Falò di San Giuseppe, il momento precedente l'esplosione
La data è quella del 21 maggio 2015. La votazione del consiglio comunale di Taranto è unanime: tutti approvano la mozione presentata qualche settimana prima, il 23 marzo, dai consiglieri Dante Capriulo, Angelo Bonelli e Francesco Venere. Oggetto? “Falò di San Giuseppe, rispetto della tradizione e tutela ambientale e sanitaria”. Obiettivo della mozione, quello di portare «la Direzione Ambiente, di concerto con quella di Polizia Locale e le altre aventi specifica competenza, a predisporre un apposito regolamento che consenta di rispettare la tradizione popolare in uno con la tutela sanitaria ed ambientale». Perchè, ricordavano Capriulo, Bonelli e Venere quasi otto anni fa, se «tra le tradizioni popolari caratteristiche della nostra collettività c’è quella dei falò nella ricorrenza del 19 marzo, festa di San Giuseppe» ed è «specifico compito ed interesse dell’amministrazione comunale tutelare e valorizzare le tradizioni popolari, tra cui è sicuramente ascrivibile quella del rito serale del falò il 19 marzo», «da più parti» però «sono state sollevate osservazioni e denunce sui possibili rischi ambientali e sanitari per quei falò che purtroppo sono realizzati con resti di legno proveniente da vecchie masserizie o rottami di mobili obsoleti, i quali vengono dati alle fiamme assieme alle loro vernici, colle, laccature di cui sono ricoperti, dando origine con la combustione ad immissioni di fumi nell’ambiente, moleste e pericolose per la salute». Per questo - sempre dalla mozione di Capriulo, Bonelli e Venere approvata all’unanimità in consiglio comunale - «appare necessario disciplinare questa tradizione dei falò, mediante specifiche prescrizioni rivolte a chi, singolarmente o in gruppo, intenda accenderne uno», prescrizioni «finalizzate a scongiurare possibili danni alla salute dell’uomo ed all’ambiente». Otto anni fa. Il resto, va da sè, è storia; ed appare decisamente evidente come la drammatica serata di domenica scorsa, con l’esplosione del falò di via Deledda al rione Tamburi, abbia origine antica. C’è voluto un miracolo (il “miracolo di San Giuseppe”, ha titolato il nostro giornale nell’edizione di martedì) perchè otto anni dopo quella votazione unanime in consiglio comunale non ci scappasse il morto. Ma è evidente che il problema qui è molto più terreno. Il 12 febbraio 2016 ancora Dante Capriulo scriveva a sindaco, presidente del Consiglio comunale, ai dirigenti all’Ambiente ed alla Polizia Locale: «Nell’ambito delle attribuzione assegnatemi dalla legge, dando seguito alle segnalazioni che mi stanno già pervenendo da numerosi cittadini, ribadendo una richiesta reiterata più volte, vi segnalo che si stanno già accatastando materiali di ogni genere, in aree pubbliche e private, da “accendere” nella ricorrenza del 19 marzo. Tali falò determinano, come noto, rischi ambientali e sanitari se non organizzati nelle adeguate modalità. A tal proposito il Consiglio Comunale, con proprio atto n. 86 del 21/5/2015, ha impegnato le Direzioni Ambiente e Polizia Locale (ed altre aventi specifica competenza) a predisporre apposito regolamento. A tutt’oggi, agli atti del consiglio, non risulta proposta nessuna specifica regolamentazione». Dopo otto anni, come prevenire quello che è accaduto in via Grazia Deledda? «Bisogna condurre un’azione preventiva nelle scuole e allo stesso tempo chiarire a quali conseguenze, anche penali, si va incontro, se si hanno comportamenti sbagliati» ha dichiarato proprio a Taranto Buonasera don Emanuele Ferro, il parroco della Cattedrale e di San Giuseppe, sempre molto attivo nel sociale in Città Vecchia. «Parlo delle scuole» ha aggiunto don Ferro «perché i più attivi in Città Vecchia nella raccolta di legname sono proprio i bambini dagli otto ai dodici anni. Negli anni ho visto ardere porte del ‘700 e portar via materiale persino dalla chiesa Madonna della Salute». Da parte sua il sindaco Rinaldo Melucci ha chiesto aiuto a Prefettura e forze dell’ordine: «Abbiamo bisogno di incontrarci presto e capire insieme cosa fare ancora per impedire che si ripeta quanto accaduto, come per ritrovare equilibrio e tranquillità in quelle zone della città. Le istituzioni faranno sentire la loro attenzione e certe abitudini incivili vanno interrotte». I gruppi di opposizione con una nota unitaria chiedono «un’informativa urgente al Consiglio comunale sui controlli pubblicizzati proprio il giorno di San Giuseppe dall’assessore Cosimo Ciraci. “Contrasto ai falò abusivi ed inquinanti”, ha scritto l’assessore sui suoi profili social e noi vogliamo sapere in che modo si sono svolti i controlli, in quali zone della città e se si sono conclusi nelle prime ore della giornata di domenica. Ciò perchè un falò generalmente si allestisce nel pomeriggio per la sera e, quindi, c’è da capire l’efficacia di un’attività svolta (solo?) durante la mattinata. Una richiesta doverosa, che intendiamo formalizzare anche in un’interrogazione consiliare. Noi per primi rivolgiamo un accorato appello ai cittadini a non organizzare falò abusivi e a non mettere in atto comportamenti che possano anche solo potenzialmente cagionare danni a persone o cose, ma l’amministrazione di Taranto deve spiegare cosa è stato fatto, soprattutto alla luce dei post sui social di un componente della Giunta che sorridente si dichiarava, prima del tempo, soddisfatto dei controlli messi in atto» scrivono Luigi Abbate (Taranto senza Ilva), Francesco Battista (Lega), Massimo Battista (Una città per cambiare Taranto), Massimiliano Di Cuia (Forza Italia), Francesco Cosa, Cosimo Festinante (Gruppo misto di opposizione), Giampaolo Vietri, Tiziana Toscano (Fratelli d’Italia)
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