamente fino a poche ore prima della inaugurazione - il 6 dicembre 1970 - di questa originalissima chiesa cattolica.
Il senso di quei colori glielo ha spiegato il professor Vittorio De Marco, autore del prezioso volume che contiene la fitta corrispondenza tra Ponti e monsignor Guglielmo Motolese, il suo «protettore» che gli commissionò la progettazione del momumento. Il verde smeraldo, l’azzurro del cielo che inonda l’abbacinante bianco della vela sono il richiamo al «fertile paesaggio pugliese». Sono i colori della primavera, che in ogni parte del mondo «rappresentano la rinascita e la speranza».
Nella Concattedrale di Taranto, Marcus riconosce i tratti caratteristici del Ponti designer e, come gli ha riferito Salvatore Licitra, nipote dell’architetto milanese e custode del suo archivio, le lampade cilindriche che illuminano la chiesa sono poi state adattate per una linea della Reggiani, a testimonianza dell’eclettismo di colui che è stato uno dei più grandi architetti e designer del Novecento. Tanto che Jonathan Adler, designer newyorkese, ha osservato come il minimalismo di Ponti si fonda con la vitalità nell’uso dei colori. Lo stile di Ponti, racconta Adler, è sicuramente minimalista, «ma se sei immerso in uno di questi ambienti, potresti definirlo un massimalista».
E così la Concattedrale è stata celebrata su uno dei più importanti giornali al mondo. A Taranto una delle più grandi testimonianze dell’arte del Novecento, quel secolo che, qualcuno, molto sbrigativamente, proprio qui tra i Due Mari, ha liquidato come un misero «deserto culturale».
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