Cerca

Cerca

​Mala tarantina, tornano i vecchi boss​

Tornano i vecchi boss. è questo il segnale più preoccupante che si coglie nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa alle attività del secondo semestre 2017. La relazione - presentata venerdì 20 luglio dalla dottoressa Carla Durante nella sede della Dia di Lecce - traccia un quadro generale dei gruppi e delle attività criminali esercitate sul territorio della città e della provincia.

«Per quanto non si colgano, in provincia di Taranto, segnali di cambiamento negli assetti della geografia criminale e pur risentendo dell’azione di contrasto degli ultimi anni - è scritto nella relazione - i Sodalizi riescono a mantenere margini di operatività in svariati settori illeciti. Per la città di Taranto, ciò è dovuto anche al ritorno in libertà di esponenti storici delle consorterie mafiose, autori, soprattutto negli anni novanta, delle pagine più cruente della storia criminale della città e ritenuti, ancora oggi, in grado di aggregare le nuove leve. Sul piano generale, il fenomeno criminale organizzato tarantino si presenta tuttavia frammentato in una pluralità di consorterie che, in assenza di un vertice unitario, agiscono nei diversi quartieri, proiettandosi anche nelle contigue aree provinciali, dove operano in sinergia operatività con i gruppi locali. Ciascun gruppo opera in piena autonomia decisionale, cosa che è foriera, talvolta, di attriti fra consorterie che sfociano anche in scontri armati».

Ma quali sono i campi nei quali la criminalità organizzata si muove? «Il narcotraffico, in particolare, continua a rappresentare la principale fonte di sostentamento. Riprova ne sono i continui sequestri di droga operati dalle Forze di polizia, come molteplici sono stati i sequestri di armi eseguiti in tutto il circondario jonico. Il capoluogo jonico risulta diviso in “zone”, tendenzialmente coincidenti con i rioni o i quartieri - Città Vecchia, Borgo, Talsano, Tramontone, San Vito, Tamburi, Paolo VI e Salinella - all’interno dei quali i gruppi criminali, benché ripetutamente disarticolati dalle incisive azioni di contrasto dello Stato, sono riusciti a ricompattarsi e a delinquere in autonomia.

Uno dei sodalizi più solidi, nell’eterogeneo panorama criminale - scrive sempre la Dia - è quello dei D’Oronzo-De Vitis, a cui si affiancano i Cesario, nonché ulteriori gruppi criminali che tenderebbero ad imporsi su sempre maggiori porzioni di territorio cittadino e in differenti ambiti criminali: lo spaccio degli stupefacenti, il racket estorsivo, la gestione delle attività del mercato ittico e il gioco d’azzardo on line». E in provincia? Le consrterie, sia sul versante occidentale che su quello orientale sono «forti dei qualificati contatti intessuti negli anni con le cosche calabresi, utilizzate per l’approvvigionamento di stupefacenti». A Massafra, ad esempio, l’inchiesta “Lampo”, ha confermato «la persistente operatività di un soggetto storicamente inserito nella criminalità organizzata tarantina, già condannato con sentenze definitive per associazione di tipo mafioso, risultato in collegamento, sin dai primi anni ’90, con un elemento di vertice della cosca Bellocco di Rosarno».

«Nel territorio di Manduria, invece, l’attuale operatività della frangia tarantina della Sacra Corona Unita è stata al centro delle indagini confluite nell’operazione “Impresa” che, nel mese di luglio, ha colpito un’organizzazione, operante nel tarantino e nel brindisino, composta da tre articolazioni criminali attive nei comuni di San Giorgio Jonico, Manduria e Sava. L’organizzazione era in grado di relazionarsi con le istituzioni locali e di infiltrarsi nel tessuto economico-imprenditoriale», come ha dimostrato il coinvolgimento di esponenti politici di Avetrana, Erchie e Manduria.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori