Quarto contributo dell’associazione Orizzonti sulla questione industriale e ambientale di Taranto (il lavoro completo in formato Pdf è scaricabile dal sito dal sito Federmanager Puglia). Nella dispensa “Taranto e la Siderurgia”, già presentata nei precedenti articoli, particolare importanza è stata data ai “monitoraggi ambientali” perché, se qualcuno volesse capire attraverso i media qual’è la reale situazione ambientale di Taranto, ne viene fuori un quadro estremamente confuso. Nel volume curato dall’Associazione Orizzonti, sono riportati documenti, valutazioni e dati prodotti da Enti specialistici, preposti allo scopo dalle leggi italiane, che illustrano una realtà tarantina che appare difforme dal comune sentire e da varie rappresentazioni. Non si può mettere in dubbio quanto affermato nel rapporto, “Il monitoraggio della qualita’ dell’aria a Taranto (Aggiornamento 2020 e 2021) pubblicato da ARPA PUGLIA. Infatti viene chiaramente detto che “Nella presente relazione si riportano i dati di qualità dell’aria aggiornati al 2020, registrati nelle aree di Taranto e Statte. La norma di riferimento è il D.Lgs. n.155/2010. Particolare approfondimento è riservato ai dati acquisiti nei siti di monitoraggio ricadenti nel quartiere Tamburi di Taranto (classificati ex D.Lgs. n.155/2010 come industriali), posti a confronto con siti classificati come “traffico” e “fondo”. Quindi nelle stazioni di monitoraggio della nostra città, a seconda della loro dislocazione, sono installate apparecchiature finalizzate appunto alla misura dell’inquinamento ”industriale”, del “traffico” e del “fondo”. Ecco, questa premessa, riteniamo debba essere chiara, altrimenti non avrebbero senso le enunciazioni sulle situazioni e sui dati risultanti dai monitoraggi effettuati a Taranto. Si può affermare che: - sino al 1995 di gestione dell’acciaieria da parte dello Stato, purtroppo non si è in grado di valutare con dati di fatto, quali potessero essere gli effetti sulla città delle emissioni industriali, in quanto ancora privi di rete di monitoraggio; - dall’Aprile del 1995 sino al 2012 di gestione RIVA, si è cominciato ad avere qualche dato attraverso la prima organizzazione di monitoraggio ambientale effettuata dall’ARPAP; - dal 2013 anno di requisizione dello stabilimento ai Riva sino ai giorni d’oggi è possibile avere dati più significativi a seguito anche della riorganizzazione della rete di monitoraggio Regionale tra cui le stazioni di Taranto; Ebbene, è di questi dati che noi vogliamo parlare, dei dati reperibili attraverso Rapporti annualmente stilati e pubblicati da ARPA a livello Regionale e da ISPRA a livello Nazionale, sulla base delle situazioni di inquinamento monitorate nelle nostre città. In questi rapporti ISPRA per esempio, la città più inquinata d’Italia che per i tarantini è la loro città, non viene per niente e da anni mai menzionata, perché secondo questa classifica, Taranto risulta invece una delle città tra quelle meno inquinate d’Italia, contrariamente a quanto ritenuto dalle associazioni ambientaliste che tanto hanno condizionato le convinzioni dei cittadini di Taranto. Eppure questa classifica viene redatta sulla base dei dati rilevati dalle ARPA Regionali, che sono poi gli unici enti istituzionalmente preposti a tali rilevazioni, e da nessun altro. In poche parole, questo è un problema che con l’opinione pubblica di Taranto, prima o dopo dovrà pur essere affrontato e dibattuto, perché non si può trattare un argomento così importante secondo solo gli slogan degli ambientalisti o secondo le solite convenienze politiche. Ecco perché bisogna cominciare a chiedersi, ma oggi, ai fini della salute e della sopravvivenza dello stabilimento ex ILVA di Taranto, quale è la situazione reale dell’inquinamento a Taranto, quella percepita dai cittadini, quella declamata dagli ambientalisti, quella monitorata dall’ente preposto che è ed è sempre stata l’ARPAP, sia quando prima del 2012 pubblicava i dati monitorati negativi, sia ora quando pubblica i dati positivi ormai da tempo rientrati entro i limiti di legge, vedi il D.Lgs.155/2010 ? Il nostro tentativo è quindi quello di prospettare al lettore, che è assolutamente necessario fare esclusivamente riferimento agli enti istituzionali delegati ai monitoraggi e alla divulgazione dei dati in relazione e conformemente ai vincoli e ai limiti prescritti dalle normative vigenti e non ad altri. Ebbene ciò premesso, se si fa riferimento alle dichiarazioni ARPAP, (cioè i dati rilevati dai rapporti sulla qualità dell’aria annualmente emessi dalla “Direzione Scientifica Centro Regionale Aria” dell’ARPAP), si può constatare, che sin dal 2012 non sono stati più riscontrati in nessuna delle stazioni dislocate in città e sul Rione Tamburi, cosi come in quelle dislocate nelle località provinciali, valori non conformi ai limiti disposti dalle normative vigenti per tutti gli inquinanti messi sotto controllo, vedi PM10, PM2,5, Benzene, Benzo(a)pirene, CO, SO2, NOx, Ozono, IPA, Diossina, Metalli Pesanti. Anno 2013 – ARPAP - Riteniamo per brevità riportare solo alcune considerazioni riscontrabili nei Rapporti annuali ARPAP “L’impressionante crollo delle PM 10 nelle due centraline del quartiere Tamburi Via Macchiavelli e Via Archimede a partire dal settembre 2012, che insieme ai valori di PM 10 riscontrati nelle tre centraline della città, consentono di affermare che nel periodo (settembre-dicembre 2012), rispetto ai PM 10 Taranto è stata tra le città meno inquinate d’Italia. In sintesi a Taranto le concentrazioni degli inquinanti sono risultati tutti entro i limite di legge, ed in particolare viene precisato che “E’ da evidenziare che nel sito di TarantoMacchiavelli, collocato nel quartiere Tamburi, è stata registrata una concentrazione dello stesso livello degli altri siti di monitoraggio della città e delle altre aree urbane della regione. I metalli pesanti (arsenico, cadmio, nichel, piombo), come negli altri anni precedenti, continuano a non mostrare livelli critici. Anno 2019 – ARPAP «In Puglia, nel 2019, come già nel 2018, non sono stati superati i limiti normativi per nessuno degli inquinanti dell’aria - Il miglioramento della qualità dell’aria, in media, nel 2019 è il frutto del combinato disposto di controlli più numerosi, innovazione tecnologica nelle attività produttive, ed una maggiore sensibilità per la tutela ambientale che ci auguriamo continui a crescere tra cittadini e operatori economici». Anno 2021 - ARPAP - “Le concentrazioni annuali di PM10 misurate nelle centraline della qualità dell’aria della città di Taranto, hanno mostrato livelli paragonabili negli anni, in decremento a partire dal 2012 nelle stazioni del quartiere Tamburi. Anche nel 2021, in nessun sito del comune di Taranto è stato superato il valore limite previsto dal D.Lgs.155/2010 sulla media annuale, pari a 40 μg/m3. La media annua di PM10 più elevata è stata registrata nel sito di Tamburi-Via Orsini (classificato come “industriale”, rete AMI), al quartiere Tamburi, con 26 μg/m3. In nessun sito è stato superato il numero massimo di 35 superamenti sulla media giornaliera consentiti dalla norma e i numeri dei superamenti per centralina. Anno 2021 - ARPAP - “I livelli di concentrazione in aria ambiente di PM2.5 nel Comune di Taranto, nel 2021, non hanno mostrato superamenti per tale parametro rispetto al valore limite annuale per la protezione della salute umana, pari a 25 μg/m3. In sintesi, si può definire come stazionaria la situazione relativa ai livelli di PM2.5 nel 2021 rispetto a quella dell’anno precedente. Anno 2021- ARPAP - Benzene “Le medie annue, nelle centraline della RRQA, a partire dal 2014, sono risultate piuttosto contenute e al di sotto del limite consentito, con valori che si attestano attorno ad 1 μg/m3.” È da dire che anche per gli altri inquinanti, come riscontrabile dai Rapporti, si può affermare che le concentrazioni rilevate sono ormai da anni conformi alle normative vigenti. Certo, poi ci sono anche gli inevitabili allarmismi per ogni visibile fumata anomala, frutto di accidentalità, che possa generarsi dall’area dello stabilimento ex ILVA. Però dobbiamo con consapevolezza, ben valutare questi saltuari effetti negativi dovuti alla presenza di attività e aziende (che non dimentichiamo mai sono le nostre fonti di lavoro), che per quanto dotate dei più moderni impianti di trattamento inquinanti, questi non potranno mai essere azzerati e che se pur tendenti alla loro continua riduzione, sono e saranno comunque sempre presenti. Va compresa la loro reale entità per ben valutarne gli eventuali loro effetti sulla città così come i rischi consequenziali. Infatti bisogna anche intendersi cosa significano i monitoraggi, noi diciamo che se vengono rispettati i limiti di legge vuol dire che è tutta l’area industriale e non industriale che li rispetta, se invece non vengono rispettati, non è che si possa individuare come avviene a Taranto che sia la sola ILVA, perché le sue emissioni sono oggettivamente visibili. Inoltre è importante considerare che gli inquinanti visibili, tutto possono determinare, disagi, imbrattamenti, sporcamento delle superfici esposte, ma difficilmente provocano danni alla salute; sono invece quelli presenti e non visibili (polveri sottili vedi PM10 e PM2,5 e inquinanti gassosi), che sicuramente risultano dannosi in quanto respirabili. Comunque, i monitoraggi ARPAP comprendono tutto, compreso le fumate anomale e se i dati monitorati rientrano nei limiti di legge, e se nel caso di Taranto dove oltre al riscaldamento domestico, al traffico veicolare vi è una industria siderurgica, una raffineria, un traffico marittimo mercantile di intensità a livello europeo, oltre che militare, la situazione non è così critica come viene descritta. Infatti, volendo ritornare a valutare la esposizione negli “ambienti di vita” della nostra città rispetto alle altre realtà, non si può fare a meno di fare riferimento a quanto avviene a livello nazionale: abbiamo tutti sentito, attraverso i media d’informazione, come periodicamente in alcune città viene ridotto il traffico perché si sono verificate situazioni di inquinamento tale da superare i livelli di guardia stabiliti dalla legge. Tant’è che mentre nelle stagioni invernali, i comuni delle più grandi città del nord Italia, vedi Milano, Torino o in particolare pianura padana, lanciano l’allarme sull’emergenza smog sempre più cronica con l’aria che diventa irrespirabile, da “codice rosso”, a causa delle elevate concentrazioni proprio delle polveri sottili e dell’ozono fuori limite. A Taranto ciò non è mai avvenuto. Ed allora riteniamo legittimo porre la domanda, se i cittadini di Taranto si siano mai chiesti il perché, nel periodo invernale in tante città italiane, senza uno stabilimento siderurgico vicino, vengono poste limitazioni al traffico veicolare, perché i livelli di inquinamento hanno superato i limiti consentiti e a Taranto nonostante la presenza della vicina famigerata ex ILVA, che inquina a destra e a manca non è mai stato preso un provvedimento simile. Insomma, nonostante la percepiscano e conseguentemente la considerano la città più inquinata d’Italia, nonostante le persistenti lamentate criticità ambientali, perché non si chiedono quale può essere il motivo per cui il Sindaco, pur avendone facoltà, non faccia riferimento alle risultanze delle stazioni di monitoraggio (ove anomale), e disponga limitazioni del traffico veicolare o la riduzione dei livelli produttivi delle aziende dell’area industriale? Nessuno si è mai posto il problema che forse il Sindaco non si è mai trovato nelle condizioni di ricorrere ad imporre, la limitazione produttiva o l’interruzione del traffico veicolare, prescrivendo per esempio l’impiego del sistema di targhe alterne, come fatto e fanno frequentemente, in altre città? Che chiave di lettura vogliamo dare ad una situazione di questo tipo, in una città dove non si parla altro di situazione ambientale ad un livello ormai insopportabile? Si tratta di una omissione legislativa, o più semplicemente il livello di inquinamento ambientale della nostra città, non raggiunge livelli tali, da richiedere l’adozione di misure restrittive di prevenzione, come in altre città? Orizzonti Associazione culturale di dirigenti ed ex dirigenti di aziende di Taranto
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