BARI - Indagati anche due ginosini e una donna originaria di Pulsano e residente nel Barese nell’inchiesta che ha fatto scattare 19 arresti per associazione mafiosa, estorsione, associazione delinquere finalizzata allo spaccio di droga e associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Nei guai un trentottenne e un trentunenne di Ginosa e una sessantaquattrenne originaria di Pulsano. All’alba di ieri, nelle provincie di Bari, Palermo e Taranto, notificati provvedimenti restrittivi a 19 persone (17 in carcere e 2 agli arresti domiciliari), emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. In particolare, l’esecuzione dell’ordinanza nei confronti di 15 persone indagate dai carabinieri del Comando provinciale di Bari e di altre quattro indagate congiuntamente dagli agenti della Polizia di Stato di Bari e dai militari del Nucleo di Polizia EconomicoFinanziaria della Guardia di Finanza di Bari costituisce l’epilogo di una attività di indagine, articolata in due filoni investigativi legati fra loro. Il primo, della Compagnia Carabinieri di Triggiano, ha riguardato, tra l’altro, un’associazione di tipo mafioso che operava sul territorio di Valenzano propaggine del noto e storico clan Parisi. Il secondo della Polizia di Stato (Squadra Mobile e Digos) e al Nucleo P.E.F./G.I.C.O di Bari ha fatto emergere un episodio di scambio elettorale politico-mafioso e individuare un gruppo resosi responsabile di corruzione elettorale. Con riferimento al primo filone investigativo, oltre cento carabinieri del Comando provinciale di Bari hanno dato esecuzione, a Bari, Cassano delle Murge, Valenzano, Ginosa e Palermo, a misure cautelari nei confronti di 15 persone indagate, a vario titolo, per le ipotesi di reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso in minacce, porto e detenzione di armi da sparo, estorsione, usura, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Secondo l’imposta zione accusatoria accolta dal gip, dieci degli indagati farebbero parte di un’associazione a delinquere di tipo mafioso che operava a Valenzano che, anche con l’uso della violenza e delle armi, avrebbero imposto la loro volontà nel commettere i reati di estorsione, usura, spaccio di sostanze stupefacenti. I provvedimenti cautelari dopo una indagine avviata nel settembre del 2017 su delega della Direzione Distrettuale Antimafia alla Sezione operativa dalla Compagnia Carabinieri di Triggiano, allo scopo di svelare i collegamenti esistenti tra un noto pregiudicato ed il clan Parisi. I gravi indizi di colpevolezza raccolti hanno consentito di individuare di attribuire allo stesso pregiudicato il ruolo di promotore di un progetto criminale, i cui sodali sono stati identificati in sette fedelissimi nonché nei suoi genitori, la cui madre, in particolare, è sorella di un boss ucciso in un agguato di mafia nel 2009. Le investigazioni sono durate due anni. Sono stati scoperti cinque episodi estorsivi, sei episodi di usura, un episodio di reimpiego di denaro proveniente da attività illecita e svariati episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, nel contrasto ai quali sono state arrestate nella flagranza del reato dieci persone. È da sottolineare come il capo ed i suoi fedelissimi non avessero nessuna remora nell’utilizzare armi, violenza fisica o minacciare le loro vittime come testimonia, tra gli altri, l’episodio in cui si rivolgono ad una vittima di usura con la frase “….ti devo sparare…. ti devo scaricare un caricatore addosso… a me non piacciono queste cose….però se mi costringi lo faccio”. Tra gli ingenti sequestri effettuati, spiccano, oltre ad armi e munizioni, gli oltre 32 chili di sostanza stupefacente. In relazione al secondo filone investigativo, invece, agenti Polizia di Stato (Squadra Mobile e Digos) e militari del Nucleo P.E.F./ G.I.C.O di Bari hanno dato esecuzione, a Casamassima, Palo del Colle e Valenzano, a misure cautelari nei confronti di altre quattro persone indagate, a vario titolo, per le ipotesi di reato di scambio elettorale politico-mafioso e associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Nello specifico, dalle indagini svolte dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Bari con intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche, nonché servizi di appostamento e pedinamento, è emerso, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip presso il Tribunale di Bari, in occasione delle elezioni del maggio 2019 per il Comune di Bari, un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Grazie all’attività investigativa scoperta una organizzazione che reclutava elettori con successiva acquisizione dei loro voti, mediante (prevalentemente) la corresponsione di somme di denaro (25 o 50 euro per ogni singolo voto) in favore di una candidata, in una lista civica, alla carica di consigliere comunale, risultata poi eletta.
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