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«Ho appiccato quel fuoco, poi ho soltanto temuto di morire»

Falò di San Giuseppe - foto di Francesco Manfuso

Falò di San Giuseppe - foto di Francesco Manfuso

«Ho detto solamente una frase: “sono morto”». Le telecamere della trasmissione Rai La vita in diretta sono state puntate, lunedì, su quanto accaduto nella serata del 19 marzo a Taranto. A parlare ai microfoni del rotocalco televisivo è stato il minorenne che ha appiccato il fuoco al falò abusivo in via Deledda, che ha provocato una esplosione nella quale sono rimaste ferite sette persone. «Sono rimasto traumatizzato, è stata una cosa molto brutta. Appena l’ho acceso ho visto solamente una cosa bianca che passava davanti e poi mi sono ritrovato a terra. Io ho detto solamente una frase: “sono morto”» le parole del ragazzo, che ha aggiunto: «Sono stato solamente fortunato, queste sono le cose che riesco a dire seriamente. Ho visto fuoco da tutte le parti, bambini che gridavano, ragazzi che gridavano. E poi è venuto un ragazzo incontro a me, mi ha preso e poi non ho capito più niente». Il giovane ha confermato come il falò fosse stato programmato «da mesi», e che non era autorizzato: «No, da nessuna parte. Era una cosa nostra, è sempre una tradizione, la dovevamo rispettare, poi soprattutto per le persone che ci venivano a guardare. Soprattutto ieri stava il macello di persone. Abbiamo una denuncia - ha concluso - è stato schedato papà, sicuramente pagheremo i danni di tutte le palazzine e delle macchine che sono state qua e si sono rotte. Non lo rifarei mai». La violentissima deflagrazione avrebbe potuto provocare effetti devastanti sulle persone che stavano assistendo alla accensione della pira abusiva. Intanto la Polizia di Stato per il falò non autorizzato ha denunciato tre persone, ritenute responsabili del reato di incendio doloso. Gli agenti della Squadra Mobile, hanno passato al setaccio le immagini diffuse sui social che hanno ripreso il momento dell’esplosione e le fasi della preparazione del rogo ed hanno raccolto elementi utili alla ricostruzione dei fatti riferendoli poi alla Procura di Taranto e a quella dei Minori. Dalle prime risultanze investigative è emerso che un uomo ha versato sulla catasta di legna a forma di piramide, del liquido infiammabile facendo ricorso ad una scala su cui è salito per far sì che il materiale da ardere si impregnasse. Dopo alcuni minuti di attesa, un giovane, munito di un bastone alla cui estremità era stata fissata una stoppa anch’essa imbevuta di liquido infiammabile, ha chiesto ad un conoscente di dar fuoco allo straccio che, appena posato sul cumulo di legna, ha provocato la forte deflagrazione, seguita da tanto fumo e da schegge del materiale bruciato che ha colpito molti delle persone che erano vicino al falò. Grazie alle informazioni assunte presso il pronto soccorso dell’ospedale Ss Annunziata, dove sono stati accompagnati numerosi feriti, gli investigatori della Questura hanno individuato l’uomo, un cinquantasettenne tarantino, il quale, avrebbe versato la benzina sul cumulo di legna. Gli agenti lo hanno identificato grazie alla comparazione con le immagini recuperate sui social. Nel triage era presente anche il figlio minorenne di quest’ultimo il quale sarebbe il giovane immortalato nei video mentre impugna il bastone per l’accensione del falò. E’ stato individuato anche l’uomo che ha dato fuoco alla stoppa imbevuta di liquido infiammabile utilizzata dal minorenne. E’ di 15 giorni la prognosi più grave data ad un maggiorenne coinvolto nella vicenda. Non si esclude l’eventuale coinvolgimento di altre persone che, pur senza farsi refertare, hanno riportato lievi lesioni.
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