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Il caso
11 Maggio 2023 - 13:31
È scontro tra l'amministratore delegato di Acciaierie d'Italia, Lucia Morselli, e il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi. Ad accendere la miccia le parole di Gozzi all'assemblea annuale di Federacciai del 10 maggio. Parole con le quali Gozzi aveva messo in dubbio la capacità dello stabilimento siderurgico di Taranto di «garantire la qualità dei prodotti e la sicurezza nell'ambiente di lavoro». Affermazioni alle quale ha fatto seguito una durissima lettera che Lucia Morselli ha indirizzato allo stesso Gozzi: «Mettere in dubbio la qualità dei nostri prodotti e la sicurezza dei nostri lavoratori, tanto più in una sede istituzionale e da una posizione come quella che Ella ricopre, è una iniziativa di inaudita gravità, in particolare essendo stata assunta nei confronti di uno dei principali associati dell'associazione che Ella rappresenta, e fortemente lesiva della reputazione e degli interessi commerciali della nostra società».
«Non comprendiamo poi - scrive Morselli -quali siano i fondamenti delle Sue asserzioni, che possono essere facilmente smentite da informazioni pubblicamente disponibili. Non ci risulta peraltro, che Ella abbia ritenuto di visitare lo stabilimento citato prima di formularle. Diversamente, il direttore generale di Eurofer, Axel Eggert al termine della sua recentissima visita a Taranto ha riconosciuto gli impressionanti sforzi di ammodernamento degli impianti compiuti negli ultimi anni. Si tratta di investimenti per oltre 2 miliardi di euro realizzati da novembre 2018 a fine 2022, per di più finanziati interamente con fondi generati dalla società o capitali forniti dai soci, poiché ad oggi non è stato erogato nemmeno un euro di incentivi pubblici agli investimenti. Quanto poi alla sicurezza dei nostri stabilimenti, Le segnaliamo i dati contenuti a pag. 107 nel nostro bilancio di sostenibilità 2022, che indicano un ulteriore calo dell'indice di frequenza degli infortuni che rappresenta il miglior valore mai raggiunto nella storia della società».
Mettere in dubbio la qualità dei nostri prodotti e la sicurezza dei nostri lavoratori è una iniziativa di inaudita gravità
«Relativamente alle illazioni da Lei espresse sulla qualità dei prodotti - continua l'amministratore delegato di Acciaierie d'Italia - rammentiamo come l'azienda abbia recentemente reintrodotti sul mercato Acciai Magnetici e abbia lanciato prodotti nuovi come l'acciaio Luzima (zinco magnesio) protetto da Trade Mark testimoniando anche con queste iniziative i progressi ed i miglioramenti ottenuti. In conclusione, La invitiamo a ritrattare pubblicamente e senza indugio l'affermazione sopra riportata. In difetto, ci riserviamo ogni azione a tutela della reputazione e degli interessi della nostra società».
Nell'assemblea di Federacciai, il presidente Gozzi aveva tra l'altro affermato di percepire, rispetto all'azienda siderurgica, una «situazione migliore e diversa rispetto alla situazione che ho vissuto nel primo periodo di presidenza di Federacciai, sia pure con incognite». In particolare, secondo Gozzi, sarebbe venuto meno «il parossismo di scontro tra lavoro e ambiente/salute, che generò estremismi politici e giudiziari alla base della crisi dell'Ilva, che procurarono un esproprio senza indennizzo a una delle famiglie industriali più importanti d'Europa». Oggi, invece, le attività di ambientalizzazione sono state quasi completate - e bisognerebbe chiedere alla magistratura di Taranto perché gli impianti non siano stati dissequestrati - e poi c'è nelle istituzioni del territorio un clima diverso».
Il merito di questi cambiamenti Gozzi lo ha attribuito «molto all'attività intelligente e silenziosa del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che ha coinvolto le istituzioni locali, e di Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d'Italia». Gozzi ha anche riconosciuto che l'ex Ilva «è una delle aziende più ambientalizzate del mondo, ma si pone il problema della carbonizzazione e di un piano industriale». E proprio su questo ha aggiunto: «I temi del piano sono seguire anche per Taranto il modello ibrido della siderurgia europea nella transizione: buona parte dell'acciaio prodotto dal ciclo integrale deve essere sostituito da forni elettrici ma non tutto. L'alto forno 5 va rivampato, integrando le tecnologie della decarbonizzazione. Se si costruiscono forni elettrici, poi, dobbiamo occuparci delle cariche metalliche: per questo stiamo lavorando ad un consorzio di elettro-siderurgici». A detta di Gozzi, spetta allo Stato vigilare sul progetto, aggiungendo che «ci vogliono poi investimenti sugli impianti per garantire sempre più qualità dei prodotti e sicurezza sul lavoro».
L'ex Ilva è una delle aziende più ambientalizzate al mondo, ma il socio privato ha avuto anche momenti di disimpegno
Poi il riferimento diretto ad Arcelor Mittal: «Se la siderurgia più grande del mondo, mettendo soldi e management, si impegna a rilanciare l'asset industriale più importante del Paese non si può pensare a soluzione migliore. Se non è così bisogna pensare ad altro». E ancora: «Se Londra non è disponibile a fare questo, bisogna cambiare spartito. Bisogna cercare un altro piano. Lo dico con grande chiarezza e questa affermazione, così importante, è stata da me vagliata con la comunità dei siderurgici italiani. Abbiamo soppesato parola per parola».
«Il privato - ha rilevato ancora Gozzi su Mittal - ha avuto anche momenti di disimpegno perché ha tolto management, ha tolto garanzie finanziarie, ha creato un'altra organizzazione commerciale. Noi diciamo con chiarezza - anche se se è un nostro associato, ma perché siamo onesti intellettualmente - che col disimpegno non si risolvono i problemi».
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Testata: Buonasera
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