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Un debito di droga dietro l’omicidio

Omicidio a Manduria, svolta nelle indagini - foto di Francesco Manfuso

Omicidio a Manduria, svolta nelle indagini - foto di Francesco Manfuso

Natale Naser Bahtijari è stato ammazzato durante un litigio scoppiato per il mancato pagamento di una fornitura di cocaina. All’alba di ieri i poliziotti della Squadra Mobile, diretti da Cosimo Romano, su disposizione della Procura Distrettuale antimafia di Lecce hanno fermato i presunti autori dell’omicidio. Si tratta del ventenne Vincenzo D’Amicis e di Simone Dinoi e Domenico D’Oria, entrambi di ventitrè anni. Sin dal rinvenimento del corpo senza vita del 21enne di origine montenegrina, i poliziotti della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura Distrettuale di Lecce in stretto raccordo con la Procura di Taranto, hanno concentrato la loro attenzione sui tre manduriani, già sotto osservazione per traffico di droga, ottenendo importanti riscontri. In particolare, una volta dato un nome al corpo senza vita rinvenuto nelle campagne di Manduria, gli investigatori hanno scoperto che dal fratello della vittima i tre indagati, nei giorni precedenti, avevano acquistato della cocaina. Hanno poi accertato che quella sera, Natale Naser Bahtijari su incarico del fratello, ha raggiunto Manduria, accompagnato da due amiche, proprio per incassarne il pagamento. Grazie alle immagini dei sistemi di videosorveglianza sono stati raccolti elementi idonei a documentare che la giovane vittima era arrivata nella centrale piazza Vittorio nella tarda serata del 22 febbraio a bordo di una Fiat 500 e qui, dopo varie ore di attesa, era stata avvicinata da due uomini con i quali si era allontanata, inoltrandosi nei vicoli del centro storico. Bahtijari sarebbe stato accompagnato in un bar nel centro storico di Manduria dove vi sarebbe stata la prima violenta aggressione ai suoi danni nel corso della quale sarebbe stato ripetutamente colpito con armi da taglio. Successivamente, i tre indagati lo avrebbero condotto, a bordo dell’auto di D’Amicis, in una zona periferica e qui, dopo averlo fatto scendere dalla vettura, lo avrebbero sottoposto ad una vera e propria esecuzione, colpendolo con ripetute coltellate. I tre avrebbero caricato il giovane agonizzante sulla stessa autovettura, per poi abbandonarlo nei pressi di un cavalcavia. Il corpo del giovane, sulla cui scomparsa era stata presentata denuncia a Lecce, era stato rinvenuto per caso da un passante la mattina del 23 febbraio in una scarpata, lungo la strada per Oria. Gli investigatori hanno accertato che nelle fasi successive all’esecuzione di Bahtijari gli indagati, con la complicità di altre persone in via di identificazione avrebbero tentato di cancellare le tracce del brutale omicidio. Avrebbero tentato di dar fuoco al corpo e sottratto alle due amiche di Bahtijari (che lo avevano accompagnato e che, ignare di quanto accaduto, lo attendevano ancora in piazza Vittorio) l’autovettura a bordo della quale i tre erano arrivati a Manduria. Le indagini sono ancora in corso e gli investigatori tuttavia ritengono che sullo sfondo dell’efferato omicidio vi siano delle frizioni legate al mancato pagamento dello stupefacente acquistato dagli indagati. Inoltre, le modalità adottate prima, durante e dopo l’omicidio, che assumerebbe i contorni di una vera e propria punizione pubblica, richiamando ripetutamente in causa un noto clan della Sacra Corona Unita egemone nel Tarantino, evidenzierebbero la riconducibilità ad un contesto di criminalità organizzata. Preziosa per l’esecuzione dei fermi la collaborazione del Commissariato di Manduria, del Reparto Prevenzione Crimine di Bari, della Polizia Scientifica di Taranto e del Reparto Volo di Bari. D’Amicis e Dinoi, difesi dagli avvocati Franz Pesare e Armando Pasanisi e D’Oria ora sono in attesa di essere interrogati dal gip nell’udienza di convalida. “La Polizia di Stato ha dato una risposta immediata. I controlli su quel territorio sono costanti e queste operazioni nascono dall’attività sul territorio” ha sottolineato in conferenza stampa il.questore Massimo Gambino. Durante la conferenza è stato sottolineato con rammarico il fatto che non sia giunta alcuna segnalazione mentre l’aggressione era in corso in pieno centro abitato.
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