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Amarsi... in mare

Cavallucci marini

Cavallucci marini

No, non è il titolo di uno sdolcinato romanzo d’amore! E’ un focus sui rapporti sessuali tra gli animali marini, dato che lo scorso 14 febbraio si è celebrata la “festa degli innamorati” con scambio di fiori, cioccolatini e… inevitabili effusioni. E tra gli animali e, soprattutto, quelli marini, più difficili da studiare, come ci si ama? Prima di tutto va precisato che il corteggiamento non è una prerogativa della specie Homo sapiens. Esso è un comportamento estremamente diffuso tra gli animali, vertebrati e invertebrati, terrestri, marini e dulciacquicoli, anche se non è sempre molto evidente. Il periodo degli amori è caratterizzato in tutte le specie da una frenesia irresistibile: gli animali sono presi da un gran desiderio di mettersi in mostra, esibire alcune qualità, che ovviamente variano da specie a specie, ricorrendo a danze, parate, richiami. Il più noto rituale di corteggiamento è quello mostrato dai cavallucci marini (Hippocampus sp.). Essi si esibiscono in una danza, che noi umani definiremmo romantica, anche per otto ore di seguito. Intrecciano le code, avvicinano i musi (come se si stessero baciando!), si allontanano, nuotano in cerchio e si riavvicinano per riprendere le loro effusioni. Lentamente, il colore del loro corpo cambia, diventando più intenso. Questo è il segnale che gli individui sono pronti per l’accoppiamento. Pertanto, essi avvicinano le loro parti ventrali e la femmina, attraverso una piccola apertura, inserisce prontamente il proprio ovopositore in una tasca incubatrice situata sul basso ventre del maschio e in pochi secondi vi trasferisce tutte le uova. Da quel momento in poi, il maschio si occupa di tutto: feconda le uova, nutre e custodisce gli em¬brioni, proteggendoli e mantenendoli ben ossigenati, e infine, li partorisce. Altro rituale tipico, ma meno romantico, è quello dello spinarello (Gasterosteus aculeatus), pesce generalmente fluviale ma che vive anche nei mari a bassa salinità, come il Mar Baltico e il Mar Nero. Effettua migrazioni anadrome, cioè migra dal mare verso le acque interne, dolci, per riprodursi. Il maschio, che nel periodo degli amori ha una livrea con ventre e gola colorati di un rosso acceso, prepara un nido sul fondo con erbe acquatiche; quindi, invita la femmina ad entrarvi eseguendo una tipica danza a zig-zag, in tre tempi: si dirige verso la femmina; poi si ferma; poi si dirige verso il nido e introduce ripetutamente il capo nella sua apertura. La femmina di passaggio, attratta dai colori sgargianti del maschio e da esso guidata verso il nido, vi entra e, stimolata, depone le uova. A questo punto, il futuro padre non ha più un comportamento galante: scaccia la femmina e feconda le uova; quindi, monta la guardia al nido fino alla loro schiusa, per un periodo di circa due settimane. Ma, fino a quando gli avannotti non sono pronti a uscire, va alla ricerca di nuove partner. I comportamenti riproduttivi di questa specie non sono “eticamente” corretti, diremmo noi umani, poiché i maschi tentano di fecondare le uova deposte nel nido realizzato da altri e, a tal scopo, vanno incontro a una sorta di metamorfosi grazie alla quale il colore della loro livrea cambia ed essi finiscono per rassomigliare alle femmine! Anche il rituale di corteggiamento dei pinguini Papua o di Gentoo Femmina di Edriolychnus schmidti con due maschi parassiti. Accanto, cavallucci marini (Hippocampus sp.) (Pygoscelis papua), è tenero e romantico, dal nostro punto di vista. Questa specie vive in numerose colonie sulle coste della Georgia del Sud, delle isole Falkland, delle isole Sandwich Australi e di altri piccoli isolotti in prossimità dell’Antartide, ed è una specie monogama, cioè forma coppie stabili per tutta la vita. Il corteggiamento, studiato nei minimi particolari anche nell’Acquario di Genova, inizia quasi contemporaneamente alla costruzione del nido. I maschi depongono ai piedi della femmina prescelta un dono “nuziale”, un semplice sassolino; segue, quindi, una vera e propria “danza” fatta di inchini e movimenti del collo in avanti fino a quando i due innamorati non arrivano a sfiorarsi reciprocamente il becco. Anche la preparazione del nido segue un cerimoniale preciso. La coppia sceglie la zona che ritiene più idonea, la femmina la presidia mentre il maschio sceglie i ciottoli che reputa più adatti, li afferra con il becco e li depone nella zona facendo una sorta di inchino alla femmina, che si inchina a sua volta. E veniamo ora ai mammiferi marini, decisamente a noi umani molto più vicini, anche per le manifestazioni che caratterizzano il corteggiamento! I delfini dalla pinna gibbosa (Sousa sahulensis), presenti soprattutto nei mari dell’Oceania, ricorrono a regali e serenate. I ricercatori della University of Western Australia, dopo aver osservato per dieci anni gli individui di questa specie, sono giunti alla conclusione che i maschi offrono alle femmine per conquistarle spugne marine da loro raccolte. Le spugne non vengono solo raccolte ed esibite, ma anche lanciate con il muso verso le femmine, per attirare la loro attenzione. Ma non finisce qui. La consegna del “pegno d’amore” è accompagnata da serenate, descritte dai ricercatori simili a suoni di trombetta. Del tutto assenti sono i rituali di corteggiamento a profondità superiori ai 1000 m. In un ambiente dominato dall’oscurità assoluta, le danze e i colori vivaci delle livree non hanno senso. In alcune specie i partner si “trovano” grazie alla luce emessa dai fotofori, organi capaci di produrre luce dando luogo al fenomeno della bioluminescenza. Ma, addirittura, nella specie ittica Edriolychnus schmidti il maschio, molto più piccolo della femmina, vive da parassita sul suo corpo e si è trasformato a tal punto che tutti i suoi organi sono degenerati ed esso è quasi divenuto un semplice organo maschile riproduttivo. Noi umani diremmo: “Ora che ti ho trovato, non ti mollo più!”. Ester Cecere Primo ricercatore Cnr Taranto
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