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01 Marzo 2019 - 05:42
Di fronte alla Corte d’assise sotto interrogatorio, fuori dall’aula quando incrocia la gente, l’impressione è che Nichi Vendola leader politico prevalga sull’imputato Nicola Vendola. C’è chi gli stringe la mano, chi gli chiede una foto e chi quella foto la posta sul profilo fb senza nascondere le sue simpatie.
La sua immagine non ha subìto l’onta dell’arresto come è accaduto altri personaggi politici coinvolti nel processo Ambiente svenduto. Malgrado il ritorno sulla scena politica e l’imputazione vicina alla prescrizione (i fatti sono del 2010) non rinuncia a difendersi pur sapendo che la sua presenza in aula sarà al centro dell’attenzione mediatica. Respinge tutte le accuse con determinazione e pacatezza, in alcuni momenti ricorrendo al suo eloquio poetico. Quando si sofferma più del dovuto su aspetti politici ci pensa il suo avvocato Vincenzo Muscatiello a richiamarlo sui fatti contestati.
Due le questioni cardine (come già riferito nell’edizione di ieri): i rapporti con Girolamo Archinà addetto alle relazioni esterne dei Riva e le presunte pressioni sul direttore generale dell’Arpa Giorgio Assennato tese, secondo l’accusa, ad ammorbidire il suo atteggiamento verso l’Ilva dopo i dati allarmanti sulle emissioni di benzopirene. Interloquiva con Archinà perché era “la parte dialogante di Ilva”. Non smentisce i suoi buoni rapporti quando gli fanno ascoltare Emilio Riva che dice al pr: “Archinà, Vendola le vuole bene”.
L’ex governatore, in aula, commenta sorridendo: “Detto da un algido milanese…”. E aggiunge: “Con Archinà mi sono scontrato nel 2006 e nel 2010 per il licenziamento di esponenti sindacali e di un operaio. Ma con lui si poteva dialogare, mediava i contrasti e per questo di lui parlavo bene ai Riva. Una volta l’ho anche abbracciato ma era un giorno di festa, si inaugurava un impianto”. Però, precisa: “Non ho mai fatto favori ai Riva”. Invece prende le distanze da diverse telefonate in cui Archinà, parlando con i vertici Ilva, lo chiama in causa attribuendogli colloqui “mai avuti” e commenti non proprio benevoli su Assennato: “Parole mai pronunciate. Archinà millantava”. Non sembra avere simpatie per l’avvocato Perli “il capo dei falchi dell’Ilva” con quale “ho parlato solo una volta mentre entrambi cercavamo un posto sull’aereo Brindisi-Milano”.
Da alcune intercettazioni ascoltate ieri in aula sembra che non corresse buon sangue fra il pr e il legale dei Riva che si occupava dei ricorsi al Tar e dopo un’udienza diceva: ”Che bastardi quelli dell’Arpa! Assennato li ha istruiti proprio bene”. Frasi che evidenziano un atteggiamento tutt’altro che arrendevole del professore nei confronti dell’Ilva. Vendola tenta di demolire la ricostruzione dei pm (ieri in aula c’erano Remo Epifani e Giovanna Cannarile) dello scontro con Assennato fornendo una sua ricostruzione del famoso incontro del 15 luglio 2010 e sulla contestata esclusione del dg Arpa: “Se lo avessi lasciato dietro la porta mi avrebbe dato una sberla. Non c’era perché l’Arpa non veniva invitata a quel tipo di incontri.
Era in Regione - chiarisce Vendola - ma per una conferenza stampa con l’assessore all’Ambiente Nicastro per le centraline di monitoraggio che l’Ilva si impegnava a installare sul perimetro dello stabilimento”. Nei confronti dell’Ilva “non si è mai ammorbidito, non lo avrebbe mai fatto, lui è uno che cambia umore ma non rotta. L’unico cambio poteva essere l’inasprimento”. L’ex governatore mostra rispetto e soprattutto stima verso il professore: “Uno scienziato di fama internazionale che ho voluto al vertice dell’Arpa. La sua riconferma non è mai stata in discussione”. Lo sapeva anche Archinà che in una intercettazione smentisce un giornalista: “Vendola lo riconferma sicuramente”. In questo caso non smentisce: “Sottoscrivo le dichiarazioni di Archinà in questa circostanza”.
Quando esce dall’aula, Vendola si ferma con i giornalisti malgrado lo stress di quasi cinque ore di interrogatorio: “Sono rimasto in silenzio per cinque anni in cui ho subito processi di piazza e calunnie. Ma ci si difende nel processo e non dal processo e oggi ho potuto raccontare la verità di dieci anni di mandato dei quali sono orgoglioso, in cui abbiamo chiuso la stagione dell’omertà istituzionale e adottato una normativa all’avanguardia sulle emissioni nocive di diossina e benzopirene e sul danno sanitario”. A chi vuole offrirgli un caffè alle macchinette rifiuta con garbo: “Grazie, ma lo prendo solo decaffeinato dopo l’intervento al cuore. Questa vicenda giudiziaria l’ho vissuta con la serenità di chi ha la coscienza a posto ed è consapevole della sua innocenza e l’inquietudine di chi finisce sotto processo ingiustamente”.
E con la calma dei forti mostrata in aula. Le questioni Arpa e il contestato pressing di Vendola su Assennato tornano in aula lunedì con l’interrogatorio del professore imputato di favoreggiamento per aver mentito al fine di favorire il governatore e parte offesa della presunta concussione. Il presidente della Corte Stefania D’Errico (a latere Fulvia Misserini) ha convocato l’udienza alle 9,30.
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