Ex Ilva, il presidio organizzato da Fiom, Uilm e Usb
Acciaierie d’Italia che annuncia, tramite l’amministratore delegato Lucia Morselli, il rifacimento del gigantesco Altoforno 5 è probabilmente la più importante tra le notizie rimbalzate dall’incontro sul Siderurgico tenutosi a Roma. La stessa Morselli ha chiarito che - anche se andasse in porto il processo di decarbonizzazione - l’area a caldo non chiuderà e che «è la più pulita d’Europa, forse del mondo». Facile prevedere che questa affermazione dell’ad susciterà polemiche. Le divisioni - Al Mimit, il Ministero delle Imprese e Made in Italy - quello che una volta era il Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico - il ministro Adolfo Urso ha fatto sedere allo stesso tavolo i sindacati (arrivati divisi, con Fiom, Uilm e Usb da una parte, Fim dall’altra), l’azienda, Confindustria, gli enti locali. L’impressione è che comunque anche questo vertice non sia stato risolutivo, e che molti nodi restino da sciogliere, in primis quello di una apertura all’accordo di programma che ha fatto esultare il sindaco e presidente della Provincia, Rinaldo Melucci, ma vede “freddi” i sindacati. La Fim per prima ha espresso le sue perplessità, fonti presenti all’incontro hanno parlato di scontro verbale tra lo stesso Melucci ed il leader Uilm, Rocco Palombella, su Afo/5. «Spiace registrare, a margine di questo tavolo, che ancora una parte del sindacato è ancorata a vecchie logiche rispetto alla definizione del percorso dello stabilimento siderurgico, ma la città ormai vuole andare in fretta avanti, vuole mettersi alle spalle una stagione di ingiurie e di attenzione verso la produzione. Bisogna fare in modo che il nuovo piano industriale stia ancorato alla valutazione del danno sanitario» ha detto quindi Melucci a conclusione del vertice. «Noi siamo fiduciosi, continuiamo a collaborare con questo governo e siamo convinti che l’accordo di programma che chiedevamo dal 2018 veramente possa essere la chiave di volta per il futuro di Taranto». «Un anno complicato» - «L’anno scorso è stato un anno complicato. L’impatto sul costo energia e anche sul reperimento delle materie prime è stato molto elevato, il risultato è stato una forte riduzione del margine di contribuzione. Il Cda ha però scelto di non penalizzare la produzione, cercare di mantenere due altoforni in produzione e un livello produttivo decoroso» ha chiarito Lucia Morselli, che ha aggiunto come «il rafforzamento patrimoniale di 750 milioni ci consente di accedere ai mercati delle materie prime e delle risorse finanziare con uno standing diverso, uno standing in linea con lo status di sito strategico nazionale. Grazie al Ministro Urso oggi arriviamo alla fine dell’uscita dalla condizione di fragilità». «Noi - ha spiegato Morselli - abbiamo un ciclo di cassa di sei mesi, prima di incassare passano sei mesi e noi dobbiamo solo pagare in quel mentre. Adesso possiamo accedere ai mercati finanziari, servirebbero due miliardi di circolante in un mondo ideale, ma possiamo farcela ». La manager di Acciaierie ha sottolineato che «i soci quest’anno hanno dato un obiettivo di 4 milioni di tonnellate nel 2023 e 5 nel 2024. Le ambizioni del management sono superiori, e dipenderà da quanto sapremo essere capaci di ottimizzare le risorse finanziarie» Gli investimenti in programma - C’è spazio per gli investimenti:«Uno degli investimenti che faremo e inizieremo quest’anno è il rifacimento di Altoforno 5. Perché rifarlo? Perché per arrivare alla conclusione del piano illustrato dal presidente Bernabè serve continuare a produrre e se Afo4 è a posto, appena rifatto, Afo2 è in condizioni più delicate. Un altro investimento è sulla centrale elettrica, che deve garantire molta energia». Ancora, «Anche su proposta nostra, i soci hanno concordato quattro investimenti in direzione territoriale, fuori dal sedime dell’acciaieria. Sono investimenti necessari, perché altrimenti siamo una cattedrale nel deserto e le cattedrali nel deserto muoiono», ancora parole di Morselli. «La prima operazione - ha annunciato la manager secondo quanto si apprende da fonti presenti all’incontro - è relativa a un rigassificatore, per il quale abbiamo iniziato a lavorare e siamo anzi già a un terzo dei lavori in collaborazione con operatori internazionali e con il Porto di Taranto. Per il prossimo anno termico contiamo quindi di avere accesso diretto ai produttori di gas». Il secondo investimento “è nell’economia circolare: con la loppa - ha aggiunto Morselli - che è un sottoprodotto di altoforno, pregiatissimo però per i cementifici. Quindi ci impegneremo per far ripartire il cementificio che abbiamo, collegato allo stabilimento, è un’opportunità visto il fabbisogno di cemento che potrà essere utile anche per la ricostruzione dell’Est». La terza operazione è «un accordo con Falck Renewables: noi - ha sottolineato Morselli - diamo loro l’acciaio e loro daranno a noi energia rinnovabile». Quarto investimento quello sull’acqua. «Ce ne serve molta - ha osservato l’amministratore delegato - e ci attrezzeremo per dissalare, risparmiando l’acqua dei fiumi della zona. Non sarà sulla terraferma ma off-shore, così sarà meno ambientalmente d’impatto». L’amministratore delegato ha anche detto che Acciaierie d’Italia sta «già usando plastica negli altiforni. Quindi siamo una sorta di termovalorizzatore per la regione Puglia». Per Urso «un buon inizio» - Al termine dell’incontro si è detto soddisfatto il ministro Urso, per il quale il vetice «può segnare un buon inizio perché questo tavolo che sarà permanente e continuativo accompagnerà il percorso di rilancio industriale e di riconversione ambientale di tutto il sito siderurgico con gli stabilimenti connessi anche presenti in altre regioni». Il tavolo ha aggiunto, avrà anche e non solo «la finalità di siglare poi un accordo di programma per la reindustrializzazione dell’area di Taranto, la portualità, la logistica, altri insediamenti industriali». «Molto bene la linea del dialogo in merito alla questione ex -Ilva che è stata sempre da noi auspicata. Il tavolo con il Ministro Urso segna un passo avanti nella direzione della reindustrializzazione green dell’area di Taranto, della portualità, della logistica e degli altri insediamenti industriali. Positiva anche la decisione del Ministro Urso di rendere permanente il tavolo con i sindacati, le associazioni di categoria e gli Enti locali, in modo tale da condividere un percorso che conduca al rilancio industriale ed alla riconversione ambientale del siderurgico» è il commento dei deputati Dario Iaia e Giovanni Maiorano e della senatrice Maria Nocco di Fratelli d’Italia. La posizione dei sindacati e lo sciopero - Il programma produttivo annunciato viene bollato come «insufficiente per dare il rilancio che ci aspettavamo» dal segretario nazionale della Fim Cisl Roberto Benaglia. Per Benaglia l’accordo di programma è «importante ma pericoloso, perchè a Piombino, Genova, Bagnoli ha voluto dire chiusura dell’area a caldo. Noi non chiuderemo l’area a caldo a Taranto: se questo è il programma di governo e amministratori locali non andremo avanti. Abbiamo anzi chiesto quando si riprende Afo 5 e notizie sugli investimenti per la produzione». Un ricompattamento con le altre sigle sembra possibile: «Valuteremo insieme agli altri sindacati quali iniziative attuare, rifletteremo su nuove manifestazioni. Non siamo soddisfatti, i soldi previsti nell’ultimo decreto vanno dati per la prodizioni, la ripresa ed il rilancio e la diminuzioni della cassa integrazione ». Il ministro avrebbe aperto a possibili modifiche al decreto. Parallelamente all’incontro è andato in scena il presidio organizzato da Fiom Cgil, Uilm e Usb, mentre a Taranto si conclude lo sciopero di 32 ore a cui la Fim Cisl non ha aderito. In una nota diffusa poco dopo le 13 del 19 gennaio Acciaierie d’Italia ha comunicato «nello Stabilimento di Taranto non si sono verificate fermate degli impianti produttivi a seguito dello sciopero in atto. Nel turno della notte, iniziato alle ore 23 di ieri, l’adesione è stata del 2%. Nel turno in corso, iniziato alle ore 7 di oggi, l’adesione allo sciopero è stata del 9%».
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