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Il Mezzogiorno che vogliamo

Apertura del ponte girevole

Apertura del ponte girevole - archivio

Se il Mezzogiorno protagonista era una esigenza, oggi è diventata una necessità. Se l’Europa politica unita era una richiesta, oggi è un obbligo ed una convenienza. Se la globalizzazione consentiva scelte nazionali, la sua trasformazione ed il suo declino spingono ad alleanze di blocco. Un nuovo ordine mondiale si va delineando, ed i suoi protagonisti non ne sono ancora interamente consapevoli. Il protagonismo del Mezzogiorno è reso più urgente e necessario dalla crisi che stiamo attraversando, che parte dalla constatazione del fallimento del Regionalismo a 20. Ma questo non comporta il fallimento della scelta regionalista affermata dalla Costituzione. Si è consumato, nella esperienza ultra cinquantennale, un modello organizzativo e strutturale definito in una fase profondamente diversa e non accompagnato, nel corso degli anni da una consapevole ed adeguata azione di riforma. L’anima della Regione è venuta meno perché le sue dimensioni, funzioni, obiettivi, sono al di sotto dei problemi e delle opportunità di sua competenza. Il Regionalismo a 20 è finito, non per la richiesta delle autonomie differenziate di alcune regioni del Nord, ma perché non risponde più alle esigenze del Paese e delle sue trasformazioni; presentando una realtà frantumata, costosa, inefficiente ed impotente. Ma non è finita l’esigenza costituzionale della struttura regionalista dello Stato italiano, soprattutto nella fase di riforma e ristrutturazione di una UE, euro mediterranea, che si avvia ad essere nuova protagonista nello scenario mondiale. La ricomposizione dell’unità del Paese; la costruzione del nuovo sistema delle autonomie; la competitività e l’efficienza nel governo delle risorse umane e del territorio; la lotta alle diseguaglianze come priorità qualificante; tutto questo deve essere la materia di un movimento di popolo che sia protagonista della rinascita della Nazione nelle sue autonomie e nella sua identità: italiana, europea, mediterranea. Questo movimento deve nascere nella trasversalità delle convenienze politiche, nella diversità degli insediamenti territoriali e degli interessi; nella pluralità delle esperienze culturali e sociali. Deve nascere dando al risveglio in atto nella coscienza popolare del Mezzogiorno. Valori ed obiettivi, per i quali mobilitare energie e volontà del Mezzogiorno riformatore, stanno dando corpo a “Mezzogiorno Federato per l’Italia Mediterranea”, che sta crescendo con l’apporto decisivo di Cittadini Sudd, del Civismo politico del nord e del centro Italia, e delle innumerevoli associazioni che hanno aderito e stanno aderendo a questo incubatore del pensiero riformatore e sistemico dell’Italia Mediterranea. Ne discuteremo nel Consiglio Nazionale convocato a Roma il prossimo 11 febbraio.  
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