Dopo il boom, il rischio tracollo. Da delizia a croce. Su un comparto economico importante come quello dell’edilizia l’effetto Superbonus 110% si fa sentire, anche nel Tarantino - e non è una buona notizia. A pesare in particolare sono i crediti fiscali oggi incagliati. E il governo nell'ultimo consiglio dei ministri del 16 febbraio ha disposto non solo lo stop al possibile acquisto da parte di regioni ed enti locali, ma fermato del tutto il sistema proprio della cessione dei crediti, e dello sconto in fattura. L’allarme delle imprese locali «Condividiamo lo sconcerto e le forti preoccupazioni espresse dal presidente di Ance (gli edili di Confindustria) nazionale sul possibile alt del Governo all’intervento di Regioni ed enti locali per l’acquisito dei crediti bloccati delle imprese che hanno effettuato interventi su bonus edilizi. Senza soluzioni alternative, neanche quella proposta tempo fa da Ance ed Abi, l’associazione bancaria italiana, si rischia anche nel nostro territorio il fallimento di molte aziende e forti tensioni tra i cittadini». Lo dice chiaramente Fabio De Bartolomeo, presidente Ance Taranto: la situazione è grave. Continua De Bartolomeo: «Non è questo il modo di affrontare una questione che da molti mesi attende invano una soluzione definitiva e strutturale. Ci auguriamo che questo ennesimo allarme possa rientrare e si possa finalmente offrire alle imprese in difficoltà finanziaria una via d’uscita per evitare chiusure e fallimenti». De Bartolomeo richiama esplicitamente le parole del presidente nazionale dell’Ance, Federica Brancaccio: «Se il Governo blocca l’acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici, che si stanno facendo carico di risolvere un’emergenza sociale ed economica sottovalutata dalle amministrazioni centrali, senza aver individuato ancora una soluzione strutturale, migliaia di imprese rimarranno definitivamente senza liquidità e i cantieri si fermeranno del tutto con gravi conseguenze per la famiglie ». Ancora Brancaccio: «E’ da ottobre che aspettiamo di capire come si pensa di risolvere una situazione che è diventata drammatica: non ci rendiamo conto delle conseguenze devastanti sul piano economico sociale di una decisione del genere. Senza un segnale immediato da parte del Governo su una soluzione concreta e strutturale per sbloccare i crediti rischiamo una reazione dura da parte di cittadini e imprese disperati ». Ma anche Ance Puglia non nasconde la sua forte preoccupazione: per il presidente Nicola Bonerba «il rischio è di vanificare il lavoro fatto finora e la straordinaria intesa trovata in termini di propositività, studi e meccanismi con Regione Puglia e con i vertici delle banche regionali. Al di là delle diverse proposte, una legge regionale per risolvere in modo strutturale il problema dei crediti fiscali incagliati derivanti dai bonus edilizi era pressoché pronta. Se il Governo, senza individuare un’altra soluzione strutturale – aggiunge Bonerba - bloccasse l’acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici, centinaia di imprese pugliesi rimarrebbero senza liquidità e i cantieri si bloccherebbero del tutto, con gravi conseguenze per migliaia di lavoratori e le loro famiglie». I dati sull’incentivo Secondo i dati MITE – Enea, al 31 gennaio 2023 il Superbonus 110% ha reso possibile finora in Puglia 22.467 interventi volti all’efficientamento energetico. Significativo che di questi solo 1.939 hanno riguardato i condomini, meno del 9% del numero complessivo. L’investimento totale ammesso a detrazione è di 3,595 miliardi di euro. Prospettive negative «Il settore delle costruzioni sta attraversando un periodo di difficile transizione, dopo la ripresa favorita soprattutto dall’introduzione dei bonus fiscali» spiega il data analyst Davide Stasi, che fornisce un quadro aggiornato del comparto. «In Puglia, nel mese di gennaio, sono state aperte 140 ditte ma ne sono state chiuse ben 472. Il saldo, dunque, nel primo mese di quest’anno, è negativo per 332 attività in meno. Il Bonus facciate prima e il Superbonus poi – ricorda Stasi – avevano incentivato gli interventi di manutenzione e di riqualificazione energetica degli immobili, incrementando, a partire dal 2020, il numero di nuove imprese edili. Ma i successivi decreti hanno invertito il trend di crescita. In particolare, il decreto-legge numero 157 dell’11 novembre 2021, contenente le cosiddette misure urgenti per il contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche rappresenta un vero e proprio spartiacque. Da allora la circolazione dei crediti ha subìto una brusca frenata. I lavori di ristrutturazione e riqualificazione procedono così a macchia di leopardo e sempre più a rilento. In alcune zone sono ormai proprio fermi. Le continue modifiche hanno scoraggiato e demotivato gli imprenditori edili ». In provincia di Bari si sono perse 212 imprese edili (come saldo tra le 42 aperture e le 254 chiusure); in quella di Brindisi -21 (come saldo tra le 16 aperture e le 37 chiusure); in quella di Foggia -32 (come saldo tra le 14 aperture e le 46 chiusure); in quella di Lecce -45 (come saldo tra le 44 aperture e le 89 chiusure); in quella di Taranto -22 (come saldo tra le 24 aperture e le 46 chiusure). «Se leggiamo i dati in controluce – dice Stasi – è evidente che non si riesce ad applicare più l’agevolazione fiscale. Nel mese di gennaio, infatti, gli investimenti ammontano a circa 2,7 miliardi di euro. Il dato più basso degli ultimi mesi. Nel corso del 2022, sono stati realizzati lavori per 46,3 miliardi di investimenti, per una media mensile di circa 3,9 miliardi di euro. La frenata non arriva inattesa, ma è l’effetto del cambio di regole». In una interrogazione parlamentare firmata da Antonio Misiani e Anna Rossomando del Pd si paventa il rischio che a livello nazionale più di 25.000 imprese possano chiudere i battenti, con 130.000 posti di lavoro a rischio. Il M5s: «Serve chiarezza» Tra le forze politiche, paladino del “110%” è il Movimento Cinquestelle. E ora consiglieri regionali Marco Galante, Cristian Casili e Grazia di Bari chiedono «chiarezza». «Parliamo di una misura che interessa migliaia di imprese, per questo auspichiamo che non sia confermato quanto abbiamo letto sui giornali in merito alla volontà del Governo di bloccare l’acquisto da parte delle Regioni dei crediti d’imposta legati al Superbonus e ai bonus edilizi. Abbiamo avviato da tempo una interlocuzione con l’assessorato al Bilancio sulla possibilità di acquisto da parte della Regione dei crediti di imposta del superbonus incagliati, compensandoli con gli oneri fiscali nei confronti dello Stato. Lo abbiamo fatto con spirito di collaborazione proprio perché consapevoli della portata dell’intervento e della necessità di un coordinamento anche con il Governo nazionale». «Ora che stavamo lavorando per cercare di trovare una soluzione per sostenere migliaia di imprese in crisi di liquidità il Governo nazionale, contraddicendo anche le sue posizioni sul ruolo di primo piano che dovrebbero assumere le Regioni grazie all’autonomia differenziata, inspiegabilmente sembrerebbe intenzionato a bloccare un’operazione importante con la quale le Regioni tentano di rispondere alla richiesta di aiuto di imprese e cittadini» dicono Galante, Casili e di Bari. La decisione del governo Divieto di acquisto dei crediti di imposta relativi agli incentivi fiscali per gli enti territoriali. A partire da quelli per il Superbonus. Era il timore dell'Ance e delle altre associazioni di impresa e il Cdm ha approvato il relativo provvedimento. "Abbiamo deciso di porre divieto alle amministrazioni locali e regioni di procedere a questi sconti - ha spiegato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti- perché avrebbero un impatto diretto sul debito pubblico, nonché, soltanto per i futuri progetti presentati da domani, la possibilità di accedere a credito d'imposta lo sconto mentre rimarranno pienamente in vigore tutte le forme di bonus però solo nella forma di detrazione d'imposta".
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