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L'iniziativa

La criminalità si sconfigge a scuola

Incontro alla Martellotta

Titti Basile, sorella del capitano Emanuele Basile

Giornata della Legalità all'istituto Martellotta

Una straordinaria lezione d’impegno civile; ma anche una testimonianza personale commossa, e commovente. Quella di martedì 7 marzo è stata, all’istituto scolastico Vincenzo Martellotta di Taranto, la “Giornata della Legalità”. Un «momento di condivisione» lo ha definito la vicepreside della Martellotta, la professoressa Raffaella Cosma, nel sottolineare l’importanza di «porre l’accento su questi temi» perché di «onestà, legalità, empatia, condivisione» è giusto, e necessario, parlare sempre. E’ giusto e necessario educare al rispetto, per contrastare fenomeni potenzialmente devastanti in chi li subisce, come il bullismo. E’ giusto e necessario ricordare le vittime di ogni ingiustizia.

«Ogni giorno è buono per fare memoria» ha rimarcato la professoressa Angela Piglionica. «Voi avente una responsabilità» ha aggiunto, nel rivolgersi ai ragazzi di terza media (che adesso si chiama scuola secondaria di primo grado) presenti: «l’ultima pagina della nostra bellissima Costituzione è bianca: dovrete scriverla voi. Dovete scrivere il futuro».

Titti Basile: «Mio fratello, che non voleva essere un eroe»

La maestra Titti. Una che alla Martellotta ha insegnato e che nell’istituto di Taranto 2 «gioca in casa», come dice lei. Titti Basile, in occasione della Giornata della Legalità, ha parlato ai ragazzi di suo fratello, Emanuele Basile. Ufficiale dei Carabinieri, assassinato dalla mafia quando aveva trent’anni ed era comandante della Compagnia di Monreale, nella Sicilia profonda. Morto il 4 maggio 1980 in sala operatoria mentre i medici provavano a salvarlo, dopo un terribile agguato dei sicari di Cosa Nostra sotto gli occhi della moglie Silvana e della loro figlioletta di soli quattro anni. Il primo ad essere informato della sua morte fu il magistrato con cui collaborava e che si fiondò in ospedale appena saputo dell’attentato: Paolo Borsellino. Medaglia d’oro al Valor Civile alla memoria, Emanuele Basile. Uno dei simboli - insieme, tra gli altri, proprio a Borsellino - della lotta alla criminalità, ed all’ingiustizia, portata avanti fino alla fine. Eppure, il capitano Basile «non voleva essere un eroe. Voleva fare quello che i nostri genitori hanno insegnato ai loro cinque figli: fare bene quello che si fa in quel momento» ha ricordato Titti Basile. «I nostri genitori ci hanno insegna to a condividere, aiutare, rispettarsi. Ed Emanuele Basile - lo chiama sempre così, con nome e cognome, con voce fiera, ndr - è sempre stato un uomo che si è messo a disposizione degli altri. Voleva fare il medico, prima di riuscire ad entrare in accademia e diventare ufficiale dei Carabinieri La cosa che mandava in bestia Totò Riina, più di tutte, era l’affetto e la fiducia che la gente di Monreale aveva imparato ad avere nei confronti di mio fratello. Dopo la sua morte, i giornali scrissero “Emanuele Basile, tarantino, ma monrealese tra i monrealesi”».

I semi piantati dal capitano Basile non sono andati perduti. Uno dei ragazzi che ha assistito all’agguato è diventato poliziotto. Lentamente, la mentalità della gente in Sicilia è cambiata e sta cambiando. Quei semi ora possono germogliare anche nei cuori dei ragazzi della Martellotta. «Siete tutti belli» ha detto sorridendo la maestra Titti. «E se tra di voi c’è qualcuno più fragi le, non deridetelo, non schernitelo, mai: tradireste quello che vi viene insegnato».

Pezzutto: «Nel bullismo il germe della mafia»

«Se un compagno fa violenza, non necessariamente fisica, nei confronti di qualcuno, e voi vedete e non denunciate, nasce quella che si chiama “omertà”. Il bullismo è la prima esperienza di organizzazione mafiosa». L’avvocato Remo Pezzuto, coordinatore dell’associazione Libera - contro le mafie, ha fornito interessanti spunti di riflessione per il dibattito che ha coinvolto i ragazzi. «L’educazione, la scuola, forniscono le basi per il contrasto della criminalità organizzata».

Le fiction e il rischio mitizzazione

 Sul successo di fiction come “Mare Fuori”, l’invito di Pezzuto è a «capire da che parte stare, essere partigiani della società giusta». In precedenza, Titti Basile aveva spiegato che la cosa fondamentale è «non lasciare i ragazzi soli davanti allo schermo» davanti a prodotti di questo tipo. Perchè di fronte al rischio di mitizzazione occorre che «i genitori accompagnino i ragazzi nella visione», per «capire ed avere una lettura critica ed approfondita».

La musica, linguaggio universale

 Alcuni tra i giovani studenti delle terze classi della scuola secondaria di primo grado hanno introdotto la Giornata della Legalità sulle note della canzone “Pensa”, eseguita sotto la direzione della professoressa Giulia Facilla.

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