L’ultima volta lo avevamo incontrato a Taranto, nel settembre scorso, al circolo fotografico “Il Castello”, del quale era socio onorario. Lui, insieme a Carlo Garzia e Alessandro Cirillo, protagonista di una partecipatissima serata sullo stato attuale della fotografia. Marcello Carrozzo ci ha lasciati dopo un mese e mezzo di sofferenze. Aveva 75 anni. Un ictus non gli ha dato scampo e la sua scomparsa ha lasciato sgomenti quanti lo conoscevano come persona dinamica, grande viaggiatore ed esploratore della condizione umana in ogni angolo del mondo. Marcello si definiva fotografo sociale indipendente. Gli piaceva raccontare la condizione nella quale vivono gli esseri umani nelle periferie del pianeta, tra povertà e disagi inimmaginabili per chi vive nella zona comfort dei Paesi più opulenti. Ma anche in quelle situazioni riusciva a cogliere la bellezza di uno sguardo, la felicità nei piccoli gesti. Nella sua lunga carriera di fotoreporter aveva realizzato reportage in Siria, Libano, Giordania, Striscia di Gaza, Iran, Kenya, Congo ex Zaire, R. D. Congo, Thailandia, Vietnam, India, Mongolia, Argentina, Uruguay. Al suo attivo aveva numerose pubblicazioni. Una, “E se qualcosa cambia, fatecelo sapere”, era stata premiata nel 2006 dalla Camera dei Deputati come miglior progetto sociale sul Mediterraneo. La Fiaf, la Federazioine italiana delle associazioni fotografiche, nel 2009 lo aveva insignito del titolo di Artista della Fotografia Italiana. Con un reportage sulla Mongolia aveva vinto il concorso Giornalista di Puglia 2012, premio che si è aggiudicato più volte per i suoi reportage di carattere sociale. Negli ultimi anni il suo impegno era stato rivolto soprattutto alla problematica dei migranti. Esploratore di nuove forme di comunicazione, aveva realizzato numerosi movies, coniugando immagini e musica, ottenendo risultati di grande impatto emotivo. Commosso il ricordo di Raimondo Musolino, presidente del circolo “Il Castello” e suo grande amico: «Marcello era una persona speciale, non perché mi fosse amico, no no. Era proprio speciale come le sue foto cariche di umanità, con quella voglia sempre di raccontare le cose del mondo. Ma raccontarle non solo con la sua amata Leica, ma anche con la sua anima di vagabondo. Nei suoi messaggi quotidiani c’era la voglia di fermarsi, mi diceva che si era stancato delle brutture del mondo per poi dirmi che aveva deciso di andare a Kiev a raccontare il dramma della gente. Come quella volta anni fa che mi scrisse: Stamattina un raggio di sole è entrato nel mio cuore. Finalmente ho deciso: quest’anno (era il 2018) tornerò a Damasco e a Beirut. Lui era cosi. Se potessi rubargli qualcosa gli ruberei le sue Moleskine dove annotava tutti i suoi pensieri e i selfie con la gente che incontrava nel mondo e che avrebbe continuato a portare nel cuore». I funerali di Marcello saranno celebrati oggi, sabato 18 marzo, alle ore 16, nella chiesa San Luigi Gonzaga, nella sua Ostuni.
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