Oltre il modello maschile: verso una scrittura da donna
Ne La penna e la pena, una delle relazioni magistrali, tenute a Bologna in occasione delle Umberto Eco Lectures, raccolte in I margini e il dettato (2021), Elena Ferrante racconta il proprio cammino di crescita come scrittrice e invita a evitare la “lingua cattiva” storicamente estranea alla verità delle donne e le invita tutte a dire la loro con una lingua autentica. Ascoltiamola: Non limitarsi «a usare un grande luogo comune della cultura poetica maschile - l’arduo ridurre alla misura della penna la dismisura della pena d’amore - » ma innestare «un di più del tutto imprevisto: il corpo femminile che cerca impavidamente, dall’interno della “lingua mortale”, dall’interno del proprio “uman velo”, un vestito di parole, cucito con una propria pena e una propria penna» ( p.26). Badando – aggiunge – a evitare: «una sorta di circolo vizioso: se volevo avere l’impressione di scrivere bene, dovevo scrivere come un uomo, stando ben salda dentro la tradizione maschile; ma essendo donna, non potevo scrivere da donna se non violando ciò che diligentemente stavo cercando di imparare dalla tradizione maschile» ( p. 27). Parole che attestano le molteplici difficoltà per il conseguimento di una scrittura vera, e profondamente autentica. Oggi molte le donne che scrivono: ciascuna a suo modo e con i mezzi di cui dispone, ma a partire dalla stessa necessità e con lo stesso scopo: creazione di un io, grazie e in virtù della scrittura. Ogni giorno arrivano così, con cadenza sempre più frequente, sul mercato libri scritti da donne. Sono ormai le grandi protagoniste di un ritorno alla scrittura secondo modalità plurali. Nel mondo del libro le donne autrici in vero hanno da tempo cercato di guadagnare posizioni. E qui il riferimento paradigmatico non può non andare a tre donne simbolo: a Simone de Beauvoir (1908-1986), autrice dell’Invitata, dei Mandarini, ma anche di Donna spezzata, che diventò donna appunto scrivendo; a Julia Kristeva(1941), semiologa e psicanalista engagée, di cui si ricordano i Samurai; e a Sidonei-Gabrielle Colette (1873-1954), celebre per i romanzi di Claudine (in collaborazione con il marito H. Gauthier-Villars). Riferimenti e accenni che attestano non solo la voce della donna e ne riconoscono la portata, ma che vogliono anche rimarcare la rilevanza originale della donna che scrive: ovvero il dare sfogo a quell’indomabile fantasia che ha. Facoltà, questa, che anima la vita di tante donne nell’elaborazione di ipotesi, di idee, di progetti; e svolge una funzione vitale : le aiuta a trascendere la realtà in cui abitano con le sue positività e negatività epperciò nell’attivare la creatività non solo sul piano letterario, artistico e scientifico, ma anche nel loro affrontare le pratiche di ogni giorno. Dunque: tutte scritture che mettono in trasparenza la potenza di un’ intensa volontà nutrita di immaginazione ma, e soprattutto, di impetuoso desiderio di essere.
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